La svolta "autoritaria" di Grillo?

par Camillo Pignata
giovedì 5 giugno 2014

La logica che sta dietro l'operazione alleanza con Farage o con i Verdi, è evidente: aumentare la forza d'urto contro la burocrazia UE, il potere della finanza, l'egemonia tedesca e avere la possibilità di recitare un ruolo nel Parlamento europeo. Ma il perseguimento di questi obiettivi mette in discussione la natura antisistemica e i principi di fondo del movimento: niente alleanze, la trasparenza, il superamento ideologico di destra e sinistra.

Questi problemi, e tutto ciò che comporta l’ingresso nel Parlamento europeo, erano ben noti ai vertici del M5S e non dovevano essere celati alla rete che, ben prima delle elezioni, doveva essere chiamata a decidere se la lotta allo strapotere della finanza giustificava la rinuncia ai principi di fondo del movimento e il sacrificio della sua natura antisistemica. Ma ciò non è stato, la rete non è stata informata, la rete non ha deciso.

E questo è un primo errore.

Farage sì, Farage no, Verdi sì, Verdi no. Il problema per il M5S non è la scelta dell’alleato ma decidere se confermare o rinnegare il principio “niente alleanza” , che è la pietra d’angolo su cui si regge l’impalcatura politica del movimento. 

“Niente alleanza” è una regola che non ammette eccezioni giacchè determina un rapporto equidistante del movimento rispetto a tutte le altre forze politiche. Viceversa l’alleanza scardina l'equidistanza, favorisce l’alleato prescelto a danno dell’escluso e così connota il movimento di colore politico, di destra o di sinistra a seconda della natura politica dell'alleato.

E tutto ciò intacca la natura antisistemica, del movimento.

Ma la scelta degli alleati è successiva e conseguente alla collocazione del movimento nel sistema e alla individuazione dei criteri di scelta degli alleati. Prima si stabilisce se stare nel sistema o fuori del sistema e poi si scelgono gli alleati perché se la scelta è antistemica il problema degli alleati non si pone.

E invece Grillo chiede subito alla rete con chi allearsi. E questo, è un secondo errore.

Ma al metodo segue la sostanza. Quando Grillo invita la rete a scegliere l’alleato dà per scontate decisioni che la rete non ha ancora assunto sul rispetto o la violazione della regola ”niente alleanze” e sui criteri di formazione delle alleanze. Si determina cosi una sotituzione della volontà del leader a quella della rete. Insomma un esproprio della sovranità degli iscritti e dei simpatizzanti, una limitazione delle loro prerogative decisionali.

E questo è un terzo errore.

In conclusione la rete: doveva essere informata sulle implicazioni e problematiche conseguenti all’ingresso del movimento nel Parlamento europeo, e non è stata informata; doveva decidere sul rispetto dei principi di fondo del movimento e sulla sua collocazione fuori o dentro il sistema, sui criteri di scelta degli alleati, e non ha deciso.

A questo punto che Farage, sia di destra, di sinistra o di centro non ha importanza. Importa invece che Grillo ha limitato il potere decisorio della rete e questo, prima che essere di destra o di sinistra, è antidemocratico. 

 

Foto: nerovivo/Flickr


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