La strategia comunicativa di Berlusconi

par Aldo Giannuli
venerdì 8 febbraio 2013

 

Berlusconi è un grande! Detesto dirlo, mi brucia lo stomaco e mi fanno male le dita mentre batto sulla tastiera che preferirei ingoiare, piuttosto che ammettere una cosa del genere, ma sono costretto a dichiararmi sconfitto ed ammettere che l’orrendo Cavaliere è un genio della comunicazione e tutti gli altri (Bersani, Monti ecc.), messi uno in collo all’altro, non gli arrivano al ginocchio. Semplicemente, nessuno ha capito la sua strategia comunicativa e tutti la assecondano. Partiamo chiedendoci cosa vuol fare Berlusconi: il sogno proibito sarebbe vincere alla Camera (dopo di che lo vedremmo con ogni probabilità al Quirinale, con Monti a Palazzo Chigi), ma, nonostante tutto, credo che anche lui non ritenga la cosa probabile. Più concretamente, punta a rendere ingovernabile il Senato, impedendo la maggioranza Pd-Sel e rendendo Monti non determinante.

A quel punto, come abbiamo detto in altro articolo, potrebbe imporre l’alternativa: unità nazionale Pd-Pdl o nuove elezioni (che lo vedrebbero in ottima posizione). Il risultato minimo è quello di impedire che Monti lo sostituisca alla guida della destra e dimostrare che è ancora lui uno dei protagonisti del sistema. E mi pare che, almeno questo risultato lo ha già raggiunto facendo un miracolo rispetto alle condizioni di partenza.

Per ottenere almeno il risultato intermedio lui ha scelto (giustamente) di non disperdersi, ma di concentrarsi sull’“elettorato di faglia”: quegli elettori di destra che lo hanno abbandonato fra il 2011 ed il 2012, rifugiandosi nell’astensione e che oggi non sanno se astenersi ancora, votare Monti o tornare all’ovile del Cavaliere. Realisticamente si tratta di una fascia di elettorato valutabile fra il 22 ed il 25% (basta calcolare i voti persi da Pdl e Lega in questi due anni). Se riesce a portarsi a casa un po’ più della metà di questa fetta, raggiunge il risultato massimo, mentre, per il risultato medio gli basta riprendersi un terzo, purché opportunamente concentrato nelle regioni in bilico. Ed una parte di questo 7-8%, stando ai sondaggi, lo ha già ripreso. Quindi, ricordiamoci sempre che non sta parlando all’intero elettorato, ma a quella determinata fascia, che deve convincere, in primo luogo, che non è vero che siamo alla fine del ciclo berlusconiano, ma che lui è sempre in piedi ed è sempre il mattatore.

Poi deve persuadere quegli elettori che solo lui è l’alternativa alla sinistra ed all’orrendo governo delle tasse presieduto da Monti, facendo dimenticate i suoi peccatucci più recenti (bunga bunga, sottovalutazione della crisi, ossessione giudiziaria, leggi ad personam…). Quindi, deve azzerare la propaganda avversaria attirando gli altri sul suo terreno

La base della sua strategia comunicativa è tenere banco, costringendo tutti gli altri a ballare al ritmo della sua musica, con il risultato di assicurare i suoi e gli incerti sul fatto che è tornato protagonista. Gran colpo quello della serata da Santoro, ma “buona” anche l’uscita su Mussolini: che Berlusconi sia davvero un nostalgico o voglia solo sembrar tale non ha alcuna importanza e non rileva neppure la piccolissima frazione di elettori fascisti che possono essere stati conquistati da questa sua esternazione. Dal punto di vista elettorale quella uscita non sposta 1 elettore su mille né da una parte né dall’altra: chi pensa che il fascismo abbia fatto cose buone già votava per lui e chi pensa che sia stato un regime infame non voterebbe mai per lui. Quanto agli indifferenti, continuano a restare tali.

Dunque, nessuno si sposta. Il fine è un altro: tenere l’apertura di giornali e telegiornali per qualche giorno e l’operazione è riuscita pienamente, grazie all’imbecillità di tutti quelli che, anziché far cadere nel vuoto quella boutade, si sono precipitati a condannare, indignarsi, stracciarsi le vesti: tutta pubblicità per il Cavaliere.

All’“elettorato di faglia” che vuol conquistare, il giudizio storico sul fascismo interessa quanto una rassegna sulla cultura swahili. A questi lui deve far sapere in primo luogo che è tornato competitivo e poi toccare un tasto ben più sensibile: la tasca.

Ed ecco la proposta sull’Imu: dal punto di vista comunicativo è semplicemente un colpo di genio l’immagine del contribuente che va alla posta e riceve i soldi versati. Semplice, diretto, efficace. “Ma si tratta della solita proposta da imbonitore da fiera, i soldi non ci sono, il giorno dopo lo spread schizzerebbe ad 800…”: tutti argomenti di nessuna efficacia. Il ragionier Monti lo sfida ad un confronto televisivo: figuriamoci, il Cavaliere ne farebbe un boccone e ci berrebbe su una tisana!

Certo, sappiamo che la storia dell’accordo con la Svizzera, per coprire le spese di rimborso dell’Imu, non è una cosa seria e vale esattamente quanto la proposta di Ingroia di trovare i soldi (sempre per abolire l’Imu) con il sequestro dei beni di mafia: sciocchezze aleatorie in tutti due i casi. Ma ragioniamoci su: è davvero impossibile? Mica vero: se abolisco l’Imu ed addirittura la rimborso, ma dopo alzo le accise sulla benzina, mi invento un’altra tassa su quel che vi pare, taglio i fondi agli enti locali scaricando su di loro l’imposizione di nuove tasse, taglio i fondi alla sanità o alla scuola ecc ecc posso benissimo rimborsare l’Imu e metterci sopra pure gli interessi. Tanto poi mi riprendo tutto.

Il punto chiave non è se l’entrata per lo Stato si chiama Imu o Cik e Ciak, ma quale deve essere il gettito complessivo e da dove lo prendiamo, quindi la strategia fiscale complessiva. Lui aggira questo ostacolo (anche perché, figuriamoci se pensa ad una tassazione fortemente progressiva sul reddito!) abbagliando con una “proposta ad effetto”, rispetto alla quale, mettersi a fare i conti sul come e perché non si può, serve come un pigiama ad un cammello. Di fronte ad un attacco mediatico del genere, mettersi a fare l’amministratore di condominio che spiega perché per quella riparazione abbiamo speso il doppio di due anni fa, è come mandare i lancieri di Montebello contro i tanks.

Inoltre, Berlusconi ottiene così di far dimenticare di aver votato anche lui l’Imu, scaricando tutta l’impopolarità di questa che è stata una delle misure più odiose ed antisociali del governo Monti, su centristi e Pd che, così, dimostrano di voler continuare imperterriti su quella linea. Li ha tirati in una trappola e loro ci sono caduti. A nessuno è venuto in mente di controproporre misure altrettanto comprensibili, che spostino una parte del carico fiscale sui ceti più abbienti. Monti non lo fa perché è un classico “sicario della finanza”; Bersani perché è succubo dei mercati; Vendola ed Ingroia perché non distinguono fra un bond ed un asso di coppe.

Giustamente il Cavaliere ne fa strame: questi hanno poche idee, ben confuse e la comunicativa di una triglia bollita. Ma, mi direte voi, è facile fare certe sparate, perché lui è un truffatore. D’accordo: è un truffatore e allora? Vi sembra più onesto Monti, che ora dice di non sapere niente del redditometro e dell’Imu decisioni del governo precedente e che promette - anche lui - riduzioni di tasse? O vi sembra meno imbroglione Bersani, che accenna a misteriosi correttivi per lo sviluppo e l’equità sociale che sono solo fumo? E Ingroia che si inventa la storia dei patrimoni di Mafia e parla di una patrimoniale che neanche lui sa cosa sia, vi sembra meno populista? Di Grillo non dico perché tanto ne spara tre al giorno e senza preoccuparsi della coerenza fra quella delle dieci del mattino e quella delle sei della sera.

Direi che, in vario grado, ci provano tutti a fare gli imbonitori da fiera, solo che il Cavaliere è molto più bravo degli altri (a parte il solo Grillo che gli sta dietro abbastanza bene). Nonostante tutto non credo che Berlusconi vincerà alla Camera, anche perché mancano meno di tre settimane al voto e lui è ancora sotto di almeno 5-6 punti. Ma, se ci fosse un altro mese di campagna elettorale, non scommetterei un centesimo sulla vittoria di Bersani.

 


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