La strage infinita delle morti bianche

par David Incamicia
sabato 23 luglio 2011

Trecentoquarantacinque. Sono i caduti dall'inizio dell'anno nella "guerra non dichiarata" dal lavoro insicuro, il più delle volte tinto di nero, ai derelitti del nostro tempo. Tinto di nero ma anche di rosso, come il sangue che continua ad essere versato con cadenza quasi quotidiana per strada, nei campi, nei cantieri. Nero e rosso che mescolandosi generano una tonalità subdolamente candida, "bianca" come la scia di morte e disperazione che lascia dietro di sè questa strage infinita.

Solo giovedì la contabilità si è "arricchita" di cinque nuove vittime e l'Osservatorio indipendente di Bologna sulle morti bianche è già lì ad aggiornare il triste bilancio. Di nuovo pronta a correggere le macabre cifre che quasi arrivano a raddoppiarsi se si prendono in considerazione pure i lavoratori deceduti per incidenti stradali nel percorso tra casa (ammesso che tutti loro l'avessero davvero una casa) e luogo di lavoro: seicentocinquanta diviene così il dato reale.
Un settore molto colpito dalle "morti bianche" è quello dell'edilizia con 98 morti (per la maggior parte giovani meridionali e stranieri), pari al 28,4% sul totale. L'agricoltura, invece, registra il 28,6% con 99 decessi, soprattutto contadini in età avanzata schiacciati da trattori senza protezione che si ribaltano travolgendoli. Già 59, da inizio anno, sono gli incidenti di questo tipo. L'industria, infine, ha finora registrato 34 morti con una percentuale del 10,8% sul totale, mentre l'autotrasporto conta 29 vittime con il 9,3%. Gli stranieri sono quelli che hanno pagato e pagano un notevole tributo alla morte famelica: 41 unità nell'anno in corso, pari all'11,8% sul totale.

La regione in testa a questa drammatica classifica è la Lombardia con 41 vittime, seguita da Sicilia, Veneto ed Emilia Romagna con 26 a testa. A dimostrazione del fatto che non c'è differenza fra aree evolute e degradate quando si tratta di sacrificare la sicurezza e la prevenzione in nome del profitto e del mito della produttività. Moltissime morti, si legge sul sito dell'Osservatorio di Bologna, sono dovute alle condizioni climatiche, soprattutto per le categorie che svolgono i lavori all'aperto quali l'edilizia, l'agricoltura, la manutenzione stradale e l'autotrasporto, e ciò conferma che la situazione è ancora più drammatica di ogni previsione. Si può consultare, in proposito, il Meteo della prevenzione e sicurezza sul lavoro.

Ai morti vanno poi aggiunti moltissimi feriti, alcuni dei quali gravemente, che - come riferisce sempre l'Osservatorio - sono costretti a non lavorare a causa delle lesioni riportate e non di rado senza nemmeno poter fruire delle tutele previste dalle leggi. Una cifra esatta, in questo caso, non esiste. È del tutto ovvio, comunque, ritenere che per gli incidenti "minori" i datori di lavoro, al fine di evitare inchieste e problemi, "suggeriscano" ai lavoratori di ricorrere a cure private e spesso approssimative.

Gli ultimi cinque caduti, quelli del 21 luglio nero-rosso-bianco-morte, sono due operai piemontesi, un giovane lavoratore dell'Alto Adige, un dipendente dell'Unicoop in Toscana e un agricoltore della Basilicata.
 
I primi due erano, rispettivamente, un edile di Chivasso travolto da una betoniera messa in moto da un collega mentre stava lavorando in cantiere e un operaio di Asti trovato a terra con gravi ferite, forse perchè caduto da una impalcatura anche se la dinamica resta ancora da chiarire.

L'incidente mortale al dipendente toscano della Coop si è verificato a Scandicci, all'interno di un magazzino cosmetici. Secondo le ricostruzioni, la vittima era alla guida di un muletto quando, per cause pure in questo caso ancora da accertare, ha perso il controllo del mezzo impattando violentemente contro una scaffalatura.
 
La vittima altoatesina, di 21 anni, è morta nei pressi di Bolzano all'interno di una cava di ghiaia dopo aver perso il controllo del camion che stava guidando e precipitando per un centinaio di metri. Ovviamente, sono ancora in corso le indagini per accertare l'esatta dinamica della disgrazia.

Infine a Ruvo del Monte, in Basilicata, la mia terra di origine. Dove un uomo è morto all'istante schiacciato dal trattore su cui lavorava, presso un'azienda agricola. A nulla sono valsi in questo caso i tentativi di rianimazione degli operatori del 118.

 
Si tratta, insomma, di un vero e proprio bollettino di guerra in costante divenire. A dispetto delle statistiche fornite recentemente dall'Inail che parlano fin troppo enfaticamente di un calo sensibile degli incidenti mortali in ambito lavorativo, evidenziando altresì le buone pratiche di prevenzione fin qui sostenute dal ministro Sacconi. Anzi, a tal proposito siamo certi che, dopo i cinque morti di ieri, i rappresentanti politici e di governo si affretteranno a dire, a telecamere accese come si conviene, che la situazione è "insostenibile e inaccettabile". Quegli stessi rappresentanti che, stando ai numeri della "strage bianca" (oltre tre morti al giorno), andrebbero beffardamente ringraziati per la "premura" con cui salvaguardano gli oltre due milioni di disoccupati italiani dai rischi letali sempre in agguato quando si timbra il cartellino.
 
"Sono le controindicazioni dell'Occidente mercatista e senza regole", verrebbe da concludere quasi con rassegnazione. Dove può succedere che l'unica alternativa possibile, sia fra l'invecchiare alla perenne ricerca di una occupazione e il morire giovani a causa di un lavoro trovato faticosamente e del tutto privo di adeguate condizioni di sicurezza. Ma la realtà, disgraziatamente e al di là di ogni lugubre ironia, è che ancora una volta dei lavoratori non hanno potuto fare ritorno a casa. Nuove vite spezzate, nuove famiglie distrutte. E nuove e vecchie ipocrisie ad accrescere la nostra rabbia.
 
LE MAPPE DEI MORTI SUL LAVORO DAL 1° GENNAIO AL 31 MAGGIO 2011
(PURTROPPO SARANNO PRESTO AGGIORNATE)
 
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