La strada stretta di Bersani

par Giacomo Nigro
sabato 23 marzo 2013

Ipotesi per un Governo indifferibile.

Un grido di dolore arriva dalla Confcommercio, il quadro è allarmante per la dinamica del Pil con stime tagliate fino a -1,7% per il 2013. Per i consumi quest'anno è previsto un calo del 2,4%. Il disagio sociale tra i cittadini è in aumento esponenziale, ogni giorno 615 nuovi poveri intristiscono la nostra compagine. Nonostante gli italiani passino più ore sul posto di lavoro di quanto facciano in Francia o Germania essi producono di meno.

A fronte di questa drammatica situazione Pierluigi Bersani si gioca tutto, dopo l'incarico assegnatogli da Napolitano - per risolvere in pochi giorni la questione della formazione di un Governo che possa affrontare questa ed altre emergenze del Paese, senza dover necessariamente tornare alle urne. "Bisogna mettere in moto la macchina, far partire la legislatura. Sulla base della maggioranza che c'è alla Camera". Fin dalla sera dopo il voto, dalla vittoria a metà che lo aveva paralizzato per 24 ore, il segretario ha puntato sul governo di minoranza, su una squadra guidata da se stesso che potesse cercare i voti necessari in Parlamento, al Senato soprattutto.

Una sola la novità, nel pacchetto per l'incarico, su sollecitazione di Napolitano, Bersani ha inserito la riforma delle istituzioni e la legge elettorale da discutere e votare anche con il Pdl e Berlusconi.

Quest’ultimo si è presentato dal Presidente Napolitano per perorare con foga la causa di un governo Pd-Pdl e in cambio vorrebbe influire sulla scelta del nuovo Presidente della Repubblica poiché secondo lui “un partito del 30 per cento come il Pd non può prendersi tutte le cariche istituzionali”, dimenticando il detto napoletano che il Presidente sicuramente conosce “quando sei incudine stai fermo, quando sei martello batti”.

Il percorso appare però strettissimo, quasi impervio, difficilissimo riannodare i rapporti PD - Pdl, dopo gli scontri e le tensioni delle ultime settimane, e dopo aver evitato ogni accordo per eleggere i presidenti di Camera e Senato. Sembra, quindi, che ogni dialogo non possa prescindere dalla scelta del prossimo presidente della Repubblica, l’unica carica che durerà ben di più sia di qualunque governo nascente sia del nuovo Parlamento. Una casella che sembrerebbe essere stata lasciata per ultima, anche se forse sarebbe più saggio partire proprio da lì, da una strategia che metta al centro l’unico punto fermo del nostro futuro. Credo che Bersani ne terrà conto anche se a malincuore.

In realtà, come abbiamo visto, l’unica chiave, per non arrendersi a tornare alle urne quest’estate, per non rifare un’ulteriore campagna elettorale, è mettere al centro i provvedimenti più urgenti per ridare fiato al Paese. Si dovranno dare risposte alla rabbia dei cittadini, che chiedono di rivedere privilegi, finanziamenti e costi della politica. Tutto ciò va fatto per gli italiani, non solo per accontentare Grillo, a cui i partiti, come abbiamo già largamente capito, non andranno mai a genio qualunque cosa facciano.


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