La sinistra in ginocchio?

par Glaros - scrittura creat(t)iva
martedì 4 novembre 2008

Rilancio qui quanto ’ruminavo’ l’inverno scorso in attesa dell’italico Godot elettorale del 13/14 aprile. In trepidante attesa di un pdemocratico european Godot.

In ’materia’ , gli ultimi interventi di Verygod sono già ampiamente fruibili online
su www.radioradicale.it/scheda/265732/vii-congresso-di-radicali-italiani-commissione-religiosita-e-religioni-seconda-giornata
e su www.radioradicale.it/scheda/265722

 Alcuni richiami all’articolo di Gad Lerner comparso su Repubblica dell’11/2/2008, prima di dare una risposta al quesito che il titolo solleva, chiarendo di cosa si continua a trattare in quella politica che secondo Max Weber costringe al patto con il Diavolo.

1) Che la Chiesa abbia storicamente fortissime preoccupazioni mondane, oltre che scontato, è stato recentemente ribadito da un noto cardinale. Del resto occorre anche capire se per “Avvenire” si intende quello di una Gerusalemme celeste o quello di un’azzurra Roma imperiale.

2) La Chiesa non fa esplicite scelte di schieramento, poiché incarna scientemente una vocazione politica teocratica che contrappone il suo dio a quello dei suoi ‘nemici’. La partita che gioca è in un campo dove il centro è ovunque e in nessun luogo. Come noto, il dio-centro della Chiesa è rappresentato dalla figura di Gesù, che per una metà della popolazione mondiale era solo un profeta, mentre per alcuni storici non è nemmeno esistito.

3) Che ’vada bene’ o che ’vada male’ la religione non solo entra nel dibattito politico, ma sta prepotentemente in simbiosi con tutti i poteri terreni più forti, ancorché in modo più o meno esplicito ed in versioni ancora in gran parte da analizzare. Non a caso Heidegger parlava di ontoteologia all’epoca in cui Husserl discettava di crisi delle scienze europee. Non a caso il politologo Giorgio Galli studia il fenomeno della New Age, non condividendo al riguardo le ansie di Introvigne. Si tratta sempre di un qualche dio e di una qualche salvezza : cambiano le forme, non la presunta ‘sostanza’.

4) La Chiesa è del tutto consapevole che il potere sta sempre al centro, al di là del nome e della forma che esso di volta in volta assume. Anche la scalata alla RCS si è tentata nel nome di un divino centro che non è quello severiniano, ma sembrava piuttosto un centro di matrice cristiano-vaticana, posizionato ‘alla destra del Padre’. Quando Mircea Eliade parlava del dio-che-lega, non ne immaginava la popolare versione bossiana che in Italia ha praticato ogni sorta di coincidenza oppositorum. Beninteso, alla resa dei conti anche la Lega col suo dio Po si è poi sistemata alla destra del padre santo, guarda caso dopo avere inizialmente voluto occupare a titolo simbolico gli scranni centrali del Parlamento.

5) La ’maturità europea’, oltre a registrare anche la conversione di Blair, pare oggi volersi fondata su ‘radici’ non cristiane tutte da scoprire. Dunque sembrerebbe che vi siano eccome argomenti ’spirituali’ volti a salvaguardare centrodestra e relativo partito cristiano. In Italia la laicità a sinistra è infatti poca, ma ad un certo divino potere risulta comunque sempre eccessiva. Bisognerebbe piuttosto capire questo derridiano ‘esprit’ che ruolo continua a giocare nel suo vizioso giro per il mondo, attraverso le varie sapienze.

In un articolo su Repubblica del 15/8/2005 Ezio Mauro analizzava con maestria l’approccio politico berlusconiano, individuandone la dimensione mistica totalizzante. Si capisce che la Chiesa abbia un bel da fare a gestire la diritta via dovendo tenere a bada un tale azzurro impero che ora sbandiera pure cristiane radici. Occorrono uomini di fiducia che ne compensino gli eccessi di onnipotenza o si rischia di mettere a repentaglio il trono del dio terreno. Dunque, poiché a sinistra il buon cristiano Walter è troppo soggetto al rischio laico, è opportuno infilare un cavallo di Troia antilaicista doc laddove le garanzie sono comunque più solide. Al dio pagano che Berlusconi spaccia per cristiano, occorre affiancare la giusta dose di cristianità certificata.

Chiesa docet dunque, ma ormai Chi-è-sa.

Chi-è-sa che si allude sempre ad un qualche dio ‘centrale’, al potere di una qualche ‘cosa’ che sta nel mezzo, tutto sta a capire di quale cosa si tratta, rossa, bianca o azzurra che si voglia. Oui et non, diceva il socialista Mitterand, contraddizione la chiamano i filosofi, terza via i politicanti di mezza Europa. Agli elettori bisogna però presentare il mediatore universale nella veste più accattivante, con la dovuta spiritosa simbolica. Ecco perché Berlusconi continua a vincere, è di gran lunga il più abile ad intercettare ed aggregare l’avvenire dell’illusione italica. Assolutamente da manuale lo slogan elettorale dell’Italia in ginocchio che deve rialzarsi come Lazzaro. Intanto sull’altro fronte i leader ‘storici’ hanno paura di smarcarsi dal divino centro, di arrischiarsi sul terreno di una europea laicità, figurarsi poi se dovesse dirsi addirittura non cristiana! E mentre gli avversari cincischiano, Berlusconi ha già fatto sua anche la paternità delle cristiane radici, trasformando il suo vitello d’oro in un Cristo superstar, più prossimo a Cesare che al dio che gli si vuole contrapposto. Tout simplement un Cesare/dio. Ma ecco allora pronto l”autentico’ partito cristiano che si affianca a Cesare per salvare il salvabile. Sua la potenza, suo il regno.

Da vent’anni almeno la sinistra italiana ha un problema che non risolve. Vuole vincere con gli stessi argomenti dell’avversario, da un lato essendo in palese contraddizione interna e dall’altro disponendo di molte meno risorse ad hoc. Continua a scommettere sul dio sbagliato che è saldamente in mano agli avversari o quantomeno non è capace di darne una sua versione vincente. Non sarebbe ora che anche la sinistra italiana trovasse il suo nuovo ’dio’ ? Per il momento è stato molto più bravo Papa Ratzinger che ha dato la patente di cristianità al Dalai Lama. Se l’intellighenzia progressista non riesce ad esprimere una versione moderna del ‘dio politico’ è destinata ad essere sconfitta da chi in Italia ne detiene il più tradizionale credo.



 


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