La scoperta del secolo: “Siamo in recessione!”

par Francesco Rossolini
venerdì 14 novembre 2008

 

 Ora seppur completamente travolti dal ciclone della peggiore crisi finanziaria di tutti i tempi dobbiamo ancora sopportare la tracotanza di tanto inutili quanto strapagati economisti la cui recente e acuta scoperta è che siamo in recessione. Non sarebbe bastato chiederlo ad una qualsiasi massaia? Sì, la risposta è indiscutibilmente sì, pertanto risulta sempre più evidente come i governi nazionali siano assolutamente incapaci di imbrigliare il sistema economico mondializzato. La mondializzazione, questo è in nome originario di quella che poi abbiamo chiamato globalizzazione, non è questione recente e le sue dinamiche sono tali dall’essere imprevedibili ed incontrollabili se osservate in maniera parziale dalla ristretta ottica di uno Stato.

Un passo avanti nella gestione di questa crisi e nella prevenzione di crisi future è l’istituzione di organi sovranazionali e autonomi dotati di potenti poteri sanzionatori che si occupino in maniera indipendente del monitoraggio delle fluttuazioni economiche e dello stato di salute del sistema finanziario.

L’attuale sistema economico-finanziario è strutturato in maniera tale dal mostrate in maniera inequivocabile i punti di debolezza solo dopo aver attraversato il punto di non ritorno, ovvero solo dopo che il castello di sabbia sia iniziato a crollare. Nella crisi in atto il castello di sabbia in crollo è quello dei derivati.

I singoli governi nazionali non hanno e non possono avere il controllo del sistema economico mondiale, pertanto interventi finanziari nazionali scoordinati risultano poco efficaci se non del tutto inutili. La politica, così come organizzata, in questa delicatissima fase mostra tutta la sua impotenza e le auspicabili e prospettate punizioni per i Banchieri ed i Bancari con funzioni direttive coinvolti nella distruttiva vendita di titoli spazzatura, basati sui derivati, rimangono demagogiche promesse con buona pace dei milioni di cittadini ingannati e privati dei risparmi.

Rimangono aperte le questioni su che cosa sia uno Stato di Diritto, su che cosa sia la Giustizia e che cosa si intenda per Democrazia Rappresentativa.


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