La sconfitta di Berlusconi

par Camillo Pignata
giovedì 16 dicembre 2010

La partita di ieri era la fiducia al governo. La partita di oggi è la governabilità del paese, e la leadership di Berlusconi. Sullo sfondo la crisi epocale del Paese e le rivolte sociali.

Con questi problemi bisogna oggi e domani fare i conti.

Berlusconi ha perso il governo del Paese. Ha perso la leadership politica. Ha perso oggi e perderà domani .

Ha perso il governo perché non si può gestire una crisi epocale con tre voti di scarto.

Ha perso la leadership politica perché oggi non può decidere da solo, ma insieme agli alleati.

Con Bossi aveva spartito il potere, le sfere di influenza, e stipulato un patto di reciproco aiuto. Al leghista il federalismo e gli immigrati, a Berlusconi la giustizia ad personam e gli affari nazionali (le grandi opere la protezione civile), ed internazionali (gli accordi con Putin e Gheddafi).

Ma oggi e domani Berlusconi, per governare, ha bisogno non solo di Bossi ma anche di Casini. E in tale direzione il Cavaliere già si è mosso. Ha indotto Bossi a togliere la pregiudiziale anti UDC, e ha chiesto a Casini di entrare nella maggioranza. La risposta al riguardo è stata abbastanza netta e chiara. Neppure il Vaticano può indurlo ad accettare l’alleanza con il PDL.

A fronte di tale rifiuto, al cavaliere resta solo la prosecuzione della campagna acquisti oppure le elezioni anticipate. La prima strada è abbastanza impervia, ricca di ostacoli e piena di trabocchetti. La seconda è una prospettiva abbastanza incerta. Secondo gli ultimi sondaggi, nuove elezioni non favoriranno il cavaliere. Potrà tornare a vincere, ma di misura. Avrà dunque bisogno di alleati per governare e quindi di condividere il potere. Dovrà fare i conti con un Bossi in ascesa padrone del nord, e con il polo di centro che avrà ben altra forza rispetto a quella di Fini. Non potrà più scegliere da solo, dovrà decidere con gli altri, insieme agli altri. Ma l’uomo non sa mediare, non sa fare compromessi, qualità indispensabili per tenere in vita un alleanza. La sua è una laedership manageriale, ma non politica. E’ un imprenditore con una concezione aziendalistica della politica.

Ma non c’è solo questa difficoltà sulla strada di Berlusconi.

Fino ad oggi Berlusconi ha vissuto del suo potere assoluto.Se veniva qualcuno per un favore lo accontentava, senza dar conto a nessuno. Una volta soddisfatta la Lega nelle sue esigenze elettorali, era libero di agire a piacimento.

Ieri funzionava il “ghe pensi mi" oggi non è più cosi .Per accontentare il suo interlocutore il Cavaliere deve avere il consenso dei suoi alleati. Non è più un capo, ma un “primus inter pares”. E se Berlusconi è uguale agli altri, quali le ragioni per appoggiarlo o votarlo? Ciò che può dare lui, possono dare i suoi alleati, e per di più questi non gli chiedono il servaggio.

E tutto ciò si traduce in una erosione di voti e di potere.

La condivisione del potere è la fine di Berlusconi che sa solo comandare ma non governare.


Leggi l'articolo completo e i commenti