La scelta di Matteo Renzi per la Farnesina

par Persio Flacco
martedì 25 febbraio 2014

Né la giovane età anagrafica né il sesso femminile costituiscono una garanzia di capacità, preparazione, determinazione, volontà di innovare dei ministri. Aver puntato su età e sesso come carattere determinante della qualità della squadra di governo tradisce le priorità mediatiche di Renzi.

Concordo con Giovannangeli, che sull'Unità scrive: "È forse la bocciatura più eclatante. Di certo, è la discontinuità più marcata. E questo in uno dei ministeri chiave: quello degli Affari Esteri."

La defenestrazione della Bonino, peraltro il ministro del governo Letta più gradito dall'opinione pubblica, è il fatto più eclatante e incomprensibile di questo già poco comprensibile cambio di governo. 

Infatti, ponendo a confronto chi esce e chi entra dicastero per dicastero si notano solo marginali differenze in termini di competenza e orientamento politico. Salvo per la Bonino, quasi che il suo allontanamento sia l'unico fatto rilevante in grado di giustificarlo. Oltre al cambio di Presidente del Consiglio, ovviamente.

Se questo è vero, e mi sembra difficile da contestare, c'è da chiedersi perché ad una personalità di peso come la Bonino: una personalità ben conosciuta e apprezzata anche sul piano internazionale, benvoluta dall'opinione pubblica, sia stata tolta la responsabilità degli Esteri per affidarla ad una giovanissima funzionaria di partito, semisconosciuta in Italia e tanto più a livello internazionale.

Il prezzo politico pagato per questo cambio non è lieve: si sono deluse le aspettative dell'opinione pubblica; si è perso qualcosa in termini di prestigio e credibilità sul piano internazionale; si è introdotta una discontinuità nella politica estera dell'Italia in un momento delicato per gli equilibri internazionali.

Un prezzo alto come questo deve avere un corrispettivo adeguato, altrimenti l'operazione di Renzi sarebbe stata folle. L'unica spiegazione è che il risultato che Renzi ha ritenuto meritare il prezzo pagato per la sostituzione della Bonino sia la fine del corso da lei impresso alla politica estera di questo paese.


In quello che ho scritto non c'è traccia di dietrologie, c'è solo l'esposizione dei fatti e alcune ovvie considerazioni.

Il predessore di Emma Bonino al Ministero degli Esteri (qualcuno se lo ricorda Giulio Maria Terzi di Sant'Agata, detto Giulio Terzi?) ha condotto il suo incarico in modo tale da legittimare il dubbio se esistesse ancora una politica estera italiana o se la Farnesina fosse diventata una succursale del Dipartimento di Stato USA: un ufficio di passacarte molto ben pagati.

La Bonino ha ridato dignità alla Diplomazia italiana, conferendogli carattere, energia, valori, idee, determinazione. Questo ha fatto sì che dopo Frattini e Terzi l'Italia avesse di nuovo una sua identità ben caratterizzata e un suo peso specifico sul piano internazionale.

Una politica estera le cui linee guida fondamentali erano il forte europeismo; il riconoscimento e il rispetto del diritto e delle istituzioni internazionali; la concezione del ruolo della diplomazia come strumento per la risoluzione pacifica dei conflitti; il rispetto non strumentale, non ipocrita, dei diritti umani.

I risultati più visibili si sono avuti soprattutto nella crisi siriana, dove la capacità di elaborare idee originali e il coraggio di proporle dimostrato dalla diplomazia italiana hanno contribuito a sventare una nuova sanguinosa avventura al seguito degli USA.

La fine di questa politica estera è ciò che Matteo Renzi ha ritenuto un valido corrispettivo per l'alto prezzo pagato. Ed è francamente improbabile che una giovane funzionaria di partito, quale è Federica Mogherini riesca a prendere le redini di un mondo complesso quale è quello che fa capo alla Farnesina e a costruirsi la sua rete di conoscenze internazionali in un tempo che non faccia andare l'Italia fuori sincronia con la situazione internazionale. 

È invece altamente probabile che la neo ministro sia costretta a farsi guidare da qualche "esperto alleato" al quale Renzi saprà affidarla. La Bonino ha saputo difendere gli interessi, la dignità, l'indipendenza diplomatica dell'Italia; la Mogherini ben difficilmente riuscirà a fare altrettanto. Renzi ha preferito la seconda soluzione.

Che abbia già iniziato a pagare qualche cambiale ai suoi sponsor?


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