La saggezza al potere: Giorgio Napolitano uomo dell’anno per Wired

par Stampacadabra
venerdì 2 dicembre 2011

Il presidente Giorgio Napolitano è stato eletto “uomo dell’anno” dal magazine Wired, che gli dedica la copertina del numero di dicembre (qui il sommario).

Certo, il direttore Carlo Antonelli poteva scegliere una fotografia migliore e soprattutto i grafici potevano centrarla un po’ meglio, ma al di là degli sghiribizzi artistici la nomina del capo dello Stato a personaggio più rappresentativo del 2011 ha stupito parecchi.

Sulla pagina Facebook del mensile di Condé Nast la scelta ha stimolato un curioso dibattito, nel quale gli utenti si sono adeguatamente divisi: i più critici sottolineano che il Presidente, alla sua età, sia ormai expired, i più entusiasti riconoscono il suo polso fermo durante la crisi di governo.

C’è da dire che le motivazioni addotte sono condivisibili e quelli di Wired si sono pure impegnati ad immaginare il suo discorso di fine anno, facendo un abile collage delle dichiarazioni fatte da Napolitano nel corso dell’anno.

Ma trattandosi di una rivista che esplora l’innovazione in tutte le sue forme, trovarsi in copertina il volto, seppur onorabile, dell’ottuagenario presidente crea un po’ di inquietudine.

E’ anche vero che Wired non è nuovo a questo tipo di scelte controcorrente: l’esordio del mensile in Italia celebrò in copertina Rita Levi Montalcini e non mancò di suscitare scambi di opinioni tra gli addetti ai lavori.

 

 

In quel caso, al timone di Wired c’era il suo fondatore, Riccardo Luna, defenestrato la scorsa estate dal neodirettore Carlo Antonelli, in arrivo da Rolling Stone. E spulciando tra le vecchie copertine del magazine musicale che dirigeva, qualcuno ha notato che ospitare i politici in prima pagina era una pratica abitudinaria.

C’era finito pure Silvio Berlusconi, nominato addirittura rockstar dell’anno nel 2009. E gli affezionati alla rivista non la presero benissimo (al di là delle motivazioni sviscerate all’interno).

 

 

Insomma, modernità ed innovazione devono necessariamente pagare dazio al passato o possono iniziare a pensare davvero controcorrente, dimenticandosi spesso di radici desuete e anacronistiche?


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