La rottura del patto di maggioranza

par Camillo Pignata
martedì 7 febbraio 2012

L’emendamento del leghista Pini sulla "responsabilità civile dei magistrati", è stato approvato con 264 voti favorevoli e 211 contrari, nonostante il parere negativo del Governo.

Il parere negativo del Governo sull’emendamento Pini era stato accolto da PD e PDL.

Il PDL ha votato con i leghisti, contro i suoi impegni, e contro il Governo.

PDL annuncia di votare no e invece vota sì.

Il blitz sulla responsabilità civile non è un fulmine a ciel sereno e non è un fatto episodico. Viene da lontano e fa parte di una precisa strategia intesa a realizzare, nonostante il patto, le linee portanti della politica berlusconiana.

Terrorizzare i magistrati, bloccare l’azione penale, favorire le farmacie, comandare in Rai, sono obiettivi di sempre dell'ex maggioranza PDL/Lega.

Obiettivi irrinunciabili, e a cui Berlusconi non ha mai rinunciato, per esigenze di impunità ed esigenze elettorali. Ha ottenuto tutto. Così ha precluso alle parafarmacie la vendita dei medicinali di fascia c, ha gestito le nomine Rai, ha ottenuto la norma sulla responsabilità civile dei magistrati.

Mentre il Paese è chiamato ad immani sacrifici e i partiti ad uno sforzo di coesione nazionale, a sacrificare le proprie posizioni politiche, i propri interessi elettorali per fare fronte comune rispetto alla speculazione finanziaria, il PDL fa i colpi di mano per far valere le proprie particolari posizioni politiche. E ciò in spregio degli interessi del Paese e del corretto rapporto con il Governo e gli altri partiti della maggioranza.

Un’azione politica scorretta ed insopportabile, in aperta violazione del patto di maggioranza che sancisce il disarmo bilanciato delle pretese politiche della maggioranza e dell’opposizione, per salvare il Paese sull’orlo del precipizio.

Ed il Governo?

Il Governo tace sul grave fatto politico del voto contrario di un partito della maggioranza che lo sostiene, come ha taciuto sulle nomine Rai e sulle parafarmacie.

Sul merito dell’emendamento Pini balbetta a bassa voce, critica la forma dell’intervento parlamentare ma non il suo contenuto. Per il Ministro della giustizia la responsabilità civile dei magistrati così come configurata va bene, quello che non va bene è la forma dell’emendamento, meglio un provvedimento complessivo.

E intanto Monti e Fornero insistono sull’art. 18 come la causa di tutti i mali, e tacciono sulla politica industriale, sulla lotta all’inquinamento mafioso dell’economia, sull’aumento del prelievo sui capitali scudati, sull’accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali ivi emigrati, sulle aste delle frequenze.

Vedremo come finirà questa vicenda dell’emendamento Pini.

La reazione timida del Governo, critica della forma dell’emendamento e non dei contenuti dello stesso e le dichiarazioni di Cicchitto per il rispetto, al Senato, della volontà espressa alla Camera non fanno presagire nulla di buono.

Vedremo quale sarà l’azione del Governo (se sopprimerà l’emendamento leghista), vedremo quale sarà il comportamento del PDL (se confermerà o meno la posizione espressa alla Camera). Vedremo se il tutto si risolverà in una modifica di poco conto che lascerà intatta l’anima dell’emendamento leghista. 

Se l’emendamento leghista verrà confermato al Senato o superficialmente modificato,nell’inerzia dell’Esecutivo, Governo e PDL annienteranno il patto di maggioranza, e con esso  le ragioni di esistenza del governo Monti.

Di questo il PD deve prendere atto e chiedersi: può un partito sostenere ancora un governo di destra di cui sono venute meno le ragioni di esistenza e che neppure reagisce rispetto alla violazione del patto di maggioranza?

Può un partito sostenere ancora un governo che a parole dice di essere equidistante, ma nei fatti supporta Berlusconi?

La risposta al Partito democratico.

E questa risposta non può essere la salita al Quirinale ma chiedere ed ottenere tutto sulla politica del lavoro. Non per ragioni elettorali, ma per ragioni di equità verso chi ha dato tutto e non ha ricevuto niente.

Non è il momento del silenzio. Le richieste delle parti sociali devono essere le richieste del PD. Altrimenti meglio le elezioni.

Il ribasso dello spread è un bene per tutti, ma non lo devono pagare solo la povera gente, i lavoratori, i precari, i disoccupati.

Le rivolte dei camionisti, dei contadini, dei tassisti sono state un campanello di allarme. Che cosa succederà se a queste categorie si aggiungeranno i lavoratori senza stipendio, i giovani senza lavoro?

La crisi finanziaria può creare il caos nel Paese, ma anche la fame di pane e di lavoro.


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