La repubblica del terrore. Usare la crisi per fare riforme impopolari

par Angelo Cerciello
sabato 23 giugno 2012

 

Per risolvere la crisi dell'euro vari paesi europei stanno adottando rigide misure d'austerità per permettere la riduzione del debito sovrano, per ridurre la spesa pubblica e quant'altro.

Prendiamo il caso dell'Italia. Si è cominciato con l'innalzamento della soglia per l'età pensionabile, poi si è proseguito con la reintroduzione della “tassa sulla prima casa” (IMU) ed un relativo aumento sulle seconde, terze case e così via. Ancora dopo una serie di leggi sulle liberalizzazioni. Fino ad arrivare al momento attuale in cui si sta cercando di approvare la riforma del mercato del lavoro.

I vari media ci suggeriscono che sono misure “che ci chiede l'Europa”.

Il momento di crisi economica si sta dimostrando nella sua tragica evidenza, però, allo stesso tempo, a molte persone può venire anche da pensare che si stia “strumentalizzando” la crisi economica per imporre riforme alquanto impopolari, soprattutto per le classi più deboli.

Le immagini, quotidiane ormai, delle borse, dei mercati e del temutissimo spread tra titoli di stato tedeschi ed italiani fomentano una “paura perpetua”, un “regime di terrore” nel quale siamo atterriti e impotenti: ubbidiamo agli ordini impartiti dall'alto senza protestare. Per essere esatti, la grande maggioranza della popolazione non protesta, mentre ci sono operai, disoccupati, cassintegrati etc. che protestano quasi ogni giorno.

Si sta usando la crisi per cambiare lo stato sociale, per negare diritti conquistati dopo anni di lotte: è una nuova lotta di classe all'incontrario, dove i “padroni” rivogliono indietro diritti conquistati da operai e impiegati molti anni fa.

Citando Naomi Klein, la shockterapia si sta dimostrando nella sua massima espressione: invece di cambiare o almeno modificare il sistema neoliberista e globalizzatore vigente si cerca di farlo sopravvivere “a tutti i costi” e i costi li pagano sempre le classi più deboli.

Quella in cui viviamo non sembra più una repubblica democratica ma una “repubblica del terrore e della paura”, dove pochi oligarchi decidono del nostro destino ogni giorno


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