La questione dignità nel PD: la lettera di Renzi ai militanti

par Camillo Pignata
martedì 28 aprile 2015

L’arroganza di Renzi non ha limiti ed è pari solo all’ignavia della minoranza PD, che gli consente di usurpare il nome e la storia della sinistra per fare cose di destra. Questo boyscout della politica scrive una lettera agli iscritti PD e, senza pudore, li chiama compagni. E' compagno Guido Rossa, è compagno La Torre; non si può macchiare il ricordo di questi martiri della sinistra. Ma, anche se Renzi non ha titoli per usare questo nome, ci sono ancora compagni nel PD? Compagni è un nome costruito con il dolore e il sangue degli operai.

Dagli iscritti del PD per questo esso non può essere usato: da chi resta nel partito per una fedeltà senza significato e valore e tanto meno dal segretario, per fare un ricatto. Legare la vita del Governo all'approvazione dell'Italicum è un inutile ricatto di chi sente, a torto, la terra di casa sua franargli sotto i piedi dopo la rivolta della minoranza. Ma è una falsa rivolta quella che nasce dalla difesa del seggio parlamentare e non dalla difesa dei valori democratici. E’ la rivolta di una corrente, che vuole solo giustificare la sua ragion d’essere e conservare i voti di sinistra. Se fosse vera, il ricatto delle elezioni anticipate sarebbe un’arma spuntata, destinata ad infrangersi contro chi ha paura solo delle sorti della democrazia e non delle elezioni anticipate.

E allora, nel deserto dei valori e nel trionfo del’interesse personale, tutto diventa possibile, anche parlare di dignità del partito, da parte di chi questa dignità ha calpestato con il tradimento del mandato elettorale.

Ma è solo ignavia, è solo arroganza, attaccamento alla poltrona o qualcos'altro? No! E' la mutazione genetica di un partito, che ha perso i legami con la sua ideologia e con le ragioni della sua esistenza. Colpa della dirigenza del partito? No, colpa della base, che non ha controllato e ha consentito la trasformazione del PD in un partito di destra. Renzi è stato votato da questa base, che gli ha chiesto solo di fare per fare e da lui ha accettato tutto, senza colpo ferire. Ha accettato le larghe intese, la gestione autoritaria del partito, la rottura dei rapporti del PD con i lavoratori, che non sono solo i frutti marci dell’arroganza destrorsa del segretario, della ignavia della minoranza, ma anche del torpore della base, che non si è ribellata di fronte allo stravolgimento del DNA del partito.

Per vero, un tentativo di rivolta con “occupy PD” c’e stato, ma si è bloccato sul nascere. Molti non hanno rinnovato la tessera, ma molti continuano a votarlo. Troppi, per la dignità di un partito.

Immagine: www.partitodemocratico.it


Leggi l'articolo completo e i commenti