La preghiera del mattino di Hegel

par Pino Mario De Stefano
venerdì 28 luglio 2017

In una sua annotazione molto famosa, Hegel sostiene che la lettura del giornale è la nuova preghiera del mattino dell’uomo moderno. Certo, nella logica del suo sistema di pensiero, tra l’altro geniale secolarizzazione o laicizzazione della teologia cristiana dell’Incarnazione, l’affermazione sembra avere un senso coerente.

Non è, ovviamente, solo un invito alla lettura dei giornali, ma richiama due presupposti importanti per Hegel. Il primo è la necessità di una visione della realtà come un Tutto che ha un senso logico. Un Tutto connesso in ogni sua parte. Un Tutto che è essenzialmente Spirito, e quindi progetto intelligibile, in cui ogni singola parte acquista senso solo nella connessione con le altre parti. Uno Spirito che è l’Assoluto nel quale tutti veniamo all’esistenza e abitiamo, e del quale tutti siamo, per così dire, “un” volto e “una” voce.
Da questo punto di vista si comprende anche il bisogno di Hegel di far ricorso a un termine “religioso” come “preghiera”. 
 
In effetti, che cosa è la “preghiera”? Al di là della sua banalizzazione in preghiera di “domanda” (di grazie o di favori), la preghiera è, essenzialmente, in tutte le grandi tradizioni spirituali, soprattutto una capacità di relazione, di <<apertura>> verso l’Altrove; è la disposizione a “de-centrarsi” verso il Fondamento della realtà. È riuscire a pensarsi e immaginarsi come esistenti in una realta non chiusa in se stessa, ma con una parete sempre mancante, continuamente <<aperta>> verso l’altra dimensione, verso il mistero dell’Infinito.
Per Hegel quel Fondamento, quell’Altrove, è lo Spirito, è la Totalità assoluta. Con la quale è necessario ristabilire a ogni inizio di giornata il contatto e la relazione. Solo così, solo con questa capacità di de-centrarsi è possibile anche pensare davvero, è possibile conoscere veramente e vivere autenticamente, nella “verità”. Perché la Verità è l’intero!
L’altro importante presupposto è quello implicito nel richiamo al giornale “quotidiano”. Sì, perché, per Hegel, anche qui geniale interprete laico della teologia dell’ Incarnazione cristiana, le tracce di quello Spirito, di quella Totalità infinita, di quel Senso assoluto. possono essere trovate solo se siamo capaci di connetterci, di relazionarci in profondità con la storicità del mondo, con la quotidianità non superficiale (o ‘astratta’ o “separata”, come dice Hegel), ma “concreta” (e cioè colta nella sua connessione al Tutto) della storia. Tenendo a mente ciò che Hegel chiamava “l’astuzia della Ragione” e cioè il fatto che la Realtà ha una sua logica e che il compito dei singoli umani non è inventare il mondo o la storia, perché anche “quando gli uomini fanno la storia non sanno la storia che fanno”(J. d’Ormesson). Ciò che gli umani possono e devono fare è essere attenti e pensanti osservatori, per riuscire a riconoscere il dove e il “quando” del <<passaggio>> dello Spirito, cioè del Senso del mondo, e poterne inseguire le orme!
 
Non c’è che dire: sempre originale e creativo Hegel! Anche con questa piccola nota che invita a trovare il modo più giusto e più autentico di cominciare la giornata. E, si sa, riuscire a trovare il modo più fecondo con cui dare, per così dire, il la alla nostra giornata, è un po’ come trovare il segreto di una vita riuscita!
 
Certo, il giornale dovrebbe essere, secondo Hegel, il modo migliore per iniziare la nostra giornata, perché dovrebbe consentirci di aprire gli occhi sulla totalità del reale di cui sentirci parte. Perciò sarebbe come una preghiera che ci connette all’Assoluto.
Non sappiamo però se il grande filosofo avrebbe confermato il suo invito e avrebbe continuato a privilegiare quella modalità di “preghiera del mattino”, anche una volta conosciute le attuali aggrovigliate e contorte dinamiche della società di massa in quanto età dell’informazione, dello spettacolo e del mercato dei segni.
 
Non sappiamo come avrebbe modificato il suo invito se, edotto dalla sofisticata ermeneutica, frutto della novecentesca “svolta linguistica”, avesse cominciato a distinguere “il racconto dei fatti” da parte dei giornali, da “i fatti” realmente avvenuti. Non sappiamo come avrebbe riformulato quella sua annotazione se avesse previsto che l’informazione giornalistica, come avviene oggi, tende a trasformarsi in un settore del marketing, della pubblicità e del controllo sociale, invece di essere una rigorosa e completa registrazione di fatti, eventi e processi non banali.
 
E cosa avrebbe pensato di quel tipo di preghiera se avesse avuto gli strumenti concettuali per analizzare il fatto che, nella società di mercato, l’ossessione di offrire notizie "vendibili" finisce spesso per "vendere" o ”appaltare” anche l'informazione?
 
Chissà se, dall’alto della sua lucida logica, poteva prevedere che, nonostante i nostri tanti e vocianti giornali quotidiani, diventano “sempre più le cose che non sappiamo di non sapere”!(M.Forsyth) E allora? Addio, necessaria conoscenza e immersione nella storia del nostro mondo! E, addio, insostituibile preghiera del mattino dell’uomo moderno. 
E, soprattutto, addio connessione con la Totalità e con il Senso della storia!
 

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