La povertà aumenta sempre di più nel nostro paese e la politica cosa fa?

par Andrea Prati
martedì 11 giugno 2013

Avrete visto di sicuro in televisione, lo spot di Oro Cashquello in cui Pozzetto racconta al figlio come abbia fatto a comprarsi il mega televisore o i regali per figli e nipoti, "vendendosi" l'oro di famiglia. Peccato che già l'ambientazione dello spot sia mistificatrice della realtà, di chi per davvero per necessità, si rivolge a questi compro oro. Un salotto di una casa di un pensionato benestante con divano e vasi bianchi, molto chic, di certo non il cliente tipo che va a svendersi l'oro per fame.

La diffusione nel territorio dei compro oro rappresentano uno dei sintomi dell'impoverimento degli italiani. Questo genere di attività dietro cui spesso e volentieri si nasconde la criminalità organizzata, stanno prendendo il posto capillarmente, in ogni paese o quartiere, di esercizi commerciali che hanno chiuso i battenti in seguito al crollo dei consumi. Un recente sondaggio dell'istituto SWG, che parla appunto di decrescita indotta, indica una minore e costante propensione nell'acquisto degli italiani rispetto ad un anno fa, con punte del -70% nel comparto abbigliamento ad esempio. Con tutte le conseguenze sui bilanci di aziende e attività commerciali, quindi posti di lavoro, quindi minori entrate per lo Stato con il rischio di veder aumentata ancora l'IVA a luglio arrivando al 22%. 

L'altro giorno, mentre passeggiavo nei pressi di casa mia, in una bacheca ho visto questo cartello che ho fotografato:

Premesso che la truffa potrebbe essere dietro l'angolo visto che vi è anche chi specula sulle situazioni di disagio frodando la carità delle persone, chiediamoci quante situazioni simili a questa, stanno accadendo ora in questo momento mentre leggete quanto scrivo. Un servizio magistrale di Sortino a Piazza Pulita di qualche settimana fa, mostrava che nella ricca Brescia, nei capannoni vuoti dove le aziende sono fuggite o fallite, vi hanno trovato dimora coppie di giovani disoccupati con figli, stranieri, padri separati. Il tutto a pochi passi da un benessere che inizia sempre più a essere appannaggio di pochi. Un modello d'integrazione fra persone di diverse provenienze accomunate dall'essere espulse dal mondo del lavoro e rientrate perciò nell'area dell'indigenza economica. Italia anno 2013.

22,3% sono le famiglie italiane che vivono in una situazione di disagio economico. L'Istat evidenzia come il fenomeno sia aumentato del 4,3 per cento rispetto all'anno scorso e come risulti più forte al Sud (37,5%) e più debole al Nord-Est (12,5%). (Espresso 13 giugno 2013)

Se per davvero la politica non torna a decidere, sia in Italia che in Europa, guardando il mondo attraverso gli occhi della povertà il nostro futuro come nazione è già segnato. Il nostro paese sarà sempre più vecchio, più diseguale, più povero. Quello che scrivo non è nulla di nuovo, in fondo persone ben più autorevoli e illustri le hanno pronunciate prima di me. Penso a Don Gallo, a Gino Strada a Maurizio Landini ad esempio. Persone che si sono sempre confrontate con il disagio sociale di chi un lavoro non lo ha più o non lo ha mai avuto. Se la disparità tra i pochi che detengono enormi patrimoni e la moltitudine di persone che vive solo del proprio lavoro non diminuirà, non avremo mai e poi mai una società più giusta. 

Per farlo serve una politica a difesa di questo ma abbiamo la classe dirigente giusta oggi in Italia? Non è qui la ragione più profonda di questa fase storica che stiamo attraversando, tutt'altro che terminata? Non possiamo pensare che solo creando posti di lavoro potremo invertire la tendenza recessiva. Certo che bisogna tornare a crescere e lavorare ma per arrivare ad un nuovo modello di sviluppo che sia comunque sostenibile. Perché al giorno d'oggi pur lavorando molte persone rientrano nei gironi della povertà o vi gravitano attorno. Il precariato qualcosa che non riguarda solo una mansione lavorativa. Un modo di vivere imposto dal sistema. 

Per questo un partito come il PD in Italia non potrà mai essere vincente, trovare una propria identità di sinistra, trovare il coraggio di parlare un linguaggio nuovo, riformista per davvero e allontanarsi dalle sirene del neo-liberismo che tante ingiustizie e disastri ha provocato a livello mondiale. Se chi governa non ha la capacità e la forza morale e politica, di redistribuire la ricchezza dalle rendite finanziarie e patrimoniali al mondo del lavoro dell'economia reale, non avremo mai la speranza di avere un futuro migliore di oggi. Nelle larghe intese governative italiane, nello spirito di "conciliazione" politica del governo Letta, nella necessità di queste tanto sbandierate riforme quanto questi temi troveranno lo spazio che meritano?


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