La politica italiana. I ricatti da stronza e le richieste da puttana
par Damiano Mazzotti
sabato 18 settembre 2010
âLe parole della politicaâ è un agile breviario che sintetizza i fenomeni politici italiani più significativi degli ultimi anni (Gianfranco Pasquino, www.mulino.it, 2010).
“L’uomo è quel che gli viene permesso di essere” (Amartya Sen, economista e filosofo morale).
La scienza politica ha il compito di “sottoporre ad analisi, ed eventualmente porre in questione, la stessa ideologia della politica scientifica… mettendone in rilievo i limiti e le condizioni di attuabilità, indicandone le eventuali linee di sviluppo” (Norberto Bobbio, Dizionario di politica).
Quindi facendo una radiografia dell’attuale politica italiana, si nota il pericoloso ingrossamento della massa tumorale dell’Italia dei vecchi che non vuole investire nel futuro (i suoi giovani), e che crede di poter vivere sempre grazie alle rendite di posizione, senza confrontarsi con i mercati esteri e senza valorizzare i beni artistici lasciati in eredità dalla storia. Un paese che è gestito da Mandrake, meglio conosciuto come Berlusconi, un uomo che non ha mai acceso un computer, che “viene dal varietà” (definizione di Giovanni Sartori) e che nei fatti ha promosso le sue libertà e quelle dei suoi amici, senza riguardo per le libertà costituzionali e personali dei cittadini.
Purtroppo esiste anche una sinistra che non ha voluto fare opposizione e che non ha voluto fare le leggi necessarie per garantire le libertà liberali nel nostro paese (dietro le quinte si è spartita il potere con Berlusconi). Sarebbe ora di vedere qualche faccia giovane e nuova, e “sarebbe molto opportuno che ciascuno dei dirigenti comunisti si assumesse le proprie responsabilità politiche poiché il loro innegabile e incancellabile passato e le loro mancate riflessioni svolgono un ruolo nel comportamento elettorale contro-la-sinistra di parte non marginale del paese” (p. 122).
Inoltre, “Quanto costa la politica lo decidono i partiti senza nessun riferimento a parametri oggettivi e trasparenti e senza nessun rispetto per la volontà popolare espressa tramite i referendum”. La prima legge sul finanziamento pubblico dei partiti (legge 2 maggio 1974, n. 195), “fu scritta e approvata in maniera fulminea, rarissimo esempio di efficienza del bicameralismo italiano, in meno di due settimane” (p. 53). Anche in Italia volere è potere se conviene alle caste.
E ancora oggi, esistono due grossi problemi: l’entità del finanziamento pubblico e “la sostanziale inesistenza di qualsiasi controllo sui bilanci dei partiti, inadeguatamente verificati, sia per mancanza di mezzi sia per mancanza di “volontà politica”, dalla presidenza della Camera dei deputati”. Perciò Fini potrebbe dimostrare il suo pentimento per i suoi passati appoggi governativi illiberali, facendo un po’ di pulizie autunnali, altrimenti lo dovremmo considerare il solito furbastro che predica bene e razzola male e che denuncia il malaffare solo quando non fa più affari.
D’altra parte ancora oggi valgono le parole di Gaetano Salvemini, uno dei più grandi politici italiani: se il Mezzogiorno tenta di ristrutturarsi, il Nord (tramite Roma) agisce come “uno stato estero esclusivamente a difendere la piccola borghesia delinquente e putrefatta” con cui si è alleata.
Per risolvere una volta per tutti i principali problemi italiani, tutti i condannati per reati mafiosi e per traffico di essere umani dovrebbero essere condannati a vita, e inviati in campi sorvegliati di lavoro forzato in Siberia, tramite un programma speciale di partnership con la Russia di Putin che guadagnerebbe un bel po’ di pubblicità internazionale e preziosa manodopera a costo zero.
Comunque il livello pietoso della politica italiota (prevalentemente votata da italiani idioti), si può stabilire facilmente leggendo questo identikit “dell’astro vincente” delle ultime elezioni:
Umberto Bossi, “uno che non ha lavorato un giorno in vita sua, si è fatto mantenere dai genitori; poi dalla prima moglie (la quale scoprì dopo un anno e mezzo di matrimonio che il marito non andava ogni giorno a lavorare in ospedale, come diceva, e non era medico, e non era manco laureato, nonostante tre feste di laurea, negli anni); poi si è fatto mantenere dalla seconda moglie (terrona; e se a qualcuno piacciono le metafore…); poi dal popolo italiano. Questo è l’uomo che dà lezione a milioni di meridionali” (Pino Aprile, Terroni, p. 148).
Insomma, per fare carriera nella politica italiana basta saper raccontare barzellette e menzogne. Comunque l’idea del federalismo in sé può essere molto interessante: la Svizzera e la Germania sono due nazioni federaliste che funzionano molto bene. Ma passare dal centralismo al federalismo è un’operazione complicata come togliersi un dente malato per sostituirlo con una copia artificiale, e affidarsi a una persona che non ha la laurea in medicina è da incoscienti e si può rischiare la vita. Però gli italiani sono abituati ad ascoltare la voce del più forte e nelle guerre politiche, la politica perde sempre. Gli italiani sono dei ritardati culturali che non riescono a capire che stare dalla parte della giustizia è la cosa più conveniente e che il dovere di votare non significa l’obbligo di votare le persone incapaci e disoneste imposte dai segretari di partito.
In conclusione si può affermare che il problema della politica italiana è il problema della scarsa cultura civica degli italiani (e dei politici italiani). Nei paesi liberali i cretini e i mediocri sono liberi di parlare, ma non hanno il diritto di comandare. Quindi una domanda sorge spontanea: giungerà l’agognato giorno in cui gli italiani abbandoneranno l’atavica pigrizia che vince il loro amor proprio, e si decideranno ad affidare il loro presente e il loro futuro all’intelligenza e al buon senso?
Gianfranco Pasquino insegna Scienze politiche all’Università di Bologna e al Bologna Center della Johns Hopkins University. È socio dell’Accademia dei Lincei. Nel 2009 ha costituito lista civica “Cittadini per Bologna” e si è candidato come sindaco a Bologna. Naturalmente quei fessi degli italiani in salsa bolognese hanno preferito votare i soliti cretini a cui piace gestire gli inciuci, nella speranza che un inciucio prima o poi li baci in fronte (la lista ha raccolto solo il 2 per cento delle preferenze). Dopo gli scandali e le dimissioni del sindaco neoeletto, Bologna è gestita da un commissario governativo. Bisogna prendere atto che i comportamenti onorevoli di Pasquino e quelli oramai dimenticati di Segni non hanno raccolto molto fortuna tra gli elettori.
Nota – Molte ricerche internazionali dimostrano gli alti livelli di corruzione della politica italiana. Nel 1995 Transparency International collocava l’Italia all’ultimo posto fra i quindici paesi dell’Unione europea e nel 2008 ci classificava al 55° posto nel mondo (www.transparency.it).