La pessima figura di Matteo Salvini nel processo contro Roberto Saviano

par Mario Barbato
mercoledì 2 luglio 2025

Roberto Saviano è la vera spina nel fianco di questa destra che fa del vittimismo e della demonizzazione del nemico la sua arma di propaganda elettorale. E’ una spina nel fianco perché ogni sua dichiarazione pubblica ha l’effetto di mandare in tilt i politicanti di destra e i quotidiani che da loro dipendono, non solo politicamente. 

Il fatto è che Saviano non segue la logica dell’obbedienza. Lui può permettersi di assumere posizioni critiche verso determinate scelte politiche perché non deve rendere conto a un padrone che impone ciò che deve dire e come deve dirlo, come capita ai giornalisti che dirigono quotidiani prezzolati. La forza di uno scrittore è proprio questa: essere fuori dagli schemi. Questo ha reso Saviano obiettivo della destra che cerca in ogni modo di sminuire il suo valore e di metterlo fuori gioco, ma senza riuscirci, perché Saviano ha comunque un suo pubblico e un suo peso. 

In questi giorni si sta celebrando il processo a carico dell’autore di Gomorra per alcune dichiarazioni diffamatorie pronunciate nei confronti di Matteo Salvini. Per la prima volta i due si sono trovati vis a vis in tribunale. Matteo Salvini ha raccontato di essersi avvicinato a Saviano per tendergli la mano, ma questi si è sottratto al saluto di Salvini, liquidando il capo del Carroccio con un secco e lapidario “vergogna”. Una reazione giustificata visto che Salvini, che ormai in politica conta quanto un due di picche anche per i suoi alleati, aveva promesso più volte di togliere la scorta a Saviano, minacciato di morte dalla camorra, per questione di consenso elettorale.

Lo scrittore napoletano ha pubblicato l’audio del confronto tra Matteo Salvini e il suo avvocato. Una serie di domande e risposte basate proprio sulla questione della scorta. Salvini, nell’occasione, ha fornito spiegazioni che hanno dimostrato come sia uno statista di bassissimo livello, un politico da quattro soldi, uno che sta al governo solo perché c’è sempre il follower dagli bassi istinti che pende dalla sua bocca. Salvini, infatti, non solo ha ammesso che prima di diventare ministro dell’Interno non conosceva la normativa e dunque non sapeva di non avere alcun potere sulla revoca di una scorta ma ha derubricato le minacce di togliere la protezione a Saviano a “valutazioni politiche”, facendo capire che le sue minacce erano solo mirate a raccogliere voti da quella fascia di follower dagli istinti sempre più terra-terra. 

Salvini ha fatto una pessima figura in tribunale. Ha dimostrato la sua totale ignoranza rispetto alle norme che disciplinano i servizi di protezione. Ha provato a colmare questa lacuna mettendo in campo un rimedio che si è dimostrato peggiore del male, giocando per l’ennesima volta l’unica carta che sa giocare: quello della povera vittima oggetto delle accuse e degli attacchi dei suoi nemici. Ha risposto alle domande dell’avvocato con una narrazione delirante sulla necessità di togliere la scorta a Saviano senza spiegare per quale motivo vorrebbe levare la protezione a un autore finito nel mirino della camorra senza che questo abbia un impatto sulla politica, se non quella di raccogliere voti dalla fazione “antimeridionale”. Lo stesso Saviano ha affondato il colpo: "Mi ha sconvolto perché non si ricordava, ometteva dei passaggi: ha balbettato qualcosa sulla scorta, parlando di valutazione politica. La cosa assurda è che è emersa la figura di un politico che fa e dice cose senza pensarci". Ancora una volta, per l’ennesima volta Saviano ha mandato Salvini in corto circuito, smascherando un capo politico imbarazzante e indegno occupare ruoli istituzionali. 


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