La nuova guerra dell’Isis, la nostra arma è la solidarietà

par Camillo Pignata
lunedì 2 marzo 2015

C'è una guerra che si combatte con le armi tradizionali, e una guerra che si combatte con armi nuove. L’Isis combatte con le armi tradizionali, ma anche con le armi dell’ideologia fondamentalistica, per reclutare soldati e terroristi, e del traffico degli immigrati, per finanziarsi. 

L’ideologia

L’obiettivo del califfato, è provocare uno scontro religioso e di civiltà, tra l’occidente ed il mondo arabo. E a tal fine, combatte con le armi della xenofobia, del razzismo crociato, e del fondamentalismo religioso, che noi dobbiamo contrastare con quelle della tolleranza, dell’integrazione, e della ragione. Il nostro obiettivo è di evitare una guerra santa, e di affermare la convivenza tra la civiltà islamica e quella illuministica. In questa guerra ideologica, il nostro alleato naturale è l’islam moderato, che combatte con le nostre stesse armi. Il nostro nemico è la parte che utilizza le armi del califfato: la guerra santa, la xenofobia. Per questo, bisogna emarginare il cavallo di Troia, il nemico in casa che abbiamo in Europa, ed in occidente, e valorizzare i nostri alleati, l’islam moderato.

La battaglia della comunicazione

Non è la censura l’arma con cui si combatte la comunicazione dell’Isis, ma la capacità critica dei lettori, dei telespettatori, degli utenti dei media. La battaglia della comunicazione non si combatte con l’oscuramento dei messaggi del califfato, con l’intervento di Anonymus, che non potrà mai oscurare tutti i siti dell’Isis, sono troppi. E d’altra parte non si può proclamare la libertà di satira ed utilizzare la censura. E’ una palese, stridente contraddizione, figlia dell’incoerenza e della irrazionalità. La stessa incoerenza dell’Isis, che distrugge le immagini, ma usa le immagini. Il califfato non vuole che il popolo veda le staute degli dei, e così le distrugge. E’ una forma di censura anche questa, diversa dalla nostra ma pur sempre censura. La battaglia della comunicazione si combatte fornendo alla gente la capacità di analisi e di valutazione di questi messaggi, la capacità di vedere la manipolazione mediatica presente in quei messaggi.

La bomba immigrati

C’è un nuovo vecchio business criminale, che ora è diventato estramamente pericoloso, perche è diventato un’arma da guerra del califfato. Un’arma che non è l’infiltrazione di terroristi nel nostro territorio. Questa attività è solo una componente marginale del traffico degli immigrati. Il califfato i terroristi li fabbrica a casa nostra. i terroristi sono cittadini europei ammaliati e convertiti dalle lusinghe del califfato. Il traffico degli immigrati è sopratutto uno strumento di finanziamento che bisogna assolutamente colpire, come quello fornito da alcuni paesi arabi alleati dell’occidente. Occorre sviluppare un’azione politica che tende a fare terra bruciata intorno all’Isis, tagliando le sue fonti di finanziamento. Per questo occorre sapere quali sono i paesi finanziatori e quali rapporti commerciali abbiamo con questi paesi, ed hanno i nostri alleati.

Dobbiamo recidere questi rapporti e indurre i nostri alleati a fare altrettanto. Così come occorre sapere come si sviluppa il traffico degli immigrati chi lo guida e chi lo sostiene per distruggerlo.

E su questo obiettivo, l’Europa deve trovare un amalgama anche perché se fallisce è difficile possa trovarlo per operazioni belliche. Il primo passo concreto in questa direzione è che l’Europa si faccia carico con navi e soldi, della questione immigrati e non lasci sola l’Italia. ll coinvogimento della UE non si può limitare al salvataggio ma deve comprendere anche l’assistenza nei luoghi di partenza e la lotta contro i mercanti di carne umane che trovano nelle nostre mafie, nuovi potenti alleati, e nella Turchia una nuova base logistica. E l’Italia deve subordinare a questo coinvolgimento europeo il suo appoggio alla linea Merkel/ Hollande, sulla questione Ucraina.

Ma questa guerra si combatte, non solo distruggendo il traffico ma anche con il soccorso in mare degli immigrati naufraghi e con una’assistenza dignitosa di questa gente.

La solidarietà è una componente della nostra civiltà, quella che più teme il califfato. Il soccorso agli immigrati è la prova del nove della validità della nostra ideologia e della nostra comunicazione. Rinunciare al soccorso in mare significa rinunciare ad una componente fondamentale della nostra civiltà, e ad un formidabile strumento di comunicazione. Ogni immigrato accolto e assistito diventa messaggero, presso l’islam radicale, dei nostri valori di tolleranza e d’integrazione. 

Per questo il soccorso agli immigrati è una nostra arma di guerra.


Leggi l'articolo completo e i commenti