La nuova Costituzione tunisina: un esempio per tutti

par Segnali di fumo
giovedì 6 marzo 2014

Il 27 gennaio scorso l’Assemblea nazionale costituente tunisina ha approvato la nuova Costituzione, frutto dello straordinario lavoro che tutte le forze politiche post-dittatura, sia di maggioranza che di opposizione, hanno svolto negli oltre tre anni che sono trascorsi dalla Rivoluzione dei Gelsomini, uno dei principali movimenti protagonisti di quella speranza di rinnovamento della società nordafricana che va sotto il nome di “primavera araba”.

L’aspetto principale di questa nuova Costituzione, che tutte le agenzie e gli organi di stampa hanno messo in evidenza, è stato l’approvazione dell’art.20 e dell’art.45: il primo sancisce la parità di diritti tra uomo e donna; il secondo vincola il governo a promulgare leggi che proteggano i diritti delle donne e garantiscano le pari opportunità tra i due sessi. Per un paese arabo di confessione musulmana questo non può che apparire come un evento di portata storica. È utile quindi approfondire la notizia per tentare di capire se effettivamente ci troviamo di fronte a uno di quegli episodi che riescono davvero a incidere profondamente sul corso delle cose.

Per prima cosa ho cercato la notizia sul sito della BBC News Africa. Qui ho trovato una breve ma interessante intervista con Lobna Jeribi, una delle principali esponenti del partito Ettakattol, che nell’esprimere la sua enorme soddisfazione per il risultato raggiunto confessava che mai si sarebbe aspettata, nel momento in cui era nata l’assemblea costituente nel 2011, di poter raggiungere un simile risultato. Non bisogna dimenticare infatti che l’attuale governo tunisino è tutt’ora guidato da forze politiche islamiste, anche se nella coalizione sono presenti forze laiche come appunto il partito Ettakatol di cui Lobna Jeribi fa parte.

Un aspetto che merita di essere sottolineato, e che emerge dall’articolo della BBC, è il ruolo fondamentale giocato dalle donne all’interno dell’Assemblea costituente. Giovani, determinate, con un’educazione internazionale, hanno contribuito in modo decisivo alla stesura della nuova Costituzione. Lobna Jeribi rappresenta al meglio questa nuova generazione di donne che hanno scelto di impegnarsi per il proprio Paese: ingegnere informatico, formatasi prima a Lione e poi a San Diego in California, ha insegnato alla Sorbona di Parigi e alla Scuola di Ingegneria di Tunisi prima di scegliere di unirsi al partito Ettakatol per portare il proprio contributo alla nascita di una nuova Tunisia dopo decenni di dittatura.

Ho poi guardato sul sito di Al Jazeera America, il canale in lingua inglese dell’emittente televisiva araba nata in Qatar, che è diventata un importante attore dell’informazione indipendente a livello internazionale (un suggerimento: andate a leggervi il codice etico). Qui è stato messo in evidenza come la nuova Costituzione non solo sia una delle più innovative di tutto il mondo arabo ma sia anche, caso più unico che raro, il frutto di un lungo dibattito durato oltre due anni al quale hanno partecipato tutte le forze politiche del Paese (islamiste, liberali e di sinistra), che hanno potuto trovare una rappresentanza all’interno dell’Assemblea costituente. Il confronto con quanto successo invece in Egitto è stridente: nello stesso periodo in questo Paese si sono scritte due Costituzioni (con pochissimo dibattito e coinvolgimento dell’opinione pubblica), e c’è stato un colpo di stato militare contro un governo regolarmente eletto.

Un’analisi molto interessante l’ho trovata sul blog americano ThinkProgress dove viene messo in evidenza come gli elementi di assoluta novità e di progresso della nuova costituzione tunisina non si limitino al riconoscimento dei diritti delle donne. La nuova Costituzione tunisina infatti prende posizione sui cambiamenti climatici e l’inquinamento, dichiarando che lo Stato deve provvedere a quanto necessario per la conservazione dell’ambiente e l’uso razionale delle riserve idriche; si occupa della salute dei cittadini, sancendo il diritto di tutti, e soprattutto di coloro che non hanno possibilità economiche, ad avere una assistenza medica gratuita; affronta il tema dei diritti dei lavoratori garantendo il diritto alla nascita dei sindacati e il diritto di sciopero. È interessante notare come alcune di queste norme siano, nella loro formulazione, più avanzate di quelle presenti nelle Costituzioni di molte nazioni occidentali, a cominciare da quella degli Stati Uniti.

Una voce fuori dal coro l’ho invece trovata sul sito Khilafah.com, una delle più importanti voci musulmane ortodosse (e integraliste) sul web. In questo caso la nuova Costituzione tunisina viene aspramente criticata, e rigettato come fonte di disgregazione della famiglia il principio dell’uguaglianza di diritti e di doveri tra uomo e donna. L’aspetto molto interessante di questo articolo è che vengono citate e commentate tutte le fonti del Corano in cui Allah si pronuncia contro questa uguaglianza.

Per la religione musulmana il ruolo della donna è sì importante, e svolto in piena autonomia, ma solo all’interno della casa e nell’educazione dei figli. È solo l’uomo che può e deve occuparsi del sostentamento della famiglia, e che di conseguenza può avere una rilevanza e visibilità sociale. La donna potrà trovare invece la sua realizzazione solo all’interno della vita domestica, nel suo ruolo esclusivo di moglie e madre.

Confesso che solo adesso mi è molto più chiaro il coraggio di donne come Lobna Jeribi e la loro importanza nel processo di rinnovamento della società araba. Sarà solo grazie a persone come loro se, in un futuro speriamo non troppo lontano, anche altri Paesi di confessione musulmana troveranno la forza di promulgare Costituzioni come quella tunisina che sappiano far convivere nella laicità i diritti delle persone e i principi della religione.

Giulia Raimondi per "Segnali di Fumo - il magazine dei diritti umani"


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