La necessità vitale dell’euro nazionale

par Damiano Mazzotti
lunedì 10 settembre 2012

“Solo la creatività può salvare il mondo dall’idiozia della burocrazia”. Amian Azzott

L’antiquato sistema monetario, basato sul debito e sulle costante crescita economica, ha due difetti colossali: causa l’aumento esponenziale e matematico dei debiti privati e dei debiti pubblici e sottrae risorse vitali ai circuiti economici che producono beni e servizi. Infatti, nelle fasi di scarsa crescita o di regressione, questo sistema monetario si trasforma in una macchina mangiasoldi, simile ai casinò, che favorisce, per un periodo, qualche centinaia di azionisti delle banche private e apporta svantaggi per tutta la popolazione per sempre. Il concomitante aumento del prezzo dei prodotti energetici aggrava la situazione finanziaria e monetaria a livello globale come predetto da Marion King Hubbert. 

Anche la civiltà industriale è soggetta alla legge dei rendimenti decrescenti e “Per quanto ci piaccia pensare a noi come qualcosa di speciale nella storia del mondo, in realtà le società industriali sono soggette agli stessi principi che hanno portato al crollo delle società precedenti” e gli eccessi organizzativi, burocratici, militari, fiscali e finanziari predispongono tutte le popolazioni al collasso economico e sociale (Joseph Tainter, storico, “Il collasso delle società complesse”, 1988).

Molti Stati europei, tra cui la Grecia, la Spagna e l’Italia, stanno camminando da troppi mesi vicini al precipizio economico-finanziario e senza un potente gesto creativo si infiammeranno le anime dei cittadini più giovani. Infatti “Quando il mondo è in crisi ha bisogno di una rivoluzione, esattamente come il corpo umano che, se si ammala, reagisce infiammandosi” (Yu Hua, La Cina in dieci parole, Feltrinelli, 2012). Forse in Grecia il sangue inizierà a scorrere per le strade e i primi a pagarne le conseguenze saranno i vecchi politicanti e i dipendenti pubblici incapaci e corrotti.

Una soluzione per avviare una rivoluzione culturale e prevenire questi mali, altamente probabili, è quella di creare una nuova forma di moneta nazionale da affiancare all’euro. Questa moneta dovrebbe essere diversa per ogni Stato europeo e deve avere due caratteristiche principali: non deve maturare interessi e non deve essere convertibile in altre valute. Infatti una moneta che crea interessi col tempo, tende a trasferirsi dai mercati economici dei beni e dei servizi, ai mercati finanziari improduttivi; e una moneta convertibile in altre valute ridiventerebbe un sistema per creare interessi parassitari. Questa dovrebbe avere corso legale solo nel paese di emissione, in modo da scoraggiare l’esportazione dei capitali e l’impoverimento delle economie nazionali.

Non si tratterebbe di un salto nel buio, poiché esiste già un paese che utilizza una moneta simile che non crea debito: “l’isola di Guernsey, un protettorato britannico, possiede dal 1816 una cartamoneta svincolata dagli interessi, non ha debito pubblico, non conosce disoccupazione e vanta un alto tenore di vita” (in “La festa è finita” di Richard Heinberg, 2004, p. 225). Comunque potete approfondire la conoscenza di questo “esperimento economico” leggendo la parte finale di questo articolo di Ellen Brown.

L’euro nazionale italiano potrebbe essere rappresentato dal simbolo EURO-I e per non creare confusione, dovrebbe mantenere gli stessi colori del taglio europeo, cambiandone solo la grafica. Io consiglierei di togliere le rappresentazioni dei ponti e inserirei il ritratto degli studiosi e degli scienziati italiani (i veri autori del progresso nazionale e umano). La Banca d’Italia potrebbe emettere ogni mese 500 Euro-I, presso le banche nazionali, dove ogni cittadino maggiorenne dovrebbe farne richiesta. Ogni cittadino interessato, dovrebbe firmare un documento dove si impegna a utilizzare questo denaro solo in modo legale. Nel caso in cui venisse dimostrato il suo utilizzo illegale, verrebbe sospesa la fornitura mensile per un periodo di almeno un paio di anni.

Questa forma di denaro non andrebbe tassata, poiché non crea rendite di posizione, sfavorisce la tesaurizzazione usuraia e incentiva la circolazione della produzione materiale e immateriale. Si tratta quindi di applicare un reddito minimo di cittadinanza che potrebbe garantire la stabilità sociale e la pace in quasi tutte le nazioni. L’italiano Andrea Pauri è il presidente del comitato che promuove la candidatura del Reddito di Cittadinanza al Premio Nobel per la pace. Qui si può firmare il sostegno a questa candidatura

D’altra parte gli italiani dovrebbero smetterla di incolpare l’euro per i vari mali economici nazionali: a differenza di altri paesi i nostri burocrati non hanno controllato il rispetto dei cambi commerciali lira-euro e il raddoppio dei prezzi di molti beni e servizi è in parte da attribuire alla pigrizia dei cittadini che potevano rinunciare ai loro acquisti e sanzionare direttamente i commercianti e i professionisti più disonesti. In Germania questi salutari controlli ci sono stati.

Inoltre “L’euro aveva prodotto la riduzione del servizio del debito di più di 5 punti del pil (da 10-11 a 5-6), grazie alla diminuzione dei tassi d’interesse. Tale enorme risparmio potenziale, rappresentato dall’aumento dell’avanzo primario, è stato disperso a causa di populistici aumenti delle spese correnti” a vantaggio di pochi privilegiati (Carlo Jean, Geopolitica del mondo contemporaneo, Laterza, 2012). Quel denaro andava investito nella ricerca e nella formazione: oggi staremo già raccogliendo i primi succosi frutti degli alberi della conoscenza. Ma agli italiani manca una vera educazione: non hanno mai imparato “a cogliere da sé i frutti dell’albero della vita” (Adolphe Ferrière, psicologo e pedagogista svizzero).

Quasi tutti i cittadini italiani dovrebbero ammettere finalmente di essere dei mitomani per “l’incapacità di assumersi la responsabilità socio-psico-economico-culturale delle tragedie vissute collettivamente – quando esse si verificano – e di conseguenza la propria totale incapacità al limite della idiozia di poter elaborare il lutto” (Sergio Di Cori Modigliani). La squallida conferma di questo disturbo mentale c’è stata con l’umiliante sconfitta calcistica ai campionati europei con la Spagna e con gli assurdi festeggiamenti avviati da parte dei politici e dei giornalisti che contano (soprattutto i soldi in banca accumulati grazie alla mediocrità parassitaria).

Mentre tutti i politici europei dovrebbero rammentare come finì l’Impero Romano: nel “quinto secoli la gente era pronta ad abbandonare la civilizzazione [e si trasferiva presso le popolazioni barbariche], pur di scappare dal terribile carico di tasse che l’Impero imponeva” (Robert Adams, “Decadent Societies”). Così, se non si faranno innovazioni monetarie nei prossimi mesi, nei prossimi anni collasserà qualche nazione, qualche confederazione o più probabilmente “La civilizzazione si disgregherà nel suo complesso. I competitori che si evolvono allo stesso modo, collassano in modo simile” (Joseph Tainter).

Invece i lavoratori di tutti i paesi dovrebbero tenere presente che “Alla luce delle numerose festività celebrate nelle società medievali, il tipico servo della gleba di allora godeva in realtà di molto più tempo libero, su base annuale, del tipico lavoratore stipendiato di oggi”. E i giovani lavoratori devono capire “che nell’arco di vita della generazione dei baby boomer è stata consumata oltre la metà delle riserve totali di petrolio del pianeta” e la festa sta finendo (Richard Heinberg, “La festa è finita. La scomparsa del petrolio, le nuove guerre, il futuro dell’energia”).

Infine concludo con le parole di un vero imprenditore: “Non investiamo nemmeno un euro nella finanza, perché noi sappiamo come produrre, come inventare mercato, avendo come fine la ricchezza collettiva della comunità, altrimenti questo lavoro non avrebbe senso” (Leonardo Del Vecchio, un orfano che è diventato l’uomo senza padroni e senza padrini che ha creato Luxottica). 


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