La ’ndrangheta (seconda parte)

par l’incarcerato
lunedì 14 settembre 2009

La prima parte è qui

Immaginate una grande quercia, una di quelle enormi che primeggiano tra tutti gli altri alberi. Quello viene preso come simbolo per la ’ndrangheta e viene chiamato l’albero della scienza. Anzi rappresenta la struttura di ogni ’ndrina. Alla base della quercia viene collocato il capo-bastone o mammasantissima ossia quello che comanda. Il fusto (il tronco) rappresenta gli sgarristi che sono la colonna portante della famiglia. Il rifusto (grossi rami che partono dal tronco) sono i camorristi che rappresentano gli affiliati con dote inferiore alla precedente. I ramoscelli (i rami propriamente detti) sono i picciotti, cioè i soldati della ’ndrangheta. Le foglie (letteralmente così) sono i contrasti onorari, cioè i non appartenenti alla ’ndrangheta. E infine ancora le foglie che cadono sono gli infami che, per la loro infamità, sono destinati a morire.

Le foglie che cadono, in parole povere, sono gli affiliati che non hanno rispettato i loro "valori", e uno di quelli è l’omertà. Chi non la rispetta viene ammazzato con cinque pugnalate nel petto, tramite la zaccagna. Il loro coltello simbolo.

Chi non appartiene alla ’ndrangheta, perchè non ha nessun vincolo parentale, c’è un rito che ti permette di entrare per altri vincoli di sangue.

Questo rito avviene alla presenza del capo-bastone il quale punge l’indice destro dei due affiliati e, successivamente, li unisce in modo che vi sia un contatto di sangue che, mescolandosi, va a cadere su una delle immagini sacre che, succesivamente, viene bruciata.

Da quel momento gli affiliati diventano "fratelli".

Sulle origine della ’ndrangheta si sono fatte molte ipotesi. Il nome farebbe pensare ad un etimo greco. Il linguista Paolo Martino sostiene che ’ndrangheta deriverebbe dal greco classico, quello parlato nella zona di Bova, in provincia di Reggio Calabria, e precisamente da andragathos che significa uomo coraggioso, valente. In effetti in molte zone del Reggino il verbo ’ndranghitari, dal greco andragatizomai, significa assumere atteggiamenti mafiosi, spavaldi, valorosi.


Potrebbe essere così, e ciò potrebbe far pensare che addirittura la mafia calabrese abbia origini risalenti fin dalla Magna Grecia. Loro, come le altre mafie, hanno i loro padri fondatori di riferimento: Osso, Mastrosso e Carcagnosso.

Si narra che nel Seicento su una nave partita dalla Spagna si erano imbarcati tre nobili cavalieri costretti a fuggire per aver lavato nel sangue l’onore di una sorella sedotta. Sbarcati sull’isola di Favignana, Osso, votandosi a San Giorgio, decide di restare in Sicilia dove fonda la mafia. Mastrosso, devoto alla Madonna, si trasferisce in Campania dove organizza la Camorra. Mentre Carcagnosso, con l’aiuto di San Michele Arcangelo, punta sulla Calabria dove dà vita alla ’ndrangheta.

Le mafie nostrane, come potete vedere, hanno un qualcosa di simile con le Triadi cinesi che, secondo la leggenda, sarebbero state fondate da tre monaci buddisti che si ribellarono contro una dinastia. Storie simili popolano l’immaginario dei Wakashu o dei chimpira, i picciotti della Yakuza, la mafia giapponese, sviluppando una sorta di identità collettiva che permette agli affiliati di riconoscersi tra di loro.

E allora capita che ogni anno tutte le ’ndrine si riuniscono in un luogo sconosciuto e festeggiano il loro essere assassini e spietati criminali al ritmo della tarantella. Pensate che la mafia calabrese ha inciso anche dei dischi.

Oramai su internet si pubblica tutto, su YouTube accettiamo con rabbia che facciano pubblicare video fascisti e inneggianti al razzismo, pare che l’apologia del fascismo non sia più un reato. Ma io non posso accettare che si permetta di pubblicare la musica inneggiante ai "valori" della ’ndrangheta come qui o qui, e nel primo video tra l’altro l’artefice si firma con nome e cognome: Morabito, proprio come l’omonima ’ndrina molto potente in Calabria.

E leggendo anche qualche commento, devo dire se Saviano ha parlato di Gomorra, qui qualcuno deve cominciare a scrivere un romanzo anche su Sodoma. Che è la peggiore.

Ancora non ho detto niente sulla più grossa montagna di merda, l’inchiesta continua.


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