La nausea della giustizia fra impunità e occultamento. Ed Alfano “guarda e passa”
par alfadixit
martedì 1 febbraio 2011
Il problema della giustizia ha superato il livello di guardia ma ancor più sconcerta l’assenza di chi se ne dovrebbe occupare. Alfano in primis. La nausea dell’uomo della strada.
Ancora una volta il solito vittimismo, il solito piagnisteo. Adesso attraverso proclami internet, versione moderna del balconcino di Palazzo Venezia. Eppure non si capisce perché tanta foga contro i giudici quando basterebbe difendersi normalmente come tanti hanno fatto prima di lui. Gardini, Andreotti, Craxi, Tanzi, Ciarrapico, Fiorani, Dell’Utri, Cuffaro, così tanto per fare qualche nome. Qualcuno ci ha pure lasciato la vita per non aver sopportato “l’odore del fango”. Uomini di altro stampo si dirà, non c’è dubbio.
Ci sono state inchieste conclusesi nel nulla e altre con arresti e condanne. Del resto le regole della democrazia sono queste, si basano sulla separazione dei poteri e ciò ha rappresentato la miglior garanzia di equilibrio. Chi non lo accetta cambi pure mestiere. Ma che la giustizia sia malata non c’è dubbio; anche alla inaugurazione dell’anno giudiziario, come accade già da decenni, abbiamo assistito alla solita commedia. La macchina non funziona, è lenta, inefficiente. Un’ingiustizia insomma.
Ed incredibilmente Alfano dice che lui non c’entra, che sono gli altri, che manca la squadra. Saranno forse i giudici comunisti anche qui. O forse saranno le intercettazioni che portano in evidenza troppa “porcheria”. Ha ragione il premier, bisogna proprio eliminarle, non avremmo problemi. Potrebbero sparire mafia, corruzione, sexgate, Ruby, evasioni, affari sporchi. Un bengodi insomma. Ma c’è un piccolo particolare. Gli italiani non sono d’accordo. I tanti “omini della strada” del nostro paese, i cittadini insomma, quelli che la Marcegaglia definisce “altra italia”, non si fidano, considerano il sistema, ed in primis la politica, sporca densa di malaffare e per quanto narcotizzati hanno capito benissimo che radice del problema è il malaffare stesso, non le intercettazioni considerate invece utili a combattere questo ciarpame. Il problema non è la privacy, come ci vogliono far credere, ma l’indebolimento dell’azione investigativa che libererebbe spazi di manovra per i soliti “furbetti del quartierino”.
Alfano ed il Premier, in due anni, si sono dedicati a questo, a testa bassa. Impunità e occultamento. Null’altro. La giustizia dei cittadini non è un problema, semplicemente non esiste. Qualunquemente.