La mobilitazione continua: next stop la discussione della riforma Gelmini

par Concetta Di Lunardo
giovedì 16 dicembre 2010

Nessuno avrebbe potuto prevedere l’entità di una manifestazione che ha segnato una giornata importante per la storia del nostro paese. L’Italia vive uno dei momenti più difficili del conflitto sociale. Mentre i palazzi della politica si barricano e blindano ai manifestanti gli spazi di tutto il centro storico della capitale, un fiume di persone protesta legittimamente; sono in tanti, centomila, a documentare un’umanità diversa che si organizza dal basso e che rappresenta tutti i campi della vita sociale: scuola e università, lavoratori e precari, comitati ambientalisti, terremotati dell'Aquila, etc. Chissà quale commozione ha provato questa volta la ministra del più discusso DDL della storia dell’Università italiana, rispetto allo stupore di qualche settimana fa, quando faceva finta di non capire le ragioni per le quali generazioni distanti e senza confidenza sfilavano per non lasciarsi depredare del loro futuro. Martedì centomila anime hanno sfilato contro quel governo che contestualmente faceva le alchimie dei numeri per la fiducia, ma lo scarto dei voti è stato così risicato che ormai anch’esso è precario e senza futuro. Tra qualche giorno avremo anche i risultati del voto al Senato del DDL della ministra Maria Stella Gelmini e poi sapremo se questo governo passerà alla storia per aver considerato la conoscenza un lusso inutile e pericoloso. Chissà se tra le “meraviglie che produce la democrazia”, tanto per parafrasare Tocqueville, egli aveva immaginato proprio quel genere di pericolo che ha come effetto collaterale la presunzione ideologica, oppure la nascita un grande movimento studentesco di protesta, o entrambe le cose. Sono giovanissimi gli studenti che hanno immaginato con passione un futuro ed è un fatto che all’indomani delle cariche della polizia e della guerriglia urbana che hanno messo a ferro e fuoco il centro di Roma, all’indomani dai fatti gravi e violenti che si consumavano contestualmente nelle strade e nel palazzo arrivano le repliche dei movimenti degli studenti che hanno animato da settimane le piazze pacificamente. A ridare prospettiva al movimento studentesco non solo l’importanza che esso ha rivestito nell’attuale dialettica politica, ma anche l’impegno a ritornare pacificamente in piazza contrari a ogni forma di violenza.

Diagnosi condivisa anche da Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell'Udu 4, l'Unione degli Universitari. "La giornata di ieri ha visto una grande partecipazione degli studenti in tutta Italia. E i gravi atti di violenza non appartengono al movimento studentesco". Poi, le prospettive: "Supereremo questi episodi: continuando la mobilitazione in occasione della discussione della riforma Gelmini al Senato con le modalità pacifiche come abbiamo fatto in questi mesi". Non potrebbe essere altrimenti. Per Paterna, la posta è alta: "In gioco c'è il futuro del Paese e di noi giovani. Dobbiamo essere in grado di portare la società civile a rendersi conto di cosa significa questa riforma per il futuro del Paese". Alla denuncia delle violenze si unisce anche Alessandro Pezzella, della Rete29Aprile 6. Quelli del tetto della Sapienza: "Questi cento teppisti riescono sempre a oscurare noi, che siamo migliaia di manifestanti pacifici". Il pericolo adesso è la strumentalizzazione: "la propaganda che ci stanno montando sopra, sfruttando questi atti riescono a convincere le masse che le proteste sono violente e distraggono l'attenzione dalle motivazioni dei pacifici". L’analisi è che mai come oggi diventa urgente il sostegno di chi nella vita sociale e politica non si rassegna a chiedere un po’ di più all’esistenza e lotta con passione civile per dare un contributo al bene di tutti.


Leggi l'articolo completo e i commenti