La mafia invade il nord Italia

par Fabrizio Oliveri
mercoledì 9 marzo 2011

L’allarme della Direzione Nazionale Antimafia: dopo la Calabria, la Lombardia è il territorio più colonizzato dalla ’ndrangheta. Allarme più volte ignorato e snobbato da cittadini e politici, che si credono immuni. Incoscienza o malafede?

La mafia, si sa, è una "potenza" economica. Ed è risaputo che le cosche vanno a cercare affari lì dove è più conveniente e fruttuoso. Se i territori "casa madre" nel sud del Paese come Campania, Calabria e Sicilia sono ormai stati prosciugati anche grazie alla collusione di una buona parte della politica, ci si sposta al Nord, nelle regioni più ricche, dove è possibile fare grossi affari.

È questo l'allarme lanciato dalla Direzione Nazionale Antimafia nella sua relazione annuale, che quest'anno ha superato le 1100 pagine. L'ennesimo allarme. Ancora oggi infatti, gran parte dei cittadini e soprattutto dei politici delle regioni del Nord che sono state contagiate dal fenomeno mafioso, hanno cercato di sminuire. Non si sa se a causa di un incosciente orgoglio "padano" o per malafede, perché è chiaro che la mafia tenta sempre di agganciarsi alla politica.

La notizia sta nel fatto che la Lombardia è ormai diventata un'enclave della 'ndrangheta calabrese: qui la malavita organizzata è sempre più autonoma e in cerca di grossi affari illeciti, anche se per le decisioni più importanti rimane sempre in contatto con le cosche dei territori d'origine.

Il cancro mafioso non si arresta né si trasferisce, ma si allarga, creando "metastasi" in Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia Romagna. La relazione annuale della Dna parla di 'ndrangheta perché è l'organizzazione mafiosa più forte sul territorio italiano: quella che si è espansa di più e che ha travalicato i confini regionali più di tutte le altre.

Nonostante questo ennesimo allarme però, gli amministratori locali, soprattutto quelli della Lega, tendono a minimizzare. Anzi si ritengono quasi insultati se gli si fa presente che gli apparati statali delle loro regioni sono già infiltrati o protrebbero diventarlo in un immediato futuro. E tutto ciò è estremamente pericoloso, poiché si conoscono già le sorti delle regioni italiane ormai compromesse dal morbo mafioso. Quindi, come direbbe Lubrano, la domanda sorge spontanea: è incoscienza o malafede?


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