La madre di tutte le domande a cui Berlusconi non risponderà mai…

par crazyhorse70
mercoledì 16 settembre 2009

La madre di tutte le domande a cui Berlusconi non vuole rispondere é quella che spiega tutto ...

Se il premier non risponde alle 20 domande di Repubblica o degli altri giornali di tutto il mondo sulle sue storie di sesso è un problema che riguarda la politica e l’informazione.

Ma qualcuno dovrebbe ricordargli che chiarire i suoi rapporti con la mafia e l’origine di Forza Italia attiene anche alla legge penale e, lodo Alfano o meno, prima o poi occorre rispondere, qualcuno dei suoi dovrebbe rammentarglielo.

Antefatto. La storia dei rapporti di lavoro fra Alberto Mori e Paolo Berlusconi è stranota: i due erano soci all’inizio dei ’90 in una ditta di costruzione siciliana oggetto di indagine per mafia.

I berluscones a lungo hanno sostenuto che fosse un menzogna e lo stesso prefetto Mori ha detto che quell’Alberto non fosse suo fratello.

Oggi notizia freschissima la DIA conferma che si trattava invece del fratello e che c’era stato solo un errore di trascrizione materiale del nome, Alberto e non Giorgio Mori.

Quindi era proprio lui in affari nella CO.GE di Paolo Berlusconi indagato per appalti mafiosi. Tale elemento è utile a chiarire la stessa figura del prefetto, perché è lo stesso personaggio protagonista della trattativa di cui parla il figlio di Ciancimino, l’inchiesta sul “papello”. Tale papello conterrebbe le prove dei rapporti fra politci e mafiosi nei mesi successivi alle stragi 1992-1993. In quei mesi , infatti, i boss mafiosi chiesero una mano allo stato in cambio della fine delle ostilità (c’è una lettera di tale tenore sequestata nei magazzini dell’ex sindaco di Palermo)

Detto l’antefatto in queste settimane Berlusconi ha iniziato una guerra mediatica preventiva contro i magistrati antimafia di Palermo titolari del’inchiesta di cui sopra: lui ed i suoi giornalisti ogni giorno prevedono l’oggetto delle indagini sempre mettendo le mani avanti e definendo ogni aspetto come “diffamatorio e frutto di complotto” .

Qualche volta si tradiscono per eccesso di “imprudente previsione”.

Mi ha colpito in particolare il modo di trattare l’argomento di questi prezzolati giornalisti, che nel temere che si rispolverino “i rapporti professionali tra il fratello del generale ed il gruppo Fininvest”, ripetono tutti la stessa solfa ovvero che ” Berlusconi al tempo richiamato dalle indagini (quindi successivamente alle bombe del 1993 ) non avesse ancora alcun potere …” ed indicano come possibile riferimento istituzionale dell’accordo criminale piuttosto l’avversario politico di allora, Luciano Violante.

Devo dire che in verità Violante è l’unico ad aver spontaneamente risposto alle domande rivoltegli dalla DDA di Palermo e tutti possono rendersi conto se sia credibile o meno, leggendo gli atti che sono pubblici. Ma qualunque sia stato il ruolo di Violante - nessuno lo ha smentito finora - rimane il gigantesco masso sulla democrazia e sulla verità storica, oltre che giuridica, di sapere qualcosa direttamente dal premier anche perché é assolutamente falso che egli non avesse interessi politici in quelle settimane visto che stava costruendo ex novo un partito politico. Inoltre i dubbi sulle origini mafiose del berlusca sono ormai ventennali e spesso auterevoli e non sinistrorsi, visto quel che pensava anche il giudice Borsellino nella famosa e censuratissima intervista televisiva che dovremmo pubblicare tutti come un tormentone specialmente per qualche duro d’orecchio dei dintorni [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=DN9i...]

Tornando a bomba colpisce anche un altro aspetto della vicenda. In questi mesi, sempre secondo i Ghedini Boys, il sistema di informazione del premier ha fatto apparentemente molta acqua, come quando “tutti entravano ed uscivano da Villa Certosa senza che si sapesse chi fossero” o come quando lo stesso "premier non sapeva chi fossero le tante ragazze portate da Tarantini". Il virgolettato è perché trattasi delle esatte loro dichiarazioni pubblicate sui giornali.

Allora che qualcuno mi risponda, di grazia: come mai Silvio Berlusconi riesce a sapere in anticipo che “due procure, quella di Palermo e di Milano, cospirano” contro di lui, ma non è mai riuscito invece a sapere, né anticipo né dopo, che le 30 ragazze 30 portategli fin sull’orlo del lettone da Tarantini erano in buona parte delle escort? E come mai per mesi ha ignorato che le gentili puttane (in effetti come qualcuno ha già detto questo termine è più onesto) con le quali faceva sesso erano pagate proprio per soddisfare i suoi appetiti?

La verità è ormai un’altra: all’apice del potere deborda caracolla e cade sbracando.

Tra i progetti governativi da realizzare, il Cavaliere ha messo anche la sconfitta definitiva della mafia e, però, sa di non farsi male a parole da quel lato così prodigo di sostegni elettorali, perché gli atti concreti del suo governo sono abbastanza rassicuranti: magistratura da normalizzare, intercettazioni da azzerare, bavaglio alla stampa, capitali sporchi da far rientrare, ecc.

Macigni in giro ce ne sono, specie con il processo Dell’Utri in appello, ma non si aspettava una precipitazione degli eventi come quella registratasi in questi giorni con le inchieste riaperte a Palermo e Milano sulle stragi, né poteva pensare che gli potesse arrivare una qualche autorevole bordata dall’interno del Pdl. La reazione è stata scomposta.

Il nervosismo che già si notava per le questioni gossipare estive ha raggiunto livelli parossistici ed ormai il piano inclinato comincia ad essere anche scivoloso: la situazione potrebbe precipitare a breve per le note e plausibili vicende di questi giorni con Gianfranco, Pierfery, Francesco ed altri ancora nell’ombra…


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