La lunga marcia per la trasparenza della P.A.
par Bernardo Aiello
mercoledì 5 agosto 2009
Ufficio Provinciale del Lavoro, Ufficio periferico dell’Assessorato Regionale al Lavoro; in particolare Unità preposta alla disabilità, nuova e moderna, in un palazzo al centro cittadino, affollata di impiegati, di computer, di scrivanie piene di pratiche e di incartamenti.
L’Unità gestisce anche le assunzioni nel pubblico impiego dei disabili, che non richiedono pubblico concorso, ossia le selezioni per le mansioni minori, quali uscieri, telefonisti, etc..
Per i normodotati questo tipo di assunzione, da sempre, è la prediletta di chi non ha le qualità per vincere un concorso; poi, a furia di promozioni, si passa alle mansioni che interessano, fino alla dirigenza. Perché nessuna norma lo vieta, come invece dovrebbe.
Per i disabili, invece, allo stato delle cose, è l’unico modo per essere assunti in quanto le Pubbliche Amministrazioni hanno trovato il sistema per eludere la normativa che prevede la riserva di posti per i disabili nei concorsi.
Funziona così: le prime assunzioni vengono fatte a tempo determinato, ossia vengono assunti dei precari; dopo un paio di anni di precariato, le assunzioni vengono trasformate in definitive mediante concorsi riservati ai precari. Ed i disabili? E la riserva di posti prevista dalla legge? Orbene, le Pubbliche Amministrazioni hanno deciso che non è loro obbligo rispettarla nelle assunzioni di precari, malgrado nulla di ciò sia scritto nella legge ; alle assunzioni definitive, poi, vengono ammessi solo i precari; e come per incanto il disabile è bello e fregato.
Sia ben chiaro che non si tratta di Pubbliche Amministrazioni minori: questa pratica viene posta in essere, ad esempio, dal Ministero della Pubblica Istruzione per il personale delle segreterie delle scuole. Ci si chiede perché spendiamo i soldi per mantenere a Roma un Parlamento a fare le leggi, se poi ognuno, Ministri compresi, fa quello che crede.
Comunque sia di ciò, è questo il posto giusto per avere notizie di assunzioni per chiamata diretta per selezioni di disabili.
Orbene, nel confrontarsi con questa Unità, il cittadino non gode di alcuna forma di sostegno intellettuale: nelle librerie non esiste alcun codice che riporti in maniera organica la normativa in favore dei disabili. Pertanto, ignorante delle regole che disciplinano la materia, si presenta all’impiegato che riceve il pubblico. E riceve la notizia che è necessario un ulteriore accertamento della Commissione Medica, come da modulo seduta stante stampato e consegnato.
Sul modulo l’impiegato segna, fra cinque possibilità scaturenti ciascuna da una specifica norma di legge, quella giusta; ed il cittadino deve presentare questa richiesta senza avere conoscenza alcuna della norma che richiama e che pretende sia applicata.
Insomma, ci si sente non molto diversi dai contadini della Cina medioevale dinanzi alla classe dei Mandarini. E si pensa subito a trovare all’interno dell’Ufficio il classico “amico che ti fa il favore”, ossia che ti spieghi come stanno esattamente le cose. Secondo la più pura e rigorosa prassi di “clientelismo civico”.
Sarebbe molto chiedere che l’Assessorato Regionale al Lavoro pensasse ad un diverso accesso del cittadino, in questo caso disabile, ai servizi dell’Ufficio?
Magari riportando su Internet la normativa da applicare ed un breve commento illustrativo? E per chi non fosse uso ad Internet, lo rendesse disponibile stampato all’Ufficio, magari anche a pagamento? E perché questo non farlo sempre ed in ogni Unità ?
Magari riportando su Internet la normativa da applicare ed un breve commento illustrativo? E per chi non fosse uso ad Internet, lo rendesse disponibile stampato all’Ufficio, magari anche a pagamento? E perché questo non farlo sempre ed in ogni Unità ?
Giriamo la domanda al Ministro Brunetta, tutto proteso a cambiare il mondo della Pubblica Amministrazione attraverso la trasparenza: si potrebbe cominciare da queste banalità.