La liquefazione: il Governo perde in Parlamento

par Voltaire
mercoledì 12 ottobre 2011

Non era mai accaduto a PDL e Lega di essere sconfitti in Parlamento quando in aula si trovava Silvio Berlusconi. E’ successo ieri. Con 290 voti favorevoli e 290 contrari ed una maggioranza necessaria di 291 il governo è andato sotto, non riuscendo a far passare l’articolo 1 del rendiconto generale dello Stato.

Non è un fatto di poco conto. Il provvediemento rappresenta un adempimento previsto dalla legge di contabilità, non passando il primo articolo potrebbero decadere i rimanenti 18 che compongono la legge.

La giunta del regolamento della Camera, altro organo in cui il Pdl e la Lega hanno perso la maggioranza, si pronuncerà oggi su come andare avanti sull’esame della legge.

E ora che fare? Che credibilità ha un governo che non riesce a far passare norme essenziali come il bilancio, o la legge comunitaria anch'essa respinta pochi mesi fa alla Camera?

Che fine ha fatto la maggioranza granitica, politicamente solida che Berlusconi dichiara di avere per garantirsi la sua permanenza a Palazzo Chigi?

Siamo davvero alla fine? Il Cavaliere ha deciso di farsi rosolare a fuoco lento da alleati ed ex sodali che pubblicamente gli dichiarano la fiducia ma poi alla prova dei fatti gli negano costantemente il consenso?

Un tempo era l’ex procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli che agli attacchi della politica dichiarava di volere “ Resistere, resistere, resistere”. Oggi è il suo ex avversario Silvio Berlusconi che, pur costatando l’assenza dei presupposti per continuare a governare decide di arroccarsi in una situazione di stallo, pericolosa per l’intero paese, cercando disperatamente di resistere, resistere, resistere.

Ma quanto potrà durare? Si vuole continuare a falisificare il consenso reale del governo proseguendo la compravendita di voti parlamentari come ha denunciato ieri Antonio Di Pietro? Oppure si deciderà una volta per tutte di risolvere la questione alla radice sfiduciando apertamente il premier?

Sicuramente ormai le intenzioni del paese coincidono con l’urlo che si levava ieri dagli scranni del Parlamento, che quasi compatto gridava, sotto gli occhi costernati di Silvio Berlusconi, “dimissioni, dimissioni, dimissioni!”.

 

 

 


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