La libertà di morire di un grande artista

par Pere Duchesne
giovedì 2 dicembre 2010

Nota a margine di una "brutta" morte

Credo abbia colpito tutti la dignità con cui Mario Monicelli se ne è andato. Non lo conoscevo di persona, non ho visto né letto le sue interviste, ho solo visto molti dei suoi film, qualcuno mi è piaciuto, altri di meno.

E’ stato un artista, un intellettuale, e di lui quindi mi hanno interessato solo le sue opere, non quello che può aver detto, né le sue opinioni politiche. Una persona che arrivato al termine della sopportazione di una vita che non voleva più vivere, ha deciso il proprio destino. Purtroppo ha dovuto scegliere un modo “brutto”, gettarsi da un balcone del quinto piano e rimanere poi per ore, così ho sentito, sul marciapiedi vicino al pronto soccorso.

Questo perché nel nostro paese non è possibile porre coscientemente termine alla propria vita in modo dignitoso, perché nessun medico ti fa un’iniezione letale o ti dà una pillola mortale: anche se magari lo farebbe in cuor suo, il suo gesto avrebbe conseguenze penali. La democrazia, si dice, dà piena libertà all’individuo, ponendo il solo limite che la sua libertà non sia nociva alla libertà di un altro. Se una persona è religiosa e pensa che il suicidio sia contro la legge morale, è libero di pensarlo e di dirlo, ma non può imporre ad esempio ad un laico di pensarla allo stesso modo, e quindi costringerlo ad uccidersi disfacendo il proprio corpo, gettandosi da un balcone o sparandosi.

Se sono un uomo libero, devo potere liberamente decidere del mio destino, anche con il suicidio, e nessuno deve limitare questa mia libertà.


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