La libertà "democratica" di scegliersi un padrone: dall’Opus Dei alla politica

par Emilia Urso Anfuso
lunedì 1 luglio 2013

Esiste, in un ambiente ancora troppo poco noto alle masse, un motto che recita: “Chi obbedisce, non può mai sbagliare”. Non è un motto tradizionale di un qualche esercito o di un collegio di cadetti di qualche nazione in odore di regime dittatoriale.

E’ il motto che circola da sempre - e che viene recitato come un mantra o meglio, una preghiera - negli ambienti dell’Opus Dei: “l’opera di Dio” a metà fra ambiente clericale e ambiente laico, con forti aderenze sia nei vertici della Chiesa cattolica sia in quelli del mondo industriale, imprenditoriale, politico e laico della nostra società.

L’Opus Dei è quel “mistero” che si frappone fra la fede dei comuni mortali e la fede smisurata a un potere che disumanamente giunge ad annientare i propri adepti, castigandoli – sempre per “volere di Dio” – a un’esistenza di tormenti e privazioni al limite massimo dell’osservanza dei minimi criteri di diritti umani, per cui milioni di persone sparse nel mondo, credono di aver votato se stesse a un’entità altra, trascendente, scoprendo solo a misfatto compiuto e solo in rari casi, di esser stati raggirati da un’organizzazione composta da uomini, esseri umani, cui delle anime e della misericordia importa meno che di sapere che oggi ci sarà una moria di zanzare causata da un’ondata anomala di freddo.

Poiché avendo scelto di aprire questo mio articolo con un argomento che – ogni qualvolta mi prenda la briga di affrontare – fa venire le bolle verdi ad alcuni lettori particolarmente vicini o simpatizzanti di certe organizzazioni, facendo scaturire in loro un immediato disprezzo per la sottoscritta al punto che molti mi augurano – molto “misericordiosamente” – di morire, consiglio a tutti l’interessantissima lettura di alcuni libri non scritti da me, ma dal bravo giornalista Ferruccio Pinotti che oltre ad aver scritto molti libri e tutti interessanti anche sui temi della Compagnia delle Opere e di CL, ci ha regalato un’interessante inchiesta sui segreti dell’Opus Dei attraverso la pubblicazione del suo libro: “Opus Dei segreta” che non è frutto di “sue immaginazioni” ma la dettagliata rendicontazione scritta di diverse testimonianze di ex numerari e numerarie – i cosiddetti preti e suore “laiche” dell’organizzazione – che hanno scelto di uscire dopo anni dall’Opera dopo aver sopportato provazioni inenarrabili che in alcuni casi hanno portato a degenerazione quasi totale delle proprie capacità di critiche e di intelletto.

Se anche queste letture non soddisfacessero alcuni, potete sempre confrontarvi con la lettura dei contenuti del sito Opuslibros, fortemente voluto da una fuoriuscita numeraria spagnola che ancor oggi si batte – insieme da altri ex adepti – affinché i diritti umani alienati agli aderenti all’Opus Dei vengano riscattati grazie all’Informazione e anche grazie a sentenze che ristabiliscano i diritti civili inalienabili in qualsiasi parte del pianeta.

Per facilitare la lettura, se cliccate sulla scritta “Opuslibros” che avete trovato sopra, vi si aprirà la versione del sito tradotta con il traduttore di Google.

Compiuto il voluto chiarimento, al solo fine di mettere ogni singolo lettore nella condizione di non slanciarsi subito in commenti che perderebbero immediatamente efficacia anche in considerazione di un “trend” molto attuale, che è quello di dissentire spesso da qualsiasi cosa scritta da una qualsiasi persona iscritta all’Ordine Professionale dei Giornalisti – di cui mi pregio di far parte - proseguo riallacciandomi al motto iniziale: “Chi obbedisce non può mai sbagliare”.

All’interno dell’”Opera di Dio” il motto assume aspetti inquietanti per il solo fatto di dover essere tradotto e letto unicamente come patto indissolubile fra alcuni esseri umani e l’organizzazione che - convinti di aver deciso in piena libertà – donano completamente la propria esistenza e anche i loro beni mobili, immobili ed economici. A Dio?

No. All’Opera. Che difatti, attraverso la regola dell’obbedienza assoluta a regole assolutamente create inizialmente da un altro essere umano – Josemaría Escrivá de Balaguer - fondatore agli inizi del secolo scorso dell’Opera di Dio e molto vicino al Generale Franco in Spagna – allo scopo di assoggettare totalmente gli umani e renderli totalmente schiavi, continua la sua vera e unica opera che è quella del proselitismo o “apostolato” come preferiscono chiamarla negli ambienti interni. Escriva' è stato peraltro nominato "Santo"...

Ho scelto di iniziare a parlare della “libera e democratica scelta di divenire schiavi” all’interno dell’Opus Dei, perché credo che sia l’immagine più chiara di come il potere in mano agli uomini, ad alcuni uomini, possa compiere il misfatto più infame che è quello della privazione e negazioni di qualsiasi fondamento di Libertà, Democrazia e Giustizia nei confronti dell’umanità.



E l’Opus Dei è solo uno dei tanti criteri per cui possiamo considerare senza ombra di dubbio come su questo pianeta e da sempre, nessuno mai abbia davvero considerato che la libertà umana, il sostegno alla capacità critica e la dignità dell’Uomo siano i fondamentali dei poteri umani così come li conosciamo.

Considerate un fatto, magari dopo aver un po’ approfondito per altre vie la conoscenza della vera Opus Dei: lo stesso Papa Giovanni Paolo II che tutti abbiamo tanto amato, pur conoscendo molte delle agghiaccianti realtà quotidiane in seno all’Opus Dei, ha di fatto consentito che l’Organizzazione assumesse nuovi poteri e nuovi livelli di autonomia decisionale all’interno della Chiesa. Ciò a dimostrazione di come tutti coloro che fanno parte dei vertici più alti di una qualsiasi organizzazione di potere internazionale, pur magari nelle migliori delle intenzioni, non possano mai dissentire più di tanto da un diktat che accomuna il potere stesso: il nutrimento del potere si svolge solo attraverso l’assoluta sottomissione delle masse. Può chiamarsi Chiesa, Opus Dei, Lobby, Partito politico: tutti si nutrono grazie alla schiavitù dei propri adepti.

Se così non fosse, non esisterebbe il concetto di “potere”. E difatti, come più volte ho avuto modi di scrivere in molti miei articoli, si crea un ossimoro ogni qualvolta a criteri quali la religione o la politica si associ il criterio di “potere”.

Fatto salvo quanto fin qui descritto, come possiamo noi comuni mortali pensare anche solo lontanamente di vivere in condizioni di libertà e democrazia dal momento che qualsiasi organizzazione umana esistente per “dirigere” le popolazioni, possa realmente mettere in atto i criteri fondamentali della Democrazia, della Libertà e della dignità umana?

Non è platealmente possibile, in quanto per “gestire” le masse - sia che si tratti di fedeli ad un credo religioso sia che si tratti di simpatizzanti di un qualche partito politico - l’unico criterio utilizzabile per la gestione dell’umanità è la negazione della Libertà, attraverso la privazione della capacità critica e della dignità, esercitata attraverso la negazione di qualsiasi percezione della realtà corrente.

Come si fa a negare e privare le popolazioni di fedeli e di simpatizzanti, in poche parole i cittadini del mondo, di questi due fondamenti dell’umanità senza far troppo percepire che si sta mettendo in atto una bieca strategia per ottenere il risultato della “democratica condizione di schiavitù”?

Si privano gli esseri della capacità di senso critico, attraverso le varie strategie di propaganda che vanno dalla manipolazione dell’Informazione (la politica la usa da decenni e decenni) o dalla sottomissione a una “regola” che viene venduta per “volere di Dio”. In ambo i casi, per verificare la veridicità di quanto ho appena affermato, basta riflettere su quanto poco spesso chi impone le “regole” o le “leggi” nel mondo clericale come in quello politico, sia aderente alle stesse.

In conclusione, mi appello alla coerenza di tutti i cittadini e lettori che oggi vorrebbero comprendere come uscire da un tunnel senza fine rimanendo in vita: la soluzione - univoca - è mantenere la capacità critica. Non lasciarsi schiavizzare dalle parole e dai concetti che palesemente restano astratti. Basarsi sui fatti senza lasciarsi intimorire da anatemi in cui Dio non c’entra nulla e dove nella vita di tutti i giorni, le promesse del mondo della politica sono chiaramente solo un mezzo per assoggettare intere nazioni ai propri biasimevoli voleri.

Fatto ciò si sarà davvero democraticamente liberi di scegliere se credere in Dio o se affidarsi a un partito politico, di qualsiasi colore esso sia: la capacità critica compie il miracolo della ragione in ogni ambito dell’esistenza umana. Santificando quest’ultima per il solo fatto di essere uomini veramente liberi di capire e conseguentemente, di scegliere.


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