La guerriglia kurda fa tacere le armi
par Enrico Campofreda
venerdì 26 aprile 2013
Il ritiro di tremila combattenti armati, accettato da Abdullah Öcalan durante i mesi di colloqui con emissari del governo ErdoÄan, inizierà l’8 maggio. L’ha annunciato Murat Karayılan, presidente dell’Unione delle Comunità Kurde nonché responsabile dell’ala militare del Pkk, in una conferenza stampa tenuta nella roccaforte di Kandil.
L’incontro coi media ha avuto un iniziale rinvio poiché caccia dell’aviazione turca s’aggiravano nella zona; inoltre per ragioni di sicurezza non sono state permesse ai giornalisti intervenuti registrazioni televisive né comunicazioni via cellulare. Karayılan ha voluto sottolineare la centralità politica della trattativa evidenziando come il disegno del leader prigioniero, di cui per cementare l’accordo si chiede la liberazione, punti a ridisegnare il Medio Oriente che sta vivendo una nuova fase convulsa. Poi il capo militare kurdo ha ricordato i passi tecnici dell’operazione: il ritiro dei combattenti avverrà nel più breve tempo possibile e sarà concluso entro giugno, il gruppo armato si concentrerà nel Kurdistan iracheno col cui Governo federale è in corso un dibattito per una degna collocazione dei miliziani. La metà dei combattenti kurdi - 7000 in tutto secondo numeri che dà il Mıt, l’Intelligence turca - è già stanziale al di là del confine iracheno.
Il primo commento all’annuncio è venuto dalla deputata dell’Akp AyÅe Nur Bahçekapılı che s’è chiesta come inserire la popolazione kurda in un confronto democratico evitando l’uso della forza. Una domanda che travalica il cospicuo seguito del proprio partito, capace di raccoglie i consensi della metà del popolo turco, e cerca risposte anche sulla sponda dell’opposizione repubblicana e nazionalista finora refrattarie a qualsiasi concessione ai kurdi.