La guerra dell’ipocrisia - ultimo atto di speranza per la Libia

par Valerio Pignanelli
martedì 29 marzo 2011

La Francia, La Gran Bretagna,gli Stati Uniti e l'Italia sono intervenuti militarmente in supporto al sofferente popolo libico, tentando di allentare la morsa repressiva del colonnello Gheddafi, ieri prezioso partner politico ed economico (soprattutto per l'Italia), oggi dittatore da destituire con ogni mezzo necessario.

Come mai tutto questo zelo nei confronti di un paese che, pur patendo le sofferenze di un ingiustificabile massacro, non appare poi così diverso dal Ruanda o dalla Cecenia, vittime dell'indifferenza del mondo intero?
 
Per la questione palestinese la mediazione appariva (e appare tuttora) l’unica strada percorribile, mentre per la crisi libica queste ultime settimane, che dovevano essere impiegate per una risoluzione mediatrice o quanto meno risolutiva per i ribelli con l’impiego di supporto strategico ed economico, sono state l’occasione per ammirare lo sfacelo della frangia ribelle, probabilmente in vista di una collaborazione ormai indispensabilmente vincolante con le forze occidentali.
 
Nonostante l’intervento militare sia probabilmente legato da interessi politici ed economici da parte delle nazioni coinvolte, non possiamo essere sordi al grido d’aiuto che il popolo libico emette da ormai troppo tempo. Giunti a questo punto, malgrado il timore che il conflitto sia alimentato dalla bramosia imperialistica dell’occidente, rivolgiamo il nostro sguardo speranzoso alla Libia e concediamo il beneficio del dubbio ai cosiddetti “volenterosi", senza alcuna voglia di dimenticare, o tantomeno giustificare, le inaccettabili colpe di cui l'Italia si è macchiata in questi anni di riverenza al dittatore libico.

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