La guerra dell’Isis: i nemici in casa

par Camillo Pignata
lunedì 16 novembre 2015

La guerra dell’ISIS è arrivata a Parigi, arriverà a Roma, a Berlino e poi, in tutta Europa. Ma le avanguardie del califfato, sono a casa nostra, e da tempo operano con uomini, che non sono dell’ISIS, ma nostri connazionali, che siedono nel nostro Parlamento e dirigono i nostri giornali .

Sembrano gli avversari più decisi, quelli più accaniti della Jihad, e invece ne realizzano la strategia, minando alle radici i nostri valori. La libertà, la fraternità e l’uguaglianza, sono le nostre armi migliori, quelle che il califfato teme di più, perché lo isola, gli sottrae il consenso della sua gente, gli fa terra bruciata intorno. Per questo l’accoglienza degli immigrati, l’integrazione, il multiculturalismo, il dialogo tra religioni, che di tali valori sono espressioni, sono nel mirino della Jihad, obiettivi di una strana guerra che è bellica, ma anche culturale e religiosa.

Sono anni che forze politiche italiane, francesi, tedesche, insomma europee, aiutano l’ISIS a realizzare questi obiettivi. Sono anni che queste forze politiche tradiscono l’Europa e dall’interno della nostra casa spalancano le porte alla Jihad, facendo la guerra agli immigrati, fomentando lo scontro di religioni, promuovendo la fine del dialogo tra diverse culture.

Obiettivo fondamentale dell’ISIS è portare zizzania tra di noi, dividerci, allontanare i nostri fratelli musulmani, per attrarli nel cerchio infernale del terrorismo. Il modo più efficace per aiutare il califfato a realizzare questo obiettivo è quello di allontanare da noi i musulmani moderati, di renderli nostri avversari.

Considerare l’Islam compatto, mentre è diviso, fare di tutta l'erba un fascio, e mettere nello stesso calderone gli islamici tutti, quelli buoni e quelli cattivi, significa rendere l'ISIS, l'unico legittimo rappresentante dell'Islam.

Eppure, queste forze complici dell’ISIS, continuano nella fandonia, che identifica l’islam moderato con quello terrorista. Mentre chiudono gli occhi, le orecchie e il naso di fronte al tributo di sangue e di sofferenze, che ogni giorno sui campi di battaglia i curdi, i giovani di seconda e terza generazione versano in nome di un islam più vicino ai nostri tempi e alla nostra civiltà. Quanto male ci ha procurato e ci procura questa politica, è una domanda che nessuno si pone.

Sono tanti gli islamici che vorrebbero condannare la violenza dell’ISIS, solidarizzare con noi, con la Francia, ma desistono, sentendosi ingiustamente accomunati a quelli che essi considerano delinquenti, eretici, profanatori del corano. Sono tanti gli islamici che vorrebbero stare dalla nostra parte, ma desistono, quando su di loro si riversa la calunnia indistinta ed indiscriminata, questa sì razzista, di persone che odiano e disprezzano gli occidentali.

E questa desistenza, rimarrà desistenza, o diventerà odio e disprezzo per una civiltà, che non sa distinguere amici e nemici, che disprezza la loro religione, e li rende estranei nel Paese in cui vivono? E’ cosi difficile capire, che il razzismo, i respingimenti, gli ostacoli all’integrazione dei profughi sono il brodo di cottura di giovani che vanno con l'ISIS, uno spot per il loro reclutamento? La politica della diffusione delle armi è un formidabile sostegno all’ISIS. 

Ma sono anni che queste forze complici dell’ISIS vanno in Parlamento a sostenere dietro il paravento delas legittima difesa della propria famiglia, della propria casa, la violenza ingiustificata, e con essa la diffusione delle armi e le imprese che le producono e le vendono, anche all’ISIS.

Quanti fabbricanti d’armi anche del nostro paese, direttamente ed indirettamente, forniscono fucili e bombe all’ISIS? Quante di queste armi hanno sparato a Parigi e quante spareranno in Italia? 

Foto: wipedia/James Corbett


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