La gran giostra dell’attualità politica e la sesta stella

par Fabio Della Pergola
lunedì 8 aprile 2013

Da dopo le elezioni il Partito della Libertà fa di tutto per autocandidarsi al governo del Paese insieme al Partito Democratico.

Ovvio, vuole approfittare della situazione per tornare a contare. Ma il Partito Democratico non vuole e vuole allearsi con il Movimento Cinquestelle. Ma il Movimento Cinquestelle non vuole e il PD rimbalza. E anche questo lo sappiamo. Abbiamo fatto questo stupido giro delle sette chiese, tutti quanti, come questuanti in quaresima. Ma questa litania ormai mostra la corda.

E l’anima cattolica del PD, che, essendo appunto cattolici, hanno nel DNA la vecchia prassi papalina del “Franza o Spagna purché se magna”, ha perso ormai ogni remora a spingere verso l’Inciucio Maximo detto Governissimo o, pudicamente, Grandi Intese e anche, per i germanofili, Grosse Koalition.

Quindi queste elezioni alla fine hanno dato il seguente risultato: grazie ai diktat di quei rivoluzionari de noantri che seguono Grillo come fosse il profeta Isaia (ma Geremia essendo più menagramo sarebbe forse più adatto) e che, a parole, dicono di non essere né di destra né di sinistra, hanno dimostrato che il Partito Democratico siede sulla faglia di Sant’Andrea, sulla quale in realtà sedeva fin dal primo giorno in cui è nato. Per chi non lo sapesse la faglia di Sant’Andrea è quella profonda linea di sovrammissione tra placche geologiche che forzando l’una contro l’altra hanno provocato moltissimi, devastanti terremoti in California. Da qui partirà prima o poi il Big One: il terremoto catastrofico che tutti sanno che arriverà.

Come se fossero del PD. L’unico che forse non lo sapeva era un caro amico di tanti anni fa, consigliere comunale del Partito Democratico e acceso sostenitore dello stesso, che non si voleva rendere conto, benché cercassi di farglielo capire in tutti i modi, che un’anima cattolica e una socialdemocratica non ce la possono fare a stare insieme. Anche se ci raccontano (non capendo un bel niente) che Cristo in fondo era il primo dei socialisti; e qualcuno arrivò perfino a definirlo “comunista”, scordandosi che gli ultimi sarebbero stati i primi, sì, ma nell’alto dei cieli; cioè all’altro mondo, perché in questo i primi restano primi e gli ultimi possono financo retrocedere.

Oggi i bravi Renzi, Franceschini, Fioroni e compagnia cantando, tutti gli ex chierichetti di area popolare, gettano la maschera e aprono a un possibile governo con Berlusconi, l’insopportabile sbruffone brianzolo. E, se tutto va bene (per loro) siederanno alla destra del Dio Padre, facendone magari le vesta pubbliche (cioè mettendoci la faccia) ma – in primis – salvandolo dalle condanne che i giudici stavano già scrivendo (leggasi il punto 8 proposto dal PDL per capire qual è la merce di scambio).

Con l’altra metà del partito, quella legata ad un’anima più rossa, in scandalizzato subbuglio e pronta a strappare la tessera (o la scheda elettorale) e a "mescolarsi" (si fa per dire) con Vendola e compagni.

In conclusione il Partito Democratico sta viaggiando a tutta birra verso il muro in cui si schianterà, spaccandosi – come da tradizione della sinistra – in mille schegge. I socialpopolari, i populistidemocratici, i democomunisti, i socialcomundemocratici, i neopostcomunisti, i duriepuridelproletariato e così via.

Cosa incisa a chiare lettere nella tavola fondativa del Partito. Bastava saper leggere.

Avendo l’anima rossa perso la sua identità e non riuscendo a trovarne un’altra (arrivando a chiamarla “la Cosa” che è una definizione emblematica), si è legata all’anima bianca, quella “buona”, un pochetto avversa alla gerarchia vaticana, ma non troppo; aperta ai diritti civili, ma senza esagerare; contraria allo strapotere della finanza, ma così va il mondo, che ci vuoi fare. Ipocriti e maneggioni.

Grazie dunque al grillesco non stare né di qua né di là, potremmo avere presto una balena biancoazzurra bella grassa e ridanciana, con una ormai residuale opposizione di sinistra a livello 12-15% (in calo causa depressione) e un Movimento Cinque Stelle a rischio dimezzamento per via che i suoi elettori di origine sinistrorsa (cioè quelli più insofferenti e ribelli, non quelli tutti casa e chiesa) si ritireranno in casa a piangere per i sensi di colpa di aver ridato vita trionfante all’immarcescibile Silvio.

Adesso non so più se ritenere dei veri somari quelli di sinistra che per decenni non hanno saputo capire cosa stava succedendo e cosa stavano facendo e che per mesi non sono riusciti a elaborare una qualsiasi strategia, benché i sondaggi parlassero chiaro sulla sostanziale impossibilità di vincere al Senato (e quindi di governare). Oppure quelli che hanno votato Grillo convinti di dare un contributo al cambiamento senza capire che seguire un apocalittico catastrofista non significa “cambiare”, ma solo distruggere. Il Paese in primis, gli zibidei poi.

La cosa ovvia, cambiare la legge elettorale almeno per eliminare il premio di maggioranza regionale che regala vita natural durante tre regioni di destra ovviamente alla destra e, con esse, il Senato, andava fatta con un accordo temporaneo, limitato e immediato tra PD e M5S. Il PD ha voluto forzare la mano sul governo ed è rimbalzato e il M5S non ha detto mezza parola in più del solito “no”, con cui si è conquistato la sesta stella, quella della coglioneria.

Eccellente risultato. Nel frattempo tanto di cappello al Principe di Arcore dalle nove vite e ai suoi inguardabili scherani. E lo dico con tutta l’amarezza e la stizza di cui sono capace.


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