La giustizia fast food come risposta ai tre giorni che hanno sconvolto Londra
par l’incarcerato
sabato 20 agosto 2011
I tre giorni che hanno sconvolto Londra, in realtà, hanno creato tanta paura a chi con grande finezza è riuscito a imporre come dogma il neoliberismo. E come al solito gli stessi sociologi che da sempre hanno predicato consumo e competizione ora dicono che i rivoltosi non hanno ideali.
Queste persone sono degli ipocriti travestiti da sociologi che liquidano questi giovani ribelli come gente che si limita a fare la spesa senza pagare. Ma per fortuna c'è Bauman, il quale senza mezzi termini dice: "Queste non sono rivolte del pane o della fame. Queste sono rivolte di consumatori deprivati ed esclusi dal mercato."
Che si mettano tutti con il cuore in pace. Tra i razziatori c'erano gli studenti che il 14 dicembre scorso occuparono il centro di Londra e protestarono contro il governo che ha triplicato le tasse, i ragazzi che fanno lavori precari e non possono più permettersi di consumare e tante altre realtà.
Sono movimenti che lottano con radicalismo. Sono le idee radicali, ribelli che fanno tremare i fautori di questa nuova forma di colonialismo finanziario. E la risposta infatti è stata durissima.
Se fosse accaduto nei Paesi mediorentali (ed è accaduto infatti) noi subito a puntare il dito, ad intervenire militarmente, a coinvolgere le comunità internazionali. Ma se accade nelle cosiddette democrazie avanzate, va tutto bene perché è una questione di legge, di ordine.
Così l'Inghilterra, oltre a reprimere con forza causando la morte di un ragazzo che tra l'altro non aveva fatto nulla, ha perfino avviato arresti sommari. Non sto parlando della condanna a quattro anni di galera a quel
ragazzo che semplicemente su internet ha incitato alla rivolta. Sto parlando della giustizia fast food. La chiamo così a ragione e vi spiego il perché.
Roba da far intevenire Amnesty International. Una giustizia fast food che fa riempire le galere di ragazzi indiscriminatamente e come se fosse poi la risposta.
Incredibile a dirsi, ma in Inghilterra la migliore porposta l'ha fatta il super poliziotto americano Bill Bratton, quello famoso per aver represso con metodi dittatoriali (così denuncò Amesty international) le famose rivolte a Los Angeles del 1992: "Potete arrestare i più violenti, i più recidivi, ma poi bisogna trovare altri modi per affrontare la cosa e non è un problema di polizia, ma di questione sociale".