La frase di Berlusconi sulla persecuzione dei suoi figli

par Antonello Laiso
venerdì 8 novembre 2013

Berlusconi non finirà mai di stupirci, di farci sorridere ma non solo con le sue barzellette e storielle ironiche; certo facciamo fatica a capire quando racconta storielle e quando non sono tali, quando alcune frasi dall'alto del suo sfrenato humour si devono necessariamente scindere in serie dall'uomo presidente e fondatore di un partito.

Paragonare i suoi figli agli ebrei perseguitati da Hitler non puo' che far ridere perché se non facesse ridere dovrebbe far piangere, non solo a chi è stato parte in causa di parentela ma chi conosce la storia per un accostamento che mai nessuno potrebbe fare, un accostamento che non può avere paragoni. 

La storia insegna, giova ricordare a qualcuno che in gran parte d'Europa gli ebrei vennero colpiti da una persecuzione durissima, da sofferenze indicibili, culminate con eccidi di massa e uccisioni nelle camere a gas; alle vittime vennero prima negati tutti i diritti civili ed in ultimo il diritto alla propria vita. 

Sembra altresì fuori luogo il voler giustificare poi, in un secondo momento, dopo le giuste proteste non solo della comunità di un popolo che merita delle scuse, la frase con l'appartenenza al repertorio linguistico, ad assioma comune.

Come possono i figli di Berlusconi (che non invidiamo) a capo di un impero creato dal padre, di ville sparse per il mondo, di aerei privati, di yacht di lusso e di ogni quant' altro ben di Dio che noi comuni mortali non immaginiamo neanche, sentirsi perseguitati come lo furono gli ebrei?

Non si capisce come a volte si possano capovolgere fatti così chiari e lampanti, la realtà, la storia, si citano e li si usano al contrario di quella che è la logica, evidentemente sicuri che con un tale modo di fare, con il vittimismo, si vince.


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