La fiducia degli italiani e il futuro dell’Italia

par Daniel di Schuler
venerdì 7 settembre 2012

Se solo gli italiani si convincessero del proprio valore, se avessero un decimo della fiducia in se stessi che hanno gli americani, l'Italia tornerebbe nello spazio di pochi anni ad essere quel grande paese che è stato, in un modo o nell'altro, lungo il corso di quasi tutta la storia dell'occidente.

Un destino che trova le sue ragioni tanto nella geografia, come si può dire per quello d'ogni altra nazione, quanto nella straordinaria natura degli italiani, risultato della mescolanza di tutte le genti del mondo antico (da noi sono arrivati gli Arabi, popolazioni scandinave e addirittura gli iranici Alani) che nella penisola sono migrate, per solito con le armi in pugno, per dare vita ad un grande popolo.

Un popolo che si dimostra grande soprattutto, quando si trova con le spalle al muro; allora sa ribellarsi, e la sua storia è pure piena di ribellioni, ma sa anche mantenere la propria disciplina, fino a quando ha un senso farlo.

E’ quello che ha dimostrato, ancora una volta, in questi mesi.

E’ ancora presto per dire se ce l'abbiamo fatta, se siamo usciti dalla fase più pericolosa della crisi del nostro debito, ma siamo finanziariamente ancora vivi e non era affatto detto che lo saremmo rimasti, quando Mario Monti ha ricevuto l'incarico di formare il suo governo.

Regnava anzi, in quel momento, la più completa sfiducia sul futuro del paese; i nostri titoli di stato non trovavano più compratori e molti, non solo in Italia, davano per scontato la nostra prossima uscita dall'Euro.

Essere ancora qui, a poter discutere, tutto sommato serenamente del presente e dell'avvenire dell'Italia, è di per sé una vittoria; un successo prima di tutto degli italiani.

A Mario Monti, che ha potuto fare in realtà pochissimo per cambiare lo stato delle cose, dovendo negoziare ogni sua mossa con il Parlamento che purtroppo abbiamo eletto (i grandi popoli non sono esenti da errori), si deve, certo, riconoscenza. Non la merita tanto per i provvedimenti che ha preso (mosse obbligate, dettate dalla situazione dei mercati, prima che dall'Europa, quei relativamente pochi che sono diventati leggi dello Stato), quanto per aver dato una voce ed un volto ad un'Italia, seria e affidabile, diversa da quella pittoresca, rappresentata dal suo predecessore.

Per quanto abile possa essere stato, per quanto preparato e capace di farsi valere nelle riunioni internazionali, Mario Monti sarebbe andato incontro al fallimento, se quell'Italia non avesse dimostrato di esistere davvero; se gli Italiani non avessero stretto tutto quel che c'era da stringere e, magari mugugnando, certo senza alcuna gioia, non avessero accettato i sacrifici che è stato costretto a chiedergli. Sarebbe bastato davvero poco, nel momento peggiore, per far precipitare il paese nell'abisso su cui era sospeso; qualche grande manifestazione di piazza, con lancio di molotov e scontri con la polizia, debitamente enfatizzata dalle grandi catene televisive internazionali, e ila nazione si sarebbe avvitata verso una crisi terminale: avrebbe seguito la strada della Grecia e, date le sue dimensioni, senza alcuna speranza d'essere salvato.

Non è accaduto nulla di tutto questo, nonostante vi fosse e vi sia ancora (dentro un grande popolo si trova di tutto) chi invitava il popolo alla rivolta, oppure a lasciar perdere, per prendere una qualche scorciatoia, tanto fantasiosa quanto pericolosa.

Voci che il Paese, nel suo complesso, non ha ascoltato per continuare a pedalare. Lo ha fatto perché Monti è riuscito a spiegare quale fosse lo scopo di quegli sforzi (e questo è un altro suo grande merito); perché le parti sociali hanno dimostrato d’avere un senso di responsabilità all’altezza della situazione; perché tanti, che magari non scrivono sui blog divertendosi a fare i Masaniello, hanno compreso la gravità del momento.

Lo ha fatto perché è un grande paese abitato da un grande popolo, appunto.

Gente che non ha neppure bisogno di un capo carismatico quanto Obama, per dare il proprio meglio (anzi ...), ma solo di ritrovare un po’ di fiducia: oltre che in se stesso, in qualcuno, chiamato a governarlo, che, come ha fatto Mario Monti, se la sappia meritare.


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