La festa della Libertà? Ci sono stato e vi racconto cosa c’è...

par yelfol
martedì 29 settembre 2009

A margine del discorso di Silvio Berlusconi alla Festa della Libertà, ampiamente riportato dai media italiani, abbiamo fatto un giro per gli stand. Ecco il resoconto della festa, vissuta da normali cittadini.

Se vi dico la parola "festa", cosa vi viene in mente? Pescando tra i ricordi di gioventù molte cose suppongo, come le feste comandate, il Natale e la Pasqua, appetibili per noi, una tempo, bambini, che godevamo di apposite vacanze. Oppure vi vengono in mente le scalmanate feste all’università, delle quali pochissimi ricordano particolari, a causa della esagerata quantità di alcol che accompagnava quelle serate.

Vi dovrebbe venire in mente anche qualche sana sagra di paese; che so, la sagra del porcino, quella del maiale, la sagra del vitello o la festa per la fine della vendemmia. Ad ogni modo, la parola "festa" rievoca in tutti noi momenti ilari spesi con gli amici più cari, momenti di baldoria e gozzoviglio dei quali conservare un simpatico ricordo.

E’ così che la parola festa viene presa in prestito dai partiti, per caratterizzare le kermesse organizzate ogni anno per "diffondere verbi" e fare cassa; la fine dell’estate milanese ci ripropone come appuntamenti fissi la "Festa Democratica", del partito democratico e la "Festa di Liberazione", di rifondazione comunista. Quest’anno però, i cittadini milanesi hanno potuto godere anche della prima "Festa della Libertà", manifestazione di quattro giorni organizzata dal popolo della libertà, e conclusasi l’altra sera al Lido di Milano, in piazzale Lotto.

Sui cartelloni pubblicitari, disseminati su autobus e pali della luce, campeggia il motto "il governo Berlusconi mantiene gli impegni", e se il riferimento è al programma della festa bisogna proprio dire che il motto ha ragione: il programma, fitto di incontri con istituzioni e momenti di spettacolo è stato rispettato alla lettera.

Restiamo un momento sul programma. A parte gli illustri rappresentanti delle istituzioni, tra i quali non figura neanche un nome in rappresentanza delle opposizioni, i momenti di musica e di spettacolo rappresentano un tuffo nel passato, non molto lontano, bastano un paio di decenni, giusto il tempo per ripescare dai gloriosi anni ottanta i "Gatti di Vicolo Miracoli" (J. Calà, U. Smaila, F. Oppini, N. Salerno), e un cabaret con Gianfranco D’Angelo. Si sa, la filosofia di questa parte di cielo parlamentare è la stessa del Drive in, con annesse belle donne da ostentare.

Andiamo con ordine: arriviamo sul piazzale antistante il Lido, e subito siamo avvolti da una sensazione di sicurezza. Tre camionette di carabinieri campeggiano dall’inizio della manifestazione davanti all’ingresso. Sicuri, ci inoltriamo nella festa.

All’ingresso veniamo accolti da due cubi in plexiglas, illuminati dall’interno, che fungono da banco informazioni. Le due hostess presenti, inutile a dirlo, due bellissime donne, ci offrono programmi e ci danno il benvenuto. Insieme alle suddette hostess, sono presenti anche agenti della security, in impeccabile completo grigio, auricolare e badge di riconoscimento attaccato al taschino della giacca: la sensazione di sicurezza continua anche qui.

Seguiamo ill blue carpet… Il tappeto blu, che ci guida verso stand e palchi approntati per incontri e spettacoli. Permettemi qui di aprire una piccola parentesi: il tappeto, da che mondo è mondo, è rosso. E’ una forte simbologia, e non a caso. Il rosso soleva rappresentare, in epoche antiche, romane, il sangue dei nemici sconfitti, e camminarci sopra dava un senso austero di vittoria, di riuscita, ai conquistatori romani. Poi, nel tempo, si è mantenuta questa tradizione negli eventi mondani vari, dai festival di cinema, fino a premiazioni meno blasonate per accompagnare i passi sicuri dei cosiddetti VIP, e dar loro l’alone di regalità che certe manifestazioni esigono. La sostituzione del rosso carico di significato, con il blu cielo-azzurro dei colori del PDL suona un po’ forzato, quasi un tentativo di "aggiustare" alle proprie velleità storiche i simboli e i significati più comuni.

Ricominciamo a camminare sul tappeto blu, e inoltriamoci nel clou della festa. Ci sono una libreria deserta e due palchi per le esibizioni, un po’ troppo vicini per funzionare contemporaneamente. Sul più piccolo, al momento della nostra entrata, una cantante e un pianista intonano canzoni napoletane. "Malafemmina" del principe De Curtis riecheggia nell’aria, accompagnata da movimenti ondulatori delle teste del pubblico. Altro pezzo forte, "O’ surdat’ ’nnammurat’". Qui ci stava bene Apicella, ma sul programma non c’è.

Ci dirigiamo al bar, passando all’interno della Rotonda, una palazzina che fungeva un tempo da sala da ballo circolare, dove è stato approntato un mega schermo (decisamente mega per la piccola stanza), dove si può guardare il Milan nel posticipo di campionato contro il Bari, in corso in quel momento al Meazza, poco più distante, e che per la cronaca è finita con un pareggio.

Superata la sala col megascreen usciamo sulla terrazza della piscina, dove tavolini e un piccolo bar ristorano gli astanti. I prezzi sono decisamente popolari: la birra media vi viene 3 euro, contro i 4 della festa democratica, e un panino 4 euro. In più, vengono distribuiti gratuitamente dei tranci di pizza.

Lungo tutto il percorso disegnato dal blue carpet sono disseminati agenti della security, ma non qui, non sulla terrazza. Quindi è facile fare i sei gradini che separano dalla piscina e fare un giro nel parco. Così facciamo, giusto per visitare qualche stand abbandonato, forse utilizzato nei giorni precedenti. Passeggiando a bordo piscina sale la voglia di fare un tuffo; in realtà la temperatura non incoraggia, ma come manifestazione pacifica di dissenso nei confronti di chi ha definito "sporchi e maleodoranti" i cittadini che si riconoscono politicamente nella sinistra, sarebbe proprio bello organizzare una grande lavata di gruppo in piscina, con tanto di bagnoschiuma e paperelle. Non siamo purtroppo qui per questo, ma mi tengo l’idea per l’anno prossimo.

Ritorniamo al centro della festa, all’incrocio dei due palchi principali, dove la musica è cambiata. Lo spettacolo si è spostato sul palco principale, dove la Oxxxa Band, un tempo band di punta del locale Canguro di San Colombano al Lambro, trascina il pubblico con pezzi dei Village People. Pubblico di tutte le età, si suol dire quando non vi è una fascia di età predominante. Ci sono diversi anziani (molti a dire il vero), ma anche ragazzi giovani e famiglie. Età media stimata ad occhio, quarant’anni. Pubblico un po’ sacrificato; nessuno ha pensato di spostare le sedie che occupano tutto lo spazio fino a sotto il palco. Ed è così che la gente balzella da seduta, batte le mani a tempo e accompagna il ritmo con movimenti della testa. Tutti, compreso un credo un po’ alticcio Ministro della Difesa Ignazio La Russa, che sorretto a destra e a manca dalle gentili braccia di due bellissime ragazze, scalpita anche lui a ritmo sulla sedia. La band offre anche abbozzi di coreografie. Peccato che alcuni strumenti sembrano non andare insieme alla musica; mi sale il sospetto che a parte la voce del leader del gruppo, il resto sia in un qualche modo registrato, soprattutto la tastiera, portata a mo’ di chitarra.. . insomma una chitarra con i tasti al posto delle corde. Tant’è che il tecnico del suono al mixer si legge tranquillamente un giornale durante il concerto. Per la cronaca, sul loro sito, la festa della libertà viene sostituita da una generale festa del Lido di Milano. Come a dire, i soldi ci fanno comodo, ma ci vergogniamo un po’. Non vi preoccupate, ci saranno state si e no duecento persone in tutta la manifestazione. Vi hanno visti in pochi.

Usciamo dalla festa, un po’ tristi nel vedere la finzione distribuita un po’ ovunque; la band in playback (forse), le hostess annoiate, la security inutile così come l’inutile spiegamento di carabinieri all’ingresso. Sulla soglia un simpatico ottuagenario sorretto a destra da un’anziana moglie e a sinistra da un bastone da passeggio chiosa "pensate che questo faccia propaganda a Berlusconi? Li dentro sono tutti drogati"; l’agente della security non sa come rispondere, quindi prendo la parola "e pensi che secondo me, ci sono anche un paio di omosessuali". La security se la ride di gusto. Noi saliamo in macchina e andiamo a finire la serata da Frog.


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