La famiglia tradizionale, nuovo baluardo del clericalismo a scuola
par UAAR - A ragion veduta
mercoledì 3 dicembre 2014
di Massimo Maiurana
E così molte scuole venete festeggeranno, già a partire da quest’ultimo scampolo di 2014, la “famiglia naturale”. Che non sarebbe la famiglia senza conservanti, o quella in cui si consuma solo insalata proveniente da coltivazioni biologiche, ma sarebbe la famiglia fondata sull’unione di un uomo e una donna, che magari si siano scambiati promessa di fedeltà davanti a un ministro di culto e, soprattutto, che si adoperino per mettere al mondo quanti più figli possibile. Tutte le altre forme di famiglia diventano quindi una sorta di ogm, non meritevole di alcuna forma di celebrazione ma neanche di diritti, nonostante i ripetuti inviti provenienti da organismi internazionali e dalla nostra stessa Corte costituzionale.
Poco più di un mese fa il Consiglio regionale aveva approvato una mozione, proposta dalla consigliera Arianna Lazzarini (Lega), che impegnava il governo regionale a istituire la festa della famiglia naturale e, tra le altre cose, a impegnarsi per contrastare l’introduzione in Italia del documento dell’Oms sull’educazione sessuale, colpevole di introdurre a scuola i concetti di masturbazione e identità di genere. A dirla tutta quella veneta non era nemmeno l’unica iniziativa in tal senso; ne sono state approvate di analoghe in Lombardia, a Palermo e ad Assisi, mentre in Friuli-Venezia Giulia la stessa proposta è stata bocciata dal Consiglio regionale grazie ai voti di Pd e M5s. La Giunta presieduta dal governatore leghista Luca Zaia è però la prima ad aver dato seguito alla mozione consiliare individuando celermente una data per la celebrazione dell’evento. Ed è evidente che per farlo non hanno giocato a tirare le freccette sul calendario, visto che non è stata scelta una giornata fissa bensì l’ultimo giorno di scuola prima della pausa natalizia, giornata dal forte significato simbolico per la quale la consigliera Lazzarini si è perfino sentita in dovere di ringraziare pubblicamente l’assessore all’istruzione Elena Donazzan.
In realtà l’aggettivo “naturale” sembra stonare decisamente nell’accostamento con il termine famiglia. La famiglia è una formazione sociale e come tale è qualcosa di culturale, di antropologico. È certamente naturale la riproduzione, l’atto procreativo, così come lo sono l’istinto di accudire e nutrire i figli e quello di proteggerli, ma non può essere naturale qualcosa che non ha riscontro né nelle altre specie viventi né nelle caratteristiche genetiche della nostra, perché non esiste nulla di naturale che leghi indissolubilmente il figlio con i suoi genitori biologici. La famiglia, per come la intendiamo noi oggi, è figlia della storia, dell’evoluzione socio-culturale, e come tale continua a evolversi. Quella a cui pensano Lazzarini e Donazzan, oltre che tutti gli altri consiglieri e assessori che altrove si sono fatti portavoce della medesima istanza, è semmai la famiglia tradizionale. E poiché le tradizioni non durano per sempre, nemmeno quel tipo di famiglia è inossidabile ma rappresenta una fetta sempre minore del totale di tutte le forme di famiglia.
Non sono ovviamente dello stesso avviso i tradizionalisti, in larghissima parte cattolici, che piuttosto gridano all’attacco ogni volta che qualcuno si arrischia anche solo a ipotizzare misure di tutela per le altre famiglie, come se ciò portasse a minori tutele per la loro. Non sorprende, dunque, che la famiglia tradizionale sia diventata l’ennesimo mezzo attraverso il quale imporre una concezione del mondo, una cultura, una fede religiosa a tutti quanti, nello stesso modo in cui sono stati finora utilizzati il crocifisso, l’ora di indottrinamento e tutte le iniziative clericali che continuano a essere proposte in una scuola che teoricamente non dovrebbe favorire nessuno, ma che di fatto lo fa, eccome.
E guai a dire che tutto ciò è discriminatorio, giammai! Perché loro, quelli dell’amore universale-ma-non-troppo, tengono sempre a precisare che sono loro quelli discriminati, è la loro cultura e famiglia a essere minacciata dal riconoscimento di diritti alle altre culture e famiglie. Infatti Donazzan ha detto: «Attenzione però, perché siamo di fronte a una decisione a favore di valori in cui crediamo ma assolutamente non contro chicchessia. Rispettiamo il diritto di chi la pensa diversamente e gli orientamenti sessuali più diversi, ma pretendiamo a nostra volta il rispetto per la famiglia naturale». Quindi all’assessore Donazzan risulta che si sia mancato di rispetto per la famiglia tradizionale cattolica, e questa festa sarebbe dunque una sorta di evento riparativo. Ma sempre nel rispetto degli altri, sia chiaro. Lazzarini ha poi aggiunto: «Non siamo stati e non siamo né razzisti né omofobi, semplicemente crediamo nei nostri valori e lavoriamo per difenderli e affermarli». Nessuna omofobia, quindi, e nessuna forma di discriminazione. È solo che difendono e affermano i loro valori, e il fatto che la festa riguardi solo la loro famiglia e non le altre, che ci sia alla parete il simbolo della loro religione e non quelli degli altri, che venga insegnato solo il cattolicesimo e non le altre concezioni del mondo, non è discriminatorio, no. È naturale.
Massimo Maiurana