La dittatura del Pil nel paese degli evasori

par Pietro Cuccaro
martedì 2 aprile 2013

Le politiche economiche sono guidate da un'equazione errata che assomiglia ad un dogma e rischia di portarci alla rovina. Il racconto di un sabato sera come tanti...

Scrivo mentre tutti i telegiornali italiani ci illustrano che la crisi continua a mordere, facendo innalzare il numero di italiani che vivono sotto la soglia di povertà, che non si "consuma" più e che il Pil risente di questa situazione, gettando ombre sul futuro economico del nostro paese, con la spada di Damocle dello spread.

Ma siamo proprio sicuri?

Vi racconto il mio sabato sera...

Dopo tante insistenze, mi sono lasciato trascinare da un gruppo di amici in una delle discoteche della mia zona, simile a tante altre dove centinaia di migliaia di giovani italiani trascorrono le loro notti.

La formula è comune a molti locali simili: entri gratis, ma all'ingresso ti danno una tessera per le consumazioni, la cui prima è obbligatoria. Il prezzo è inversamente proporzionale al numero (più bevi, meno paghi il cicchettino successivo). In questa discoteca, si va dai 15 euro del primo drink ai 5 del sesto, con la possibilità di avere il settimo in omaggio.

Spendiamo in media 25-30 euro a persona. Ma lì dentro c'è chi arriva ai cento, soprattutto nei tavoli più numerosi e rumorosi. Nella grossa sala ci sono almeno tremila persone. Il calcolo sugli incassi della serata è molto semplice: lo lascio a voi.

Nulla di male, non fosse per il fatto che non uno scontrino, non una ricevuta è stata emessa per le consumazioni. Tutto in nero! Anche i parcheggi e il guardaroba.

E guai a protestare: nerboruti buttafuori allontanano chiunque crei qualche problema...e di certo nessuno è lì per rovinarsi il sabato sera.

C'è poi da considerare che in poche ore nel medesimo locale si sono esibiti un comico, due cantanti e due deejay, inoltre c'erano almeno 40 lavoratori, fra buttafuori, camerieri, barman e guardarobisti. Tutto personale che (immagino), se il locale incassa in nero, inevitabilmente viene pagato in nero, sottraendo altri soldi allo Stato italiano. Cifre incredibili!

E parliamo di una sola sera, in un solo locale; provate a fare un calcolo approssimativo. Fatto? Bene!

Ora moltiplicate la cifra ottenuta per tutti i locali italiani che si comportano allo stesso modo e per almeno cento giorni l'anno, fra weekend ed eventi vari.

Avete idea di quanti soldi stiamo parlando? Tutte cifre che sfuggono ai calcoli del Pil e alle valutazioni sulla ricchezza degli italiani di cui tanto parlano i telegiornali in queste ore.

Ovviamente questa è solo una piccola parte dell'immenso mercato del "nero", che riguarda le più svariate attività, dalla produzione di capi di abbigliamento fino alle prestazioni in studi privati di brillanti professionisti (che magari hanno pure uno stipendio pubblico).

Alla luce di quanto vi ho raccontato, emergono due domande.

La prima: non sarebbe il caso di rivedere il sistema fiscale italiano e la modalità dei controlli?
Che senso ha girare al centro delle grandi città per verificare se il bar emette lo scontrino, quando poi si tollerano certe situazioni di abnorme ed evidente evasione?

La seconda: a che serve il Pil se lo calcoliamo così?
Tutte le valutazioni economiche sono falsate da un calcolo errato, che sottostima clamorosamente i consumi. E di conseguenza sono falsate le previsioni di crescita, i dati sulla disoccupazione e tutto il resto, fino al famigerato spread, che prende le mosse dallo stato di salute dell'economia italiana.

Come uscirne?

In una prima fase, ovviamente, andrebbero rivisti i calcoli, alla luce dell'evasione, magari contemplando anche i costi di smaltimento dei prodotti consumati. Poi una radicale modifica della politica fiscale e dei controlli.

Ma a lungo termine, sarebbe il caso di rivedere radicalmente il concetto stesso che sta alla base dell'equazione "più consumi uguale più benessere". Bisognerebbe prestare maggiore attenzione alla qualità più che alla quantità dei consumi, all'impatto sull'ambiente, alla efficienza dei prodotti che si acquistano.

La corsa al consumo, figlia anche di logiche economiche fallaci, ci sta portando alla rovina, considerando che le risorse del nostro pianeta sono sempre minori e che le nuove economie emergenti stanno cominciando a crescere a ritmi impressionanti, commettendo gli stessi errori che i paesi occidentali hanno commesso negli ultimi decenni.


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