La disoccupazione giovanile non diminuirà
par Paolo Borrello
giovedì 1 settembre 2011
Dal 2008 al 2010, si legge in un’indagine dell’ente di ricerca Datagiovani, gli occupati dai 15 ai 34 anni sono diminuiti di oltre 800.000 unità e di altre 150.000 nel primo trimestre dell'anno. Le previsioni di assunzione per il 2011, da parte delle imprese italiane, dunque, sebbene in ripresa, potranno recuperare solo in parte il terreno perduto dall'inizio della crisi.
Nel 2011, infatti, le aziende italiane prevedono di assumere circa 208.000 giovani con meno di trent'anni, il 5,9% in più rispetto a quanto previsto nel 2010. Ma il confronto con il pre-crisi è impietoso, sia nei valori assoluti che nelle quote di assunzioni riservate ai giovani rispetto a quelle totali. Nel 2008 si prevedevano di assumere quasi 300.000 giovani, circa 90.000 in più: la flessione è del 30%. Sia per quanto riguarda le assunzioni complessivamente previste che per quelle rivolte specificatamente ai giovani la rilevazione 2011 mostra segnali di ripresa rispetto all'anno precedente: i posti di lavoro non stagionali messi a disposizione dalle imprese italiane sono infatti 595.160, circa 43.000 in più del 2010 (+7,8%). Di queste, nel 35% dei casi si richiede esplicitamente che si tratti di under 30, pari a poco più di 208.000 unità (11.500 in più del 2010, +5,9%). La quota più consistente riguarda i giovani dai 25 ai 29 anni: si tratta di circa 155.000 posti previsti, il 26% del totale.
Ma siamo lontanissimi dai livelli del 2008. Nel 2008 le imprese prevedevano di assumere quasi 300.000 giovani, ben 90.000 in più delle previsioni attuali. È evidente dunque che, sebbene la situazione appaia un po’ meno negativa del 2010, siamo ben lontani dal tornare ai livelli del pre-crisi: le previsioni di assunzione di giovani sono infatti diminuite del 30,3%.
Nel 2005 il 41% delle previsioni di assunzione delle aziende si rivolgeva ad under 30, sei punti percentuali in più del 2011. Da una parte ciò si può spiegare con l'entrata nel mercato del lavoro in età più avanzata dei giovani, che dunque deve rimodulare anche le preferenze delle imprese; dall'altra è però evidente che la crisi mette a disposizione delle aziende figure professionali di età più elevate, con esperienze lavorative maggiori, che rischiano di tagliare fuori dal mercato molti giovani. Pertanto il tasso di disoccupazione giovanile, considerando gli under 25, che in Italia ha raggiunto il 27,6% nel luglio 2011 - dati Eurostat -, una percentuale tra le più elevate in Europa, con quelle previsioni relative alle assunzioni, non potrà diminuire in modo considerevole, al termine del 2011. E’ probabile anzi che quel tasso possa addirittura aumentare.