La democrazia violata a Trieste e la similitudine negata con Briga e Tenda
par Marco Barone
giovedì 21 agosto 2014
Eppure a Briga Marittima e Tenda si svolsero le consultazioni per il referendum del 2 giugno 1946, nonostante fossero terre contese, come Trieste e la Venezia Giulia, e nel 1947, verranno annesse alla Francia, come previsto dal trattato di pace del 1947, dopo una consultazione popolare. Ciò non è accaduto a Trieste, ove si registreranno dei colpi di mano rilevanti, alla faccia del principio dell'autodeterminazione e della democrazia. Verrà bloccata la formazione del Territorio Libero di Trieste, che avrebbe potuto segnare la realizzazione di uno Stato autonomo, indipendente, multietnico, multiculturale, e ricco, visto il regime del punto franco e la sua posizione strategica. Ma il 5 ottobre del 1954 a Londra, Francia, Inghilterra e Stati Uniti siglarono quello che passerà alla storia, con Italia e Jugoslavia il "Memorandum d'intesa" in forza del quale, in sostanza, la parte del costituendo Territorio Libero amministrata dagli Alleati veniva affidata all'amministrazione dell'Italia.
Non era un trattato giuridico, ma una semplice intesa, come ben lasceranno anche intendere le dichiarazioni dei responsabili politici di quel tempo, un memorandum che sanciva l'inizio della fine del TLT. Un memorandum che creava scontenti da tutte le parti, da quelle comuniste, a quelle fasciste a quelle nazionaliste ma che poneva la prima pietra verso la soluzione definitiva del problema ed il governo inglese comunicava che comunque non avrebbe "accettato ed appoggiato ulteriori rivendicazioni Jugoslave ed Italiane nei riguardi dei territori sotto la sovranità e l'amministrazione altrui".
Colpo di grazia, al TLT, che arriverà qualche anno dopo, con la LEGGE COSTITUZIONALE 31 gennaio 1963, n. 1 con la quale si stabilirà che "Il Friuli-Venezia Giulia è costituito in Regione autonoma, fornita di personalità giuridica, entro l'unità della Repubblica italiana, una e indivisibile, sulla base dei principi della Costituzione", od ancora che "La Regione comprende i territori delle attuali province di Gorizia e di Udine e dei comuni di Trieste Duino-Aurisina, Monrupino, Muggia, San Dorligo della Valle e Sgonico. La Regione ha per capoluogo la città di Trieste. Ferme restando le disposizioni sull'uso della bandiera nazionale, la Regione ha un proprio gonfaloni ed uno stemma, approvato con decreto del Presidente della Repubblica".
Insomma sarà proprio la nascita della Regione Friuli-Venezia Giulia a determinare la fine del Territorio Libero di Trieste e l'atto sbrigativo,del 10 novembre 1975, e non degno neanche di una giusta attenzione mediatica, tanto che la stampa di quel periodo dedicherà pochissimo spazio all'evento di Osimo, si stabilirà, a livello storico, politico ed amministrativo, con la firma del ministro, controverso, degli Esteri italiano, Mariano Rumor, e quello jugoslavo, Milos Minic, in sostanza l'abrogazione dell'intesa di Londra e l'indiretta decadenza del Trattato di Pace del 1947 ed il consolidamento della sovranità italiana, già formalizzata con la nascita della Regione FVG, sull'area di Trieste.