La democrazia nel M5S

par paolodegregorio
giovedì 30 ottobre 2014

Leggo su il Fatto Quotidiano del 28 ottobre un articolo di Paolo Becchi (definito malignamente e scorrettamente ideologo del M5S da una stampa serva e complice), e una nota di Fiorella Mannoia, dove entrambi criticano la scarsa democrazia del M5S.

Paolo Becchi, abbastanza pretestuosamente, lamenta il fatto che la base del movimento non sia stata consultata per decidere quali nomi indicare per la carica di giudice della Consulta, compito secondo me spettante ai deputati e senatori pentastellati, anche perché i nomi che circolano sono dei perfetti sconosciuti agli iscritti e a me compreso che sono mediamente informato.

Mi sembra esagerato dire “dove è finita la democrazia diretta nel Movimento” per questo episodio, mentre sarebbe giusto ribadire quali sono le regole che garantiscono che il M5S non diventi un ennesimo partito che si vede calare la linea politica dall’alto e i cui dirigenti sono nominati dalle segreterie, cioè quello che succede in tutti i partiti presenti in Parlamento.

La vera garanzia di democrazia di base è data dal fatto che qualunque iscritto al Movimento può presentarsi come candidato, mettendo in Rete le sue esperienze e le sue proposte, e con ogni probabilità sarà eletto chi più si è speso sul territorio, magari per anni, conosciuto dalla gente per iniziative concrete sui bisogni della popolazione.

I servi della stampa chiamano ciò “antipolitica”, terrorizzati dalla prospettiva che questo modo di far politica si affermi e finiscano per sempre gli inciuci, le spartizioni sottobanco, i segreti massonici inconfessabili, i patti con le mafie, il dominio sulla RAI che burlescamente chiamano “servizio pubblico”.

L’altra garanzia fondamentale, naturalmente anche questa “antipolitica”, una regoletta facile facile da comprendere, è che i parlamentari 5stelle si impegnano a non fare più di due legislature, per impedire il formarsi di gruppi dirigenti inamovibili e dittatoriale e per abolire la politica come mestiere a vita.

La cantante Fiorella Mannoia è decisamente più diretta e sincera e sostiene: “Voto M5S ma Grillo deve andarsene, deve fare come un buon padre e lasciare andare i ragazzi”

Io aggiungerei che Grillo dovrebbe occuparsi solo del controllo rigoroso delle regole che il M5S si è dato, e Casaleggio deve offrire una piattaforma in Rete capace di semplificare sempre più la partecipazione degli iscritti comprese le votazioni sui temi più importanti. Grillo e Casaleggio non sono capi né leader politici, la elaborazione della linea politica è nelle mani degli eletti e degli iscritti.


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