La cura Brunetta non sta portando benefici, ma soltanto casi di mobbing!

par LIBERALVOX SocialNetwork
sabato 13 giugno 2009

Ancora non se ne conoscono i dati ufficiali, ma quella che è stata definita la “cura-brunetta- riservata non alla Pubblica Amministrazione, ma soltanto agli impiegati statali - sta per rivelare i suoi risvolti più negativi in ambito lavorativo. Tutti concordiamo sulla necessità di uno snellimento della macchina organizzativa dello Stato troppo burocraticizzata e ormai obsoleta, ma i criteri a cui è stata improntata la nuova gestione, con l’attuale ministro Brunetta in virtù di alcune circolari ministeriali che avevano la presunzione di poter modificare un sistema precostituito in un “batter di ciglio”, si stanno mostrando a dir poco inadeguati, inefficaci se non addirittura dannosi e controproducenti.

L’ultima notizia, ma solo in ordine di tempo, viene dal Ministero dell’Interno. L’Amministrazione del Viminale, deputata alla gestione delle politiche del personale e quindi all’attuazione della riforma-brunetta, avrebbe infatti diramato una circolare secondo la quale le ferie sarebbero considerate assenze dall’orario di servizio e pertanto scorporate e non remunerate dal salario relativo alla professionalità legato, in quel dicastero per l’appunto, all’effettiva presenza dei lavoratori! Cose, insomma, dell’altro mondo! Il dato empirico fornitoci, poi, dalle centinaia di segnalazioni giunte in Redazione dagli impiegati dello Stato, ci dice che il clima psicologico all’interno degli uffici è senz’altro cambiato in peius senza che ciò abbia prodotto, almeno a loro sentir dire, gli effetti benefici auspicati in termini di produttività ed efficienza. Insoddisfazione, lassismo e menefreghismo dilagano sempre di più negli uffici pubblici in preda alla "rassegnazione", conseguenza di una delegittimazione del ruolo e delle funzioni del pubblico impiego messa in essere dall’attuale ministro della funzione pubblica.



Secondo i nostri sondaggi, la “cura-brunetta” e brunetta stesso sono in “caduta libera” nei consensi raccolti: oltre il 90% dei nostri sondaggi chiede un repentino cambiamento di rotta nella riforma della P.A. così com’è stata impostata e gestita dalla Funzione pubblica ed invoca le dimissioni del suo ministro. Gli addetti ai lavori, dai massimi dirigenti al bidello della scuola, hanno definito questo tentativo di riforma uno spot mediatico nei confronti di quella parte di opinione pubblica che non ha mai visto di buon occhio il pubblico impiego, un assist per gli industriali del nord, un volgare atto di repressione nei confronti degli impiegati dello Stato, paragonabile al più deleterio “terrorismo psicologico”, che starebbe causando un generale clima di insoddisfazione, impotenza e intolleranza all’interno della pubblica amministrazione, con il conseguente aumento di casi di vessazioni e angherie, in una parola sola è “mobbing”!

Per porre un argine a questa metamorfosi negativa del clima lavorativo - che evidentemente ha ricadute sfavorevoli non solo sui lavoratori pubblici, ma anche sugli utenti e quindi sui cittadini, in quanto propone un ritorno al passato ancor più negativo di quel che è stato ai tempi fantozziani dell’"impiegato-vittima-succube del capo" – oggi, più che mai, è necessaria una vera e propria controriforma che sia ben ponderata e che tenga al centro dell’attenzione la salute psicofisica e la crescita professionale del lavoratore, bilanciando questa necessità con i primari criteri di efficienza e produttività organizzativa della pubblica amministrazione, ponendo in essere condizioni salariali e lavorative allineate agli standard europei ed adottando criteri di valutazione quanto più oggettivi, chiari e trasparenti.

 

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