La critica alla cultura di massa della Scuola di Francoforte

par Angelo Cerciello
martedì 11 settembre 2012

I teorici della “Scuola di Francoforte” sostenevano che “le idee degli individui sono un prodotto della società in cui vivono”. Infatti, dal momento che il nostro pensiero si forma nella società, è impossibile o quasi arrivare a conclusioni che siano libere dalle influenze della nostra epoca e del nostro contesto culturale.

La scuola di Francoforte aveva tra i suoi esponenti Marcuse, Adorno, Fromm, Horkheimer e altri ancora. Secondo questi teorici, l'intellettuale deve avere un atteggiamento critico nei confronti della società che prende in esame e questo deve avere come fine un mutamento.

I teorici della Scuola di Francoforte pongono la loro attenzione sul fatto che la popolazione sia “controllata” e l'individuo sia “manipolato”.

Essi combinano Marx e Freud per evidenziare l'importanza del carattere repressivo del mondo contemporaneo. Inoltre criticano la cultura di massa, usata per "ammaestrare" gli individui, per “distrarre” le persone e renderle passive. Si cerca di colpire insomma “un intero sistema di dominio” che elimina ogni tentativo di protesta o di ribellione.

Il “controllo sociale” è affiancato da un enorme condizionamento da parte dei mass-media e da un appiattimento culturale esorbitante.

Il pensiero dei teorici della Scuola di Francoforte, così “di moda” nelle rivolte del 1968, è più che attuale e applicabile alla nostro tempo: quello che essi sostenevano si è estremizzato al massimo livello. La società di cui essi parlavano, totalitaria e repressiva è ancora tale. 


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