La crisi di chi
par Emilia Urso Anfuso
sabato 17 agosto 2013
L’essere umano ha una peculiarità fra le tante: convincersi profondamente di ciò che gli viene detto, in special modo se ciò che viene detto corrisponde ad un vero e proprio bombardamento di parole.
Le parole sembrano aria, ma le vibrazioni che vengono emesse nel momento in cui le corde vocali compiono il proprio dovere, vanno ad impattare su un complesso sistema neuronale che per propria natura, viene modificato sostanzialmente e a volte, per sempre.
Lo sa chi si occupa di comunicazione, di marketing e di politica. Il cui scopo sovrano è quello di convincere la popolazione di ogni cosa sia “utile” al sistema politico. Per far ciò, la politica, i suoi componenti, usano e sfruttano le strategie di comunicazione e di marketing integrandole fra loro sapientemente.
Piccolo preambolo che giova a uno scopo preciso: chiarire di quale “crisi” si parli quando emettiamo attraverso le corde vocali la parola “crisi”. E a cosa si pensa quando la mente scorre più o meno velocemente il criterio, il concetto di “crisi”.
Al solo fine di offrire un piccolo rimedio alla malattia mentale scatenata dal sistema politico che da alcuni anni fa penetrare nei neuroni dei cittadini lo schema “crisi=mancanza di denaro” che serve solo ed esclusivamente a generare un elemento comune di senso della crisi economica nazionale, e che serve a sua volta a privare i cittadini di diritti, sostegni e sovranità popolare, gradirei che per un attimo ogni singolo lettore provi almeno ad allontanare da sé ogni preconcetto e di lasciarsi la libertà di riflettere.
Perché il mondo della politica avrebbe scatenato il concetto di crisi pur non essendo il nostro, un Paese in crisi economica?
La risposta è: se si tolgono denari e diritti alla classe media che fino a una manciata di anni fa era la colonna portante della nazione ma riusciva anche a creare una media ricchezza per se stessa, ecco che quella ricchezza – estesa – si tramuta in ricchezza per pochi. Travasando di fatto l’economia privata da una classe sociale all’altra. Semplice. Non servono esperti internazionali.
La controprova: le dinamiche della “crisi” sono a tutti conosciute. Si uccide la cosiddetta classe media attraverso una fiscalità sempre più pressante, si negano servizi, welfare, sostegni, accesso al lavoro, si distrugge il sistema sociale. Giocoforza, la classe media inizia ad intaccare il risparmio realizzato nei decenni. Lo status sociale si ridimensiona. La capacità economica viene avvilita “grazie” a riforme che servono solo ad impoverire la popolazione.
Di più: si rende impossibile l’accesso al credito e la realizzazione della libera impresa, generando difficoltà burocratiche degne di una trama di teatro comico.
Si domina la massa uccidendola dalle fondamenta: privazione del diritto al lavoro attraverso imposizioni fiscali abnormi che rendono le imprese impossibilitate ad assumere o peggio, costrette a mettere per strada padri e madri di famiglia. Si prova la popolazione del diritto alla salute: il processo di privatizzazione della sanità pubblica ne è la controprova lampante.
Non si compiono quelle cose così “ovvie” per la gente comune, normale, come investire nel turismo, nella cultura, nelle piccole imprese.
Nel frattempo però, nessuno di coloro che stanno negli ambienti politici con la scusa di “operare per la nazione” si priva di nulla, anzi.
E’ la controprova assoluta, che il concetto di “crisi economica” è un fantasma che deve spaventare e uccidere solo ed esclusivamente la popolazione di ceto medio e basso: l’arricchimento sconsiderato di costoro, l’assunzione di poteri illimitati, ne fanno uno zoo bestiale degno di un romanzo di Kafka.
In questi caldissimi giorni – in ogni senso – di quest’assurda estate 2013, mentre l’italiano medio corre al mare o ai monti, in qualche pezzo di casa di proprietà ancor oggi salvato dalle grinfie dello Stato, lo Stato ha permesso nell’ordine:
- l pagamento di circa 56mln di euro di “rimborsi elettorali” ai vari partiti italiani
- L’aumento di 8.000 euro l’anno allo stipendio – già altissimo – dei Magistrati
- La querelle (…) sul pagamento o meno dell’IMU sulla prima casa. Tassa incostituzionale e non lo dico io, ma la nostra Costituzione all’art. 53
- Il radicamento assoluto nel nostro Parlamento di un condannato e ancora protagonista di altre inchieste da portare avanti in giudizio
- La discussione sull’eventualità di “esautorare il reato di finanziamento illecito ai partiti”(notare di quante parole illegali è composta la frase…) convintamente portata avanti dal PdL che sull’esautorazione dei reati ha grande e profonda esperienza
- La possibilità avvilente per tutta la popolazione, di subire un governo unico nel suo genere: mai come adesso si palesa l’insussistenza del criterio di “diversità partitica”. I partiti esistono da sempre, ma solo per dividere la popolazione…
E questo è solo ciò che è accaduto nelle ultime ore.
Se torniamo indietro nel tempo, centinaia d’incoerenze sono li a gridare a tutti che la realtà unica è vera è solo questa: la crisi economico finanziaria, è stata creata per distruggere la popolazione. Nel nostro paese come in tutte le altre nazioni.
Un susseguirsi satanico di strategie atte solo ad abbassare ai minimi livelli la capacità economica dei cittadini, aumentare quella dei già ricchi, alimentare potere ai già potenti.
Siamo già tornati ai tempi dei Papi e dei principi. E della folla – quasi – alla fame e alla gogna.
Forse, qualcuno fra un po’ ci butterà dei croissant dalla finestra. Di palazzo Venezia o del Quirinale.
E la frase sarà la stessa che emisero i regnanti francesi pre rivoluzione: “Se non avete il pane, mangiate le brioches”…