La crisi della democrazia

par Ettore Scamarcia
martedì 14 ottobre 2008

L’Italia è il paese con il più alto tasso di corruzione in Europa, dove ogni più piccola opera pubblica diventa l’occasione per un magna magna in tre: politici, imprenditori collusi e mafiosi.

L’Italia è un vero e proprio laboratorio politico, a nostro malgrado. Sulla nostra pelle stiamo vivendo ciò che probabilmente accadrà anche negli altri Paesi occidentali, con un pizzico di originalità tutta nostrana.
La crisi della democrazia si vive in quei territori in cui è stato negata la possibilità ai cittadini di esprimersi. Un esempio? La questione Dal Molin, l’aeroporto militare americano di Vicenza che dovrebbe occupare un’area più grande di quella attuale. Il TAR aveva autorizzato un referendum popolare per dire SI o NO all’allargamento dell’impianto militare, ma pochissimi giorni prima del voto il Consiglio di Stato lo dichiarò illegittimo ed autorizzò il comando americano a procedere.
Interrompere una consultazione popolare in fase di svolgimento, per giunta autorizzata dal TAR, è una vera e propria negazione dei principi democratici garantiti dalla Costituzione, e per giunta un duro colpo alla già scarsa affidabilità delle istituzioni i cui rappresentanti amano autodefinirle "democratiche", ma che in realtà vanno diventando via via sempre più oligarchiche.


Dove ai cittadini non è stato chiesto nemmeno il più miserabile ed insignificante dei pareri è certamente in Campania. Qui il governo ha deciso di mostrare i muscoli con l’anello più debole del sistema sociale italiano. Fra militarizzazione del territorio, divieto delle proteste antigovernative e distruzione delle ultime oasi verdi della Regione si son compiuti una quantità indefinita di violazioni della Costituzione e dei Diritti dell’Uomo. Le cariche della polizia, gli sbarramenti dell’esercito e la pressione sempre più asfissiante dei clan camorristici hanno reso da tempo i cittadini del luogo consapevoli del fatto che la democrazia in quei territori non è mai esistita.

La democrazia rappresentativa sta ormai collassando. La corruzione, sempre più dilagante, mina le basi sui cui si poggia la stabilità del Paese. Siamo al 55 posto per "corruzione recepita" secondo la poco invidiabile classifica di Transparency.
La storia non insegna affatto, a quanto pare. L’Impero Romano, duemila anni fa, logorò tutte le proprie forze in lotte intestine e corruzione, diventando facile preda per gli invasori. Un ritorno al passato?

Ci siamo dunque fermati alla democrazia rappresentativa. Il processo evolutivo non riesce ad andare oltre. Eppure proprio oggi occorre compiere un passo decisivo in avanti. Bisogna cambiare, oppure sarà sempre peggio.


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