La cosa Italia

par Glaros - scrittura creat(t)iva
martedì 17 marzo 2009

 Ad un certo punto del suo pontificato, Giovanni Paolo II scrisse una preghiera per l’Italia che si conclude con l’auspicio che la Santa Trinità protegga il Belpaese.

 

Papa Wojtyla ebbe anche occasione di lanciare un’invettiva contro la mafia, esortando alla conversione i rappresentanti storici del noto baluardo italico contro il comunismo.

 

Durante il suo pontificato Wojtyla pubblicò fra l’altro l’enciclica Lo splendore della Verità che Emanuele Severino, durante una trasmissione condotta all’epoca da Angela Buttiglione, definì "un’operazione con la "O" maiuscola".

 

A proposito di ’operazioni’, dopo il lungo pontificato di Giovanni Paolo I (Papa Luciani), di verità ce ne sarebbe stato parecchio bisogno, ma sembra che in quel caso, ne sia prevalso il lato più oscuro. Doveva senz’altro trattarsi del mistero della fede.

 

 Nel caso della ‘cosa’ Italia, più che caratterizzarsi come splendore, parrebbe che la verità rifugga da ogni illuminazione e si annidi in un pauroso buco nero del quale l’Inferno dantesco era solo un’immagine naif.

 

Occorre davvero domandarsi che cosa sia l’Italia per poter esprimere i vertici di indecenza e di vergogna culturale e politica che la caratterizzano. Quale possa essere la ’radice’ di un male così profondo, quello del quale il protagonista del film Il Divo rileva l’assurda tragica necessità.

 

Quale occulto centrale potere informa lo stato delle cose e le cose dello Stato? 

 

Quale vero indicibile si cela dietro le quinte del politico romano tea-trino?

 

Quale ruolo storico gioca la neutralità di una fede ultraterrena che fa del Male terreno il suo più paradossale alleato?

 

In un paese con un minimo di dignità una situazione come quella italiota condurrebbe al risveglio di una coscienza collettiva che spazzerebbe via la cosiddetta classe dirigente, a meno che non fosse proprio l’inettitudine della maggioranza del popolo a mantenerla in vita: in quel caso però, il presunto splendore si manifesterebbe come una nera magia. 

 

Nel Belpaese la Trinità richiamata all’inizio, ha prodotto una spregiudicata gestione ed una perversa mediazione della contraddizione e, con esse, la totale corruzione del senso. Complici del continuo mix-fatto le pavide intellighenzie dominanti che dell’ente hanno fatto un Niente e del Centro il non(aver)-luogo della Verità. 

 

Occorrerà tracciare una nuova linea di demarcazione della Verità per uscire dall’italico baratro? Occorrerà un real pd che illumini la romana Via?




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Da: Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione

 

Pag. 360 - LA CORRUZIONE

 

(...) Nell’Impero la corruzione è dappertutto: è la pietra angolare e la chiave del dominio. Si mostra in svariate forme: nel governo supremo dell’Impero e nelle sue feudali amministrazioni periferiche; nelle forze più raffinate dell’amministrazione poliziesca e in quelle più marcescenti; nelle lobby delle classi dirigenti; nelle mafie dei gruppi emergenti; nelle chiese e nelle sette; negli autori degli scandali e in coloro che li perseguono; nelle grandi organizzazioni finanziarie e nelle transazioni economiche quotidiane.


Con la corruzione l’Impero ricopre il mondo con uno schermo oscuro. Il comando sulla moltitudine viene esercitato in questa coltre putrida, nell’assenza di luce e della verità. Non è un mistero come riconoscere la corruzione e come identificare la potente vacuità della coltre di indifferenza con cui il potere imperiale avvolge il mondo.

 

 

 


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