La colpa della violenza giovanile a Napoli non è di Gomorra

par Mario Barbato
venerdì 15 novembre 2024

Che Roberto Saviano fosse nel mirino della destra si era capito dalla sua epurazione dalla Rai. Ma adesso lo si è capito ancora più chiaramente dalle accuse mosse contro di lui da esponenti di Fratelli d’Italia, secondo cui il romanzo di Saviano, Gomorra, sarebbe la causa della recrudescenza della violenza giovanile a Napoli. “I ragazzi, che emulano i criminali di Gomorra, sono figli del tuo cinismo. In nome del denaro, hai trasformato dei criminali in eroi”. Questa l'accusa di Fratelli d'Italia che aveva preso di mira Saviano anche durante la passerella a Caivano

Davanti a questa accuse, diventa difficile capire dove finisce la ragione e dove comincia la follia. La violenza giovanile a Napoli c’è sempre stata, ancora prima che venisse pubblicato Gomorra. Come del resto, la violenza è presente anche a Roma, a Milano e in tutte le grandi e piccole città. Non è vero, quindi, che Gomorra ha fatto da motore propulsore della malavita, l’ha solo raccontata, mettendo in guardia dal rischio che si corre a essere camorristi.

Sono anni che una certa politica cerca di scaricare sugli altri le colpe di un disagio economico e sociale che la politica stessa non riesce a risolvere. La camorra a Napoli esiste da moltissimo tempo ed è diventata un ammortizzatore sociale per schiere di ragazzi che lavorano per il crimine organizzato perché spesso non vedono altre prospettive occupazionali. Se lo Stato fosse più presente a Napoli, garantendo occupazioni decenti, rafforzando le imprese e garantendo una qualità di vita migliore, la camorra non avrebbe vita facile. Ma ai nostri politici fa comodo accusare gli altri di essere il male assoluto dell’Italia per nascondere al pubblico la loro incapacità di risolvere i problemi.

Che le accuse di Fratelli d’Italia contro Saviano siano una fesseria, lo dimostra una ricerca universitaria americana la quale ha sentenziato che non c’è nessun nesso tra influenza culturale e influenza comportamentale. Secondo i ricercatori, le azioni individuali sono influenzate da una complessità di fattori economici, sociali e familiari che nulla hanno a che vedere con libri, film o fiction televisive. Altrimenti film come Il Padrino, Pizza Connection, Il capo dei capi, Squadra Antimafia e via dicendo avrebbero dovuto rendere Palermo un inferno, pieno di giovani violenti e desiderosi di imitare i personaggi dei film in questione. I media, semmai, possono aumentare la probabilità che altri criminali adottino stili di crimine simili, ma non modificano i tassi generali di attività criminaleâ già esistenti.

Un altro esempio che smonta le accuse di Fratelli d’Italia è il film di Giuseppe Tornatore, Il camorrista, ispirato alle gesta di Raffaele Cutolo, capo della potentissima Nuova Camorra Organizzata. Quel film non rendeva omaggio al boss della Nco, perché a elogiare Cutolo ci aveva già pensato una generazione di ragazzi che si erano associati alla sua organizzazione perché attratti dal successo facile e immediato, dai soldi a palate e dalla prospettiva di uscire dalla miseria. Tutto questo è successo anni prima che Tornatore girasse il suo film sul Professore di Ottaviano. 

Ma ormai sembra evidente che alla politica faccia comodo accusare giornalisti e scrittori di essere causa ed effetto della violenza giovanile napoletana per non recitare il mea culpa e confessare che anni di abbandono da parte dello Stato di una città ostaggio della camorra, con politici che spesso e volentieri sono andati a braccetto con i camorristi, agevolando i loro affari, ha fatto crescere un mostro dalle mille teste. Per loro è difficile ammettere che la violenza giovanile a Napoli non è colpa di Gomorra, ma di una malapolitica che al Sud ha decisamente fallito. 

Foto IJF/Wikimedia


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