La città dell’acciaio e senza vie di fuga
par luca
martedì 27 dicembre 2011
Il San Raffaele del Mediterraneo che Vendola sponsorizzava a mille mesi fa a Taranto, non si farà più almeno per quanto riguarda lo sponsor don Verzè.
Una città inquinata dall'Ilva e che nella diossina ha il suo più alto valore d'Europa, meriterebbe degno rispetto nell'ambito della prevenzione sul territorio e delle strutture. Taranto è a rischio esplosione (abbiamo la raffineria praticamente dentro casa), abbiamo la stessa Ilva con rischi immensi per la sua produzione, abbiamo la Cementir con la sua carica di inquinamento quotidiana.
Insomma una città come quella dei due mari non dovrebbe finire nel dimenticatoio sul piano delle strutture sanitarie sul territorio e su quello della prevenzione. Avrebbe bisogno di un ospedale ramificato nelle aree più a rischio(magari con centri dislocati nel quartiere Tamburi a ridosso dell'ILVA stessa), avrebbe bisogno di rafforzare le forze lavoro all'interno del SS. Annunziata collocato al centro della città e poi avrebbe bisogno di un piano di emergenza che manca in caso di incidente industriale.
Il San Raffaele doveva essere il polo della ricerca di vanto del mezzogiorno ma non vedrà invece la nascita. Don Verzé e i suoi inciuci hanno fatto sì che l'operazione non partisse e con essa le speranze di vedere nel polo jonico tale struttura. Adesso ci si chiede in città se fosse meglio implementare e migliorare la struttura già esistente e renderla idonea ad emergenze legate alla produzione industriale.
Poi il dilemma legato al lavoro mancante a Taranto.Se in passato l'ILVA è stata la forza trainante per l'economia jonica, adesso ci si chiede se turismo o terziario possano dare rilancio alla città.
Il porto, altro volano di spinta, sembra non riuscire ad imporsi nel panorama internazionale, pur avendo nella posizione geografica della città ideali rotte per scambi commerciali con il Mediterraneo e l'Europa.
Insomma si è passati dal progetto San Raffaele di don Verzé alle difficoltà nel voler capire all'unisono da parte dei politici locali la necessità di rafforzare i presidi sul territorio e anzi renderli idonei all'uso per emergenze a grande scala.
Taranto la città dell'acciao e della diossina senza piani di emergenza in caso di incidente nucleare e con tante idee per cambiare ma con sbocchi e difficoltà da mettere da parte.