La calabresità

par Maria Francesca Carnea
mercoledì 5 marzo 2025

La Calabria precorre i tempi, è avanti su tutto, anche riguardo l’Autonomia Differenziata. La riforma è già attuata intra territorio, credo lo fosse da ancora prima che esistesse l’Ente regione.

Rispetto alle altre, la regione Calabria testimonia oltre che la sua bellezza misterica, anche come l’essere autonomi e differenziarsi crei esclusività, per questo risultato, grande spinta, ha dato l’adottato concetto del “fidelizzare”: è considerata una parola sacra, come la fede calcistica negli stadi, ancor più considerato sacro è il con chi fidelizzare, le modalità da perorare per ampliare giardini di frutteti di ogni specie, boschi e vigneti, facendoli brillare come canne al vento nel verde erba dei sentieri, i cui profumi inebriano, determinando dipendenza.

Il primato in cui eccelle la calabresità, è quello della similpolitica, produzione di esclusività, declinante ogni buon senso, mentre la Politica Matura, di servizio al popolo, al territorio e al Bene Comune, viene tenuta distante, nell’indifferenza generale, come fosse rifiuto umano, e si fa di tutto per mantenere l’esclusività dello status quo. È autonoma la calabresità nella similpolitica, cioè gestisce e amministra in assoluta autonomia di interesse particolare enti Regione, Provincie, Comuni, forgiati da reti di differenza tra chi (li) vota e chi vive rassegnato. Permane autonoma nel raccomandare, dietro dazio, propri favoriti, nel garantire appalti pubblici, foraggiare progetti farsa creati da fantasie locali, assecondando faccende grembiuline e strette di mano paonazze. Indifferente al Bene Comune, ai servizi e bisogni della gente che solo in apparenza attenziona per fare scena, e quando opera per qualche evento che fa passare per culturale, a distrazione di masse, proclama il suo amore incatenandosi alla sedia del potere come fosse legame indissolubile, patto di sangue, battesimo inscindibile. È da considerare la qualità e il privilegio di questa similpolitica calabrese: non è cosa per tutti essere autonomi dal popolo, antesignani di un sentimento sociale auto-celebrativo e familista.

La calabresità differenziata è da prendere a modello, soprattutto per la modalità con cui i cittadini esercitano/o non esercitano, il diritto di voto. Ecco: in Calabria i cittadini sono chiamati a votare per scegliere chi è stato scelto a differenziarsi dal servizio pubblico per renderlo cosa privata, enti Comunali docet, è nei piccoli Comuni amministrati come cosa privata che si specchia il quadro del ‘grande sistema’.

Nel particolare si può verificare che:

Un’autonomia così raffinata quale altra Regione in Italia potrà vantarla?!

Occorre essere provvisti di grande ironia per sopravvivere alla calabresità differenziata. Continuo a credere di essere parte di una Nazione, l’Italia, credere che una Calabria bella c’è, negli anfratti nel misticismo che la alberga, e che riuscirà a venire fuori in tutta la sua potenza umana, con coraggio e generosità, edificandosi al costrutto operoso, surclassando la pietosa realtà degli, come ben definisce Papa Francesco, ‘inutili idioti’ che remano contro al Bene Comune, alla libertà, alla visione di un futuro possibile, all’innovazione, al senso di Comunità, alimentando staticità, folklore, circoli chiusi, soprattutto silenzi.

Il mio auspicio è che il popolo di Calabria scopra la bellezza del termine ‘indignazione’ da palesare verso quanti frenano alla bellezza dell’esistenza dignitosa: ponendo domande, manifestando capacità critica, si affronta la realtà, ci si oppone alla cultura sistemica che ingabbia nella mediocrità. Si torni a credere nella poesia che alimenta la Politica Matura, la giustizia sociale, cambiando l’attuale sistema relativista, poiché: Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. (Matteo 6, 24).

Per un cambiamento socio-politico reale occorre consapevole senso del sacro.

 


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