La bufala del “genocidio bianco” usata contro il Sudafrica anti-apartheid
par Pressenza - International Press Agency
venerdì 30 maggio 2025
Le radici storiche della “teoria del genocidio bianco”
di Lorenzo Poli
(Foto di France24 - Trump e Ramaphosa)
La storia del fatidico “genocidio bianco” è equiparabile alla teoria assurda diffusa dei movimenti dell’alt-right legati a Steve Bannon sul “Piano Kalergi” e la “sostituzione etnica”. Si tratta di teorie artificiali create ad hoc ad uso e consumo della popolazione ultraconservatrice occidentale bianca per seminare l’idea che si voglia rendere “la razza bianca” una minoranza.
Partendo dal fatto che basta guardare un mappamondo per vedere che da sempre gli esseri umani di pelle chiara sono una minoranza, queste teorie del “genocidio bianco” non nascono in questi anni ma hanno origine lontana, diffondendosi in seno a gruppi legati al neonazismo, all’estrema destra, al nazionalismo e al suprematismo bianco. Secondo queste teorie l’immigrazione, l’integrazione, oltre a fattori come la denatalità nonché la tutela di diritti come la legalizzazione dell’aborto e la contraccezione verrebbero deliberatamente promossi in quei Paesi dove prevale la cosiddetta “razza bianca” con l’intenzione di causarne l’estinzione.
https://www.ingentaconnect.com/contentone/lwish/sou/2017/00000066/00000066/art00006
(Kevin C. Thompson, WATCHING THE STORMFRONT: White Nationalists and the Building of Community in Cyberspace, in Social Analysis: The International Journal of Social and Cultural Practice, vol. 45, n. 1, aprile 2001, pp. 32-52)
Preoccupazioni della stessa natura si trovavano già espresse in alcune parti del Mein Kampf di Adolf Hitler (1925), poi riprese nel documento citato del 1934, nel quale il futuro dittatore della Germania nazista spiegava quelli che, a suoi dire, erano i pericoli che correva parte dell’Europa con la progressiva “negrizzazione della razza bianca”.
(Adolf Hitler, Mein Kampf , Monaco di Baviera, ed. Franz Eher e Successori, 1925, pag. 642, traduzione italiana presente in: Giorgio Galli, Il «Mein Kampf» di Adolf Hitler. Le radici della barbarie nazista, Kaos Edizioni, 2002)
La questione apparve per la prima volta, sporadicamente, nelle pubblicazioni neo-naziste White Power e WAR (Michael Novick, White Lies, White Power: The Fight Against White Supremacy and Reactionary Violence, Common Courage Press, 1995, p. 155) negli anni ’70 ed ’80, in tesi che si focalizzavano soprattutto contraccezione e sull’aborto, oltreché sull’immigrazione.
In Italia, negli anni Novanta, fu attivista dell’estrema destra italiana Franco Freda a contribuire maggiormente a questa assurda idea, con il suo testo I lupi azzurri. Documenti del Fronte Nazionale, diffondendo l’idea che “l’immigrazione di elementi non indoeuropei” fosse un attacco per “distruggere la razza bianca”.
Nel 1995 il neonazista David Lane – membro fondatore dell’organizzazione terroristica suprematista bianca The Order ed autore degli slogan suprematisti delle “quattordici parole” e degli “ottantotto precetti” – nel suo manifesto White Genocide del 1995 (scritto mentre era incarcerato a vita) approfondisce questa teoria, affermando che le politiche dei governi di molti Paesi occidentali avevano l’intento di distruggere la “cultura europea bianca” rendendo i bianchi una “specie estinta”.
Uno dei capisaldi di questa teoria è la negazione di valore alla lotta al razzismo. Nel 2005 il neonazista Alain Finkielkraut (A. Finkielkraut, Nous autres, modernes: Quatre leçons, Ellipse, Paris 2005; trad. it. Noi, i moderni, Lindau, Torino, 2006) dichiarò che «l’antirazzismo è per il XXI secolo quello che è stato il comunismo nel XX secolo»; mentre il nazionalista bianco Robert Whitaker coniò l’espressione “anti-razzista è una parola in codice per anti-bianchi” e il termine “anti-White” (anti bianco) per descrivere coloro che ritiene siano responsabili del genocidio dei bianchi.
L’uso del termine «genocidio» viene assurdamente strumentalizzato in un’accezione che va ben al di là della definizione strettamente legale , parificando eventi storici a veri e propri attentati contro la vita umana, siano essi l’omicidio (ad esempio presentando il meticciato come attentato all’integrità genetica di una “razza”) o il suicidio (una società che si autocondanna all’estinzione). Per avallare una lettura distorta ed ampliata di taluni eventi contemporanei, se ne offre così una chiave interpretativa distopica: essi non sarebbero frutto di forze storiche determinate da flussi epocali, ma della pianificazione voluta e consapevole da parte di una élite in malafede, che tradirebbe la sua vocazione di ceto dirigente di una nazione.
E’ su queste basi che assieme alle teorie cospirazioniste della «sostituzione etnica» e di «Eurabia», in seguito alla crisi europea dei migranti negli anni 2010 la teoria sul “genocidio della razza bianca” si è diffusa dai movimenti estremisti di destra, raggiungendo purtroppo anche settori del senso comune moderato.
La teoria si è diffusa molto in questi anni negli USA, rispetto alla nicchia di estrema destra dove era confinata, grazie ai nuovi mass media specie in seguito all’elezione di Donald Trump.
La bufala del “genocidio bianco in Sudafrica”
In seguito alla vittoria di Nelson Mandela e alla fine dell’apartheid razzista e colonialista bianca in Sudafrica, figure di estrema destra come il cantante Steve Hofmeyr e il partito extraparlamentare boero Afrikaner Weerstandsbeweging (AWB) sostengono l’esistenza di un «genocidio bianco» in Sudafrica.
Il terrorista norvegese di estrema destra Anders Breivik – autore della strage nazista di Utøya in cui morirono 77 militanti socialisti – nel suo manifesto dal titolo 2083: una dichiarazione di indipendenza europea dedicò un’intera sezione a un presunto «genocidio» contro gli afrikaner, i boeri di origine olandese, menzionando ripetutamente presunti episodi di persecuzione dei bianchi in quel Paese. Anche Mike Cernovich, commentatore statunitense di estrema destra, sostenne la veridicità di tale genocidio in Sudafrica.
In cosa consiste questa “menzogna di guerra”? Diffondere notizie false su un presunto genocidio che il governo socialista, panafricanista e anti-apartheid di sinistra guidato da Matamela Cyril Ramaphosa starebbe attuando contro i “boeri bianchi” (per inciso, i discendente dei coloni occidentali – spesso guidati anche da ideali nazisti e fascisti – che perseguitarono, discriminarono, criminalizzarono e ghettizzarono i neri sudafricani fino al 1994).
Si tratta di una vergognosa bufala, una “menzogna di guerra”, una fake news istituzionale che si diffuse nel 2018 dopo la trasmissione del documentario Farmlands dell’attivista canadese Lauren Southern realizzato per Rebel Media, in cui si documentavano assalti alle fattorie in Sudafrica. Per lo stesso canale la giornalista britannica Katie Hopkins aveva girato un analogo documentario dal titolo Plaasmoorde: The Killing Fields.
A cavalcare la vicenda, distorcendola e strumentalizzandola, furono gli Stati Uniti dell’alt-right razzista, xenofoba, suprematista bianca ed imperialista di Donald Trump, facendo girare informazioni su social media e su canali di gatekeeping con il fine di intercettare gli utenti della controinformazione e spacciare come “contro-notizia” una vergognosa menzogna al fine di prendere di mira il Sudafrica.
Ad agosto 2018 il presidente degli Stati Uniti Donald Trump fu accusato di appoggiare tale teoria quando su twitter chiese al segretario di Stato Mike Pompeo di far chiarezza su «gli espropri e le confische dei terreni e le uccisioni su larga scala dei contadini [bianchi]». A riportare tale tesi sono anche la giornalista conservatrice statunitense Ann Coulter, il politico britannico ultraconservatore Nigel Farage e il politico di destra olandese Geert Wilders.
La notizia è stata rilanciata in questi anni dalla galassia mediatica di QAnon in funzione anti-socialista ed in Italia è stata resa nota dall’ambiguo sito ImolaOggi fin dal 2016.
Nel 2016 vi è il lancio di un articolo dal titolo fuorviante e distorto Razzismo: la barbarie avanza in Sudafrica, gli eredi di Mandela bruciano la storia “bianca”, nel quale si affermava che a Città del Capo gli studenti neri di un movimento chiamato “Rhodes Must Fall” avessero bruciato “arte, libri, letteratura, pittura e qualsiasi cosa ritenuta collegata al “diavolo bianco” . Hanno inzuppato dipinti storici e scritti nella benzina e poi li hanno bruciati insieme ad opere d’arte e libri risalenti ai secoli passati, dopo aver vandalizzato l’Università. Hanno minacciato la vita dei bianchi nella zona. In seguito ha continuato a dar fuoco ad autobus e uffici. Ritengono che “l’uomo bianco” stia finalmente avendo quello che si merita.”
Notizia che, oltre a non avere fondamento ribaltava la situazione reale: il Sudafrica, pur essendo un Paese che ha lottato contro l’apartheid bianca, risente ancora oggi della divisione interna tra bianchi e neri, della discriminazione razziale nei confronti dei neri e situazioni di sfruttamento.
Ma l’articolo insisteva: “I bianchi in Africa sono vittime di persecuzioni, espulsioni, sanzioni e sono spesso uccisi o perseguitati a causa della presunta “colpa” della colonizzazione. Eppure, dalla fine della colonizzazione, gli africani sono tornati indietro al tribalismo, alle malattie e alla povertà estrema. Nonostante i bianchi siano una piccola minoranza, sono incolpati di tutti i problemi – anche quando non hanno alcuna influenza sulle decisioni. Europa e America si rifiutano di dare lo status di rifugiato alla minoranza bianca, così migliaia di agricoltori bianchi vengono uccisi o torturati ogni anno per la loro razza. Sentimenti simili, come mostrato nel video, sono espressi in altre parti dell’Africa.”
Farebbe ridere se non facesse piangere. Si tratta di notizie volte a stravolgere la storia politica e culturale del Sudafrica date in pasto a chi non conosce quella storia. Nel marzo 2016 viene pubblicato un altro articolo dal titolo Il vero RAZZISMO: cartoline dal Sudafrica, la mattanza dei bianchi in cui addirittura si parla de “l’inferno delle bidonville per i bianchi impoveriti dalla shock economy e dalle leggi razziali “black only” del governo dell’ANC e la quotidiana giungla urbana di una società ad altissimo tasso di violenza che non risparmia alcuna etnia, fatta di diseguaglianza, discriminazione e segregazione sotto altro nome, non ci rimane la sensazione di aver visitato la “nazione arcobaleno” secondo la narrazione allucinatoria della propaganda del politicamente corretto, ma un paese che è veramente un paradiso di crudeltà in preda ad un’apocalisse sadica, come l’ha definito lo scrittore Dan Roodt. Un anus mundi dove sta prevalendo una cultura della vendetta e del saccheggio e che trae ispirazione per le sue orge di ultraviolenza da ancestrali riti di stregoneria ed omicidio rituale.”
Un ribaltamento totale della situazione dove i colonizzatori diventano le vittime del popolo discriminato. Si parla addirittura di Ciò “quotidiano pogrom” verso gli agricoltori in Sud Africa, “in larghissima maggioranza bianchi” e di “assalti alle fattorie (…) documentati e verificati dal 2012 ad oggi”.
Poi miracolosamente le notizie su questo “genocidio” scompaiono dalla circolazione e riappaiono dopo 2 anni in cui anche uno dei peggiori quotidiani della destra italiana, Libero, ne parla come se fosse un fatto serio.
Bisognerà aspettare il 3 maggio 2018 quando ImolaOggi ripubblica un articolo dal titolo Sudafrica, il vero razzismo: è genocidio di bianchi, in cui si afferma:
“Grazie all’indottrinamente di massa, l’opinione pubblica è convinta che il razzismo sia una pratica “razzista” operata dai bianchi sulla pelle dei neri. Convincimento infondato! Da anni in Sud Africa, complice il silenzio dei politici occidentali, i coloni boeri sono oggetti di rapine, saccheggi e assassini commessi da bande di neri.”
Il 7 agosto 2018, sempre ImolaOggi pubblica un articolo dal titolo Sudafrica: bianchi in fuga dalle violenze dei neri. La Russia accoglie 15mila boeri in cui si legge: “In fuga da violenze e odio razziale. Sono migliaia i boeri, gli agricoltori sudafricani discendenti dai coloni inglesi, olandesi, tedeschi e francesi, che stanno lasciando le proprie terre per sfuggire alle persecuzioni. Ad accoglierli a braccia aperte non ci sono più i Paesi occidentali, ma la Russia di Vladimir Putin. Per ora 30 famiglie sono già arrivate nella regione di Stavropol. Sono solo una piccola porzione dei 15mila afrikaner che stanno programmando di emigrare in Russia. Un vero e proprio esodo, scatenato dalla decisione del neo presidente sudafricano Cyril Ramaphosa di espropriare i terreni dei bianchi e restituirli alla popolazione nera. In effetti, le percentuali, come nota Libero, mostrano una evidente sproporzione. I boeri, che rappresentano solo il 9% degli abitanti controllano i due terzi dei terreni agricoli della nazione. Ma lo scontro su quella che il governo non ha esitato a definire “un’eredità dell’apartheid”, è passato ben presto dalle parole ai fatti.”
Un articolo i cui contenuti ricordano tanto i titoloni dei media mainstream occidentali quando la Rivoluzione Cubana guidata da Fidel Castro portò avanti la Riforma Agraria e mise fuori legge la borghesia: in Occidente si piangeva per l’esproprio che subirono i ricchi aristocratici proprietari di latifondi di canna da zucchero che per anni avevano avuto il permesso di sfruttare incondizionatamente la popolazione cubana.
Ritornando alla menzogna diffusa dall’alt-right, interessante è vedere come negli articoli che diffondono questa assurdità si cerchi in tutti i modi di prendere di mira il grande rivoluzionario Nelson Mandela che viene accusato di essere la giustificazione di questo “genocidio” in quanto accusato – senza alcuna prova e fonte – di cantare “Uccidi il boero” (Genocidio Bianco in Sudafrica, di D. Duke, 2010) diffondendo un link di YouTube che non è nemmeno attivo (https://youtu.be/DLxKcNVbrMQ).
Da qualche mese è stata rilanciata la fake news del “genocidio bianco in Sudafrica” proprio per demonizzare il Paese africano nato dalla grande rivoluzione umanista, socialista, anti-apartheid e fondata sull’ideale Ubuntu del grandissimo rivoluzionario e combattente per i diritti umani Nelson Mandela. Ha fatto scalpore agli inizi di aprile 2025 quando Donald Trump ha palesemente minacciato di disertare il vertice dei leader del G20, in programma il prossimo novembre in Sudafrica, rilanciando le accuse contro il governo sudafricano di “esproprio delle terre” dei bianchi e di “genocidio”. “Come si può aspettare che noi andiamo all’importante incontro del G20 in Sudafrica quando l’esproprio della terra e il genocidio sono il principale argomento di conversazione? Stanno prendendo le terre dei farmer bianchi e li stanno uccidendo insieme alle loro famiglie.” – ha scritto nella notte su Truth Social il presidente – “E’ qui che vogliamo andare per il G20? Non penso proprio!”, aggiunse il tycoon.
Già in passato Trump aveva parlato di “uccisioni in larga scala” di farmer bianchi, riecheggiando le accuse di “genocidio dei bianchi” rivolte da Elon Musk, il suo consigliere che è nato e cresciuto in Sudafrica. Accuse che recentemente un tribunale sudafricano hanno riconosciuto come “non reali” e “chiaramente immaginarie”. Non dimentichiamoci inoltre che Elon Musk era figli di suprematisti bianchi che, proprio durante gli anni dell’apartheid in Sudafrica hanno fatto fortuna essendo proprietari di miniere di smeraldi. Musk è ostile ai governi progressisti e socialisti e non si deve dimenticare che finanziò il golpe fascista di Jeanine Anez in Bolivia contro Evo Morales per i ricchi altopiani traboccanti di litio.
Il 21 maggio 2025, ricevendo il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa alla Casa Bianca, Trump ha dichiarato: “Molte cose brutte stanno accadendo in Sudafrica. Abbiamo accolto delle persone che si sentivano perseguitate. Le loro terre vengono espropriate, loro vengono uccisi e il governo non fa nulla”. Un’affermazione vergognosa soprattutto con l’aggravante di essere accusatoria, vessatoria e falsa.
L’ONG Africa Check definisce false tali affermazioni, asserendo che «i bianchi hanno meno probabilità di essere uccisi rispetto a qualsiasi altro gruppo razziale» e che «laddove i bianchi rappresentano circa il 9% della popolazione sudafricana essi sono solo l’1,8% delle vittime di omicidi».
Non è un caso che il Sudafrica sia preso di mira proprio in questo periodo. Il Sudafrica è membro dei Brics ed è sfuggito alla gabbia dell’anglosfera atlantista. Il Sudafrica è tra i paesi che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina, anche se non tutti i Paesi nel mondo lo hanno ancora fatto. E’ un Paese, il Sudafrica, che ha intentato la causa presso la Corte Internazionale di Giustizia contro Israele, accusandolo di violare la “Convenzione sul genocidio” in merito alla situazione a Gaza.
Il Sudafrica sostiene che Israele abbia compiuto atti di genocidio, in violazione della Convenzione sul genocidio, con accuse chiare: uccisione di massa di palestinesi, tra cui civili; inflizione di gravi danni fisici e mentali; espulsione e il displacement forzato; attacco al sistema sanitario di Gaza; misure per prevenire la nascita di bambini palestinesi. Il Sudafrica ha specificato che Israele ha portato avanti una campagna di azioni che rientrano nella definizione di genocidio, inclusi attacchi a zone designate sicure e uso di bombe potenti.Questo non può che dare fastidio all’Amministrazione Trump, chissà, forse con l’obiettivo di avviare l’ennesima “rivoluzione colorata” in Sudafrica contro il governo di Ramaphosa con la solita strategia della “redutio ad Hitlerum”.
Per quanto possa avere tutte le contraddizioni possibili ed immaginabili, il governo di Ramaphosa non è artefice di nessun “genocidio bianco”, ma anzi è il discendente di quel governo che pose fine all’apartheid razzista e colonialista dei bianchi che per decenni hanno cercato – e ancora cercano – di fare da padroni in un territorio che hanno depredato, sfruttando la popolazione autoctona.